Da Giona verso il Vangelo

Tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare: il mare in cui naufraga Giona a causa del suo pregiudizio diviene, grazie a Dio e al grosso pesce che gli serve da strumento, un ponte fra lui e la terra straniera cui deve predicare il messaggio di salvezza. Nel plastico degli alunni di Religione della I G della scuola media Guardi di Piombino, questo stesso mare collega le rappresentazioni di due episodi lontanissimi nella storia, anzi agli antipodi fra di loro nella storia della salvezza: la vita di Abramo, il primo amico di Dio e degli uomini, e quella di uno straniero, il centurione, che incontra Gesù, l’Amico di tutti.

A Cafarnao uno straniero è esempio per tutti di fede e di fiducia

Dalla sabbia di Ninive (VIII secolo a.C.) si passa all’acciottolato delle strade di un villaggio della Palestina di duemila anni fa. Cafarnao era il centro del ministero pubblico di Gesù in Galilea e sede di una piccola guarnigione romana. I romani, si sa, erano i conquistatori della terra di Israele, anche se esercitavano il dominio in Galilea attraverso il governo di Erode Antipa. Erano temuti e odiati dalla popolazione perché erano stranieri oppressori. Ma non tutti i romani erano animati da uno spirito di conquista. Il vangelo di Luca (7,2-10) ricorda che il centurione che chiede a Gesù la guarigione del servo amava il popolo ebraico ed aveva addirittura costruito la sinagoga del paese. Era un costruttore di ponti, e non di muri. La sinagoga del II-III secolo trovata dagli archeologi che hanno effettuato gli scavi a Cafarnao fu costruita sulla più antica sinagoga costruita dal centurione.

Un incontro personale: Gesù e il centurione (Mt 5,8-13)

Il centurione ha una fede grande, è un esempio per tutti. Non ha neppure bisogno di vedere per credere: la sua fede basta a superare le difficoltà. È una fede che vive nella sua quotidianità: infatti la esprime utilizzando l’esperienza della vita militare cui è avvezzo. La scena nell’interpretazione del regista Franco Zeffirelli QUI.

La porta della casa è chiusa, la fiducia di questo straniero in Gesù non ha bisogno di prove. È la più grande lezione per i discepoli.

Un unico abbraccio per le tre vicende

Lo stesso materiale utilizzato dai ragazzi insegna qualcosa. Un semplice involucro, fatto della stessa stoffa della tenda di Abramo, racchiude queste tre vicende. Abramo  impara che dall’accoglienza nasce la vita. Giona impara a vincere il suo pregiudizio. La fede del centurione dimostra che da lui, straniero, c’è molto da imparare.

La presenza dello straniero nella Bibbia, una presenza che si moltiplica all’infinito, si svela come paradigma della vicenda umana: tutti siamo stranieri in questa terra, perché la terra non è nostra, è di Dio. Ma Dio ci ama e ci accoglie come ama e accoglie lo straniero.