Il canto del pozzo, che troviamo nel cap. 21, è un brano antichissimo che solennizza quello che è un evento vitale in quelle terre aride. Esistono anche paralleli nella poesia araba:
«Sgorga, onda, scorri a flutti.
Bevine, non sdegnarla;
con un bastone l’hanno scavata».
«Dio possa dissetarti, o pozzo, con la pioggia abbondante».
Il canto del pozzo (Numeri 21,16-20)
21 16Di là andarono a Beèr. Questo è il pozzo di cui il Signore disse a Mosè: «Raduna il popolo e io gli darò l’acqua». 17Allora Israele cantò questo canto:
«Sgorga, o pozzo: cantàtelo!
18Pozzo scavato da prìncipi,
perforato da nobili del popolo,
con lo scettro, con i loro bastoni».
Poi dal deserto andarono a Mattanà, 19da Mattanà a Nacalièl, da Nacalièl a Bamòt 20e da Bamòt alla valle che si trova nelle steppe di Moab presso la cima del Pisga, che è di fronte al deserto.
Il canto del pozzo: l’unità del popolo
La scoperta di un pozzo poteva dar luogo a conflitti tra i vari clan. Il richiamo del canto ai principi che insieme hanno scavato il pozzo è una sottolineatura dell’unità del popolo, che in presenza dell’acqua mostra concordia e non ostilità fra i vari gruppi. Pone, però, qualche problema.
Il canto del pozzo è troppo breve e incentrato sull’uomo
Il canto del pozzo è insolitamente breve per essere un canto biblico di ringraziamento, se si confronta con il Cantico del mare (Esodo 15) o il Cantico di Debora (Giudici 5); descrive semplicemente i capi che scavano il pozzo. Non menziona neppure Dio o qualche suo intervento vittorioso, ma pone al centro l’opera umana.
Sul problema della lunghezza, Ibn Ezra suggerisce che ciò che viene citato è semplicemente l’inizio della canzone, la cui versione completa non è mai stata trascritta.
Il canto che manca e il salmo 136
R. Yehudah HeChasid di Regensberg (1150-1217), leader di un movimento chassidico mistico che enfatizzava la preghiera, il pentimento e la pietà, offre un suggerimento particolare: Numeri 21,17-18 non è il cantico, ma una descrizione di ciò che accadde quando Israele incontrò il pozzo. La canzone vera e propria manca dalla Torah perché il re Davide la rimosse per includerla nel libro dei Salmi come Salmo 136. Il Grande Hallel (Lodate il Signore perché è buono; perché eterna è la sua misericordia) elenca infatti le molte meraviglie che Dio ha operato per gli Israeliti in Egitto e nel deserto.
È comunque interessante questa ipotesi perché mostra come anche senza mancare di fede si possa scegliere di non interpretare alla lettera i passi biblici, ove ve ne siano le ragioni…