
Giornata mondiale degli animali. Perché il 4 ottobre? Ha a che vedere con il Cantico delle Creature? Sicuramente.
È anche significativo il fatto che quando, la sera del 3 ottobre 1226, l’anima preclara di San Francesco d’Assisi lasciò questa terra per entrare umile e povera nella gioia del suo Signore, fu accompagnata da un volo di allodole.
Dallo Specchio di Perfezione (FF 1813)
Tutto assorbito nell’amore di Dio, Francesco scorgeva perfettamente la bontà di Dio non solo nell’anima già splendente di ogni perfezione di virtù, ma anche in ogni creatura. E per questo si volgeva con singolare caldo affetto alle creature, particolarmente a quelle in cui vedeva la traccia di una qualità di Dio o di qualcosa che aveva attinenza con la vita religiosa.
Fra tutti gli uccelli prediligeva il piccolo volatile chiamato allodola, comunemente detta «allodola cappellaccia». Diceva di lei:
«La sorella allodola ha il cappuccio come i religiosi, ed è umile uccello, che va volentieri in cerca di qualche granellino, e se ne trova anche tra i rifiuti, lo tira fuori e lo mangia. Volando, loda il Signore soavemente, simile ai buoni religiosi che, staccati dalle cose del mondo, vivono sempre rivolti al cielo, e la cui volontà non brama che la lode di Dio. Il vestito dell’allodola, il suo piumaggio cioè, ha il colore della terra: così offre ai religiosi l’esempio di non avere vesti eleganti e di belle tinte, ma di modesto prezzo e colore somigliante alla terra, che è l’elemento più umile».
E siccome ammirava nelle allodole queste caratteristiche, era felice di vederle. Piacque perciò al Signore che questi uccelletti mostrassero al Santo un segno di affetto nell’ora della sua morte. La sera del sabato, dopo il tramonto che precedette la notte in cui Francesco migrò al Signore, una moltitudine di allodole venne sopra il tetto della casa in cui giaceva, e volando adagio a ruota, facevano come un cerchio intorno al tetto e, cantando dolcemente, parevano lodare il Signore.
Tommaso da Celano, Trattato dei Miracoli (FF 855)
«Le allodole, amiche della luce del giorno e paurose delle ombre del crepuscolo, quella sera in cui san Francesco passò dal mondo a Cristo, pur essendo già iniziato il crepuscolo, si posarono sul tetto della casa e a lungo garrirono roteando attorno. Non sappiamo se abbiano voluto a modo loro dimostrare la gioia o la mestizia, cantando. Esse cantavano un gioioso pianto e una gioia dolorosa, quasi piangessero il lutto dei figli o volessero indicare l’entrata del padre nell’eterna gloria. Le guardie della città, che attentamente custodivano quel luogo, stupite invitarono gli altri all’ammirazione».
San Francesco e le allodole
San Francesco amava tutte le creature, ma forse fra tutte prediligeva l’allodola, perché era piccola, leggera, purissima. Diceva: «La sorella allodola ha il cappuccio come i religiosi. Vola felice per le vie cercando qualche chicco, e se è il caso lo tira fuori anche dai rifiuti. L’allodola ha un piumaggio, una veste color terra, è umile, e il suo volo è una continua lode al Signore». Avrebbe voluto parlare all’imperatore per chiedergli di emanare un editto che vietasse la cattura delle allodole o qualunque danno loro recato. Avrebbe voluto che i podestà e i signori ordinassero, per il giorno di Natale, di gettare frumento e granaglie sulle strade, in modo che in quel giorno festoso gli uccelli, e in particolare le allodole, potessero mangiare tranquillamente. E quelle creature lo ricambiarono, accompagnando come poterono il suo transito alla vita beata.
Per il rapporto di San Francesco con gli animali, QUI.
Gli animali pregano?

Gli animali pregano? I Padri pensavano di sì. Scriveva Tertulliano:
«Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci :pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardavo il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l’aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera» (Trattato L’orazione, cap. 29).
Nel loro semplice cuore di bestie non c’è malizia: tutta la loro vita nell’ordine della natura è una preghiera fra le braccia del Creatore. La stessa S. Scrittura ne è convinta:
«Benedite, mostri marini e quanto si muove nell’acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, uccelli tutti dell’aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Libro di Daniele, cap. 3 del testo greco).
Il Pereq Shirah (liberamente tradotto Canto dell’Universo)

Nella Bibbia gli animali lodano il Signore. Ce lo ricorda con grande efficacia un libro di preghiere da cui c’è molto da imparare, il Pereq Shirah, un piccolo testo ebraico di autore sconosciuto (i più antichi manoscritti risalgono al X secolo), anche se la tradizione lo attribuisce a David e Salomone. Non è un canto sulla creazione, ma un canto della creazione: sono le creature a cantare, attingendo soprattutto dai Salmi. Sei sono i capitoli, quanti i giorni della creazione. I cieli, la terra, le acque, le piante, gli uccelli, i pesci, il bestiame, tutti, anche gli insetti elevano la loro lode a Dio.
Solo l’essere umano in questi capitoli resta muto, anzi nemmeno compare. Benché sia l’unico dotato di parola, qui tace, perché deve ascoltare le voci dell’universo, le lodi che il creato rivolge al Creatore, e molto imparare, lui che sa parlare, dalle creature mute. Del resto, non è solo nel contesto della lode che l’uomo deve imparare dagli animali. Nel Talmud viene detto: «Se non ci fosse stata data la Torah come guida avremmo appreso la modestia dal gatto, l’onestà dalla formica, la fedeltà coniugale dalla colomba e la gentilezza dal gallo» (Eruvin, 100b). gli animali sono un testo scritto dal Creatore, fanno da maestri, insegnano la lode e il comportamento morale.
Il Pereq Shirah, come canto non sulla creazione, ma della creazione, trova una forte analogia nel Cantico delle creature di San Francesco, in cui il per («Laudato si’, mi Signore, per sora luna e le stelle… per frate vento, per aere et nubilo et sereno et omne tempo… per sor’acqua… per frate focu… per sora nostra madre terra…») ha probabilmente il valore del par francese e indica un complemento d’agente: sono le creature a lodare il Signore. Oppure rappresenta un complemento di mezzo, per cui il Signore è glorificato attraverso la bellezza delle sue creature.
Davide e la rana
«Dissero i nostri Maestri, che sia benedetta la loro memoria, a proposito di Davide, re d’Israele, che quando terminò la composizione del libro dei Salmi si rivolse fiero al Santo, Egli sia benedetto, e disse: “Quale altra creatura del Tuo mondo recita canti e lodi più di me?” In quel momento passò una rana che esclamò: “Davide! Non vantarti poiché io recito più canti e lodi di te”» (Sukka 52a).
Questa è la lezione che, secondo l’Introduzione a Pereq Shirah, una piccola, semplice rana impartì al grande re Davide mortificandolo nel suo orgoglio. Il canto della natura è molto più grande del canto dell’uomo…
Vediamo alcuni di questi inni che gli animali elevano al Creatore.
Capitolo quarto: uccelli e animali acquatici

Naturalmente, il primo a far sentire la sua voce è il Gallo, e la fa sentire a lungo, svegliando la terra.
Il Gallo
«“Quando il Santo, Egli sia benedetto, va dai giusti nel Giardino dell’Eden, tutti gli alberi dell’Eden stillano profumi, gioiscono e prorompono in un canto di lode. In quel momento si desta il gallo e si unisce al canto celeste con le sue lodi in sette richiami” (Zohar, Vayaqhel 195b).
Alla prima voce il Gallo dice: “Sollevate, o porte, i vostri frontali; innalzatevi, o porte eterne, così che il Re della Gloria possa entrare. Chi è questo re della Gloria? Il Signore, forte e potente, il Signore valoroso in battaglia!” (Sal 24,7-8).
Alla seconda voce dice: “Sollevate, o porte, i vostri frontali, innalzatevi, o porte eterne, così che il Re della Gloria possa entrare. Chi è questo Re della Gloria? Il Signore delle schiere, è il Re della Gloria, per l’eterno.” (Sal 24,9-10).
Alla terza voce dice: “Alzatevi, o giusti e occupatevi della Torà, così la vostra ricompensa sarà raddoppiata nel mondo a venire”.
Poi alla quarta voce dice: “Spero, o Signore, nella Tua salvezza” (Gn 49,18).
Alla quinta voce dice: “Fino a quando, o pigro, dormirai, quand’è che ti desterai dal tuo sonno?” (Prov 6,9).
Alla sesta voce dice: “Non amare il sonno per non impoverire, apri gli occhi e ti sazierai di pane” (Prov 20,13).
Infine alla settima voce dice: “E tempo di agire per il Signore, hanno invalidato la Tua Torà” (Sal 119,126).
La Gallina dice: “Colui che dà il cibo ad ogni creatura, poiché è eterna la Sua bontà” (Salmi 136:25).
Gli altri uccelli
La Colomba dice: “Pigolo come una rondine, gemo come una colomba: i miei occhi sono stanchi di guardare verso l’alto. Mio Dio sono oppresso, intervieni in mio favore” (Is 38,14)…
La Gru dice: “Ringraziate il Signore con l’arpa, suonate per Lui sulla lira a dieci corde” (Sal 33,2).
Il Passerotto dice: “Persino l’uccello ha trovato una casa e la rondine un nido per sé dove ha deposto i suoi piccoli; così io desidero trovarmi presso il Tuo altare, o Signore delle schiere, mio Re e mio Dio” (Sal 84,4).
La Rondine dice: “Cosicché la mia anima salmeggerà a Te e non tacerà; o Signore Dio mio, Ti ringrazierò in eterno” (Sal 30,13).
L’Uccello rapace dice: “Il mio aiuto viene dal Signore creatore del cielo e della terra” (Sal 121,2).
La Procellaria dice: “La luce è spuntata per il giusto e la gioia per i retti di cuore” (Sal 97,11).
Il Gufo dice: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Signore” (Is 40,1).
La Cicogna dice: “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati” (Is 40,2)…
L’Oca domestica dice: “Ringraziate il Signore, invocate il Suo nome, rendete noto tra i popoli le Sue azioni. Cantate a Lui, salmeggiate a Lui, parlate di tutti i Suoi prodigi” (Sal 105,1-2).
L’Oca selvatica che vaga nel deserto, quando vede Israele che si occupa della Torà, dice: “Una voce chiama nel deserto, fate via al Signore, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio” (Is 40,3). E quando trova il suo cibo nel deserto dice: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo: benedetto l’uomo che confida nel Signore, ed il Signore è la sua certezza” (Ger 17,5, 7).
Le Anatre dicono: “Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore è la roccia dei secoli” (Is 26,4)…
Animaletti
Il Grillo dice: “Alzo i miei occhi verso i monti, da dove viene il mio aiuto?” (Sal 121,1).
La Locusta dice: “Signore, Tu sei il mio Dio; io Ti esalterò, loderò il Tuo nome, perché hai fatto cose meravigliose; i tuoi disegni, concepiti da tempo, sono immutabili e veritieri” (Is 25,1).
Il Geco dice: “LodateLo con cembali squillanti, lodateLo con cembali sonori” (Sal 150.5).
La Mosca dice: “Quando Israele non si occupa di Torà una voce chiama e dice: ‘Annuncia’ e io domando ‘Che cosa annuncerò?’ Ogni uomo è come l’erba e ogni sua grazia è come fiore del campo. L’erba si secca, il fiore appassisce ma la parola del nostro Dio dura in eterno” (Isaia 40,6.8). “Creo il frutto delle labbra. ‘Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino’ dice il Signore, e Io lo risanerò” (Is 57,19).
Animali acquatici
I Giganti marini dicono: “Lodate il Signore dalla terra, mostri marini ed abissi tutti” (Sal 148,7).
Il Leviathan dice: “Lodate il Signore poiché è buono, poiché è eterna la Sua bontà” (Sal 136,1).
I Pesci dicono: “La voce del Signore si ode sulle acque; il Dio glorioso ha tuonato, il Signore si fa sentire sulla massa d’acqua” (Sal 29,3).
La Rana dice: “Sia benedetto il Nome glorioso del Suo regno per sempre” (Pesachim 56a)».
Capitolo quinto: animali terrestri

«Il Bestiame minuto puro dice: “Chi è uguale a Te fra le divinità dei popoli? Chi è uguale a Te, cinto di santità, inaccessibile alla lode, autore di cose meravigliose?” (Es 15,11).
Il Bestiame grosso puro dice: “Intonate un canto a Dio, la nostra forza, suonate in onore del Dio di Giacobbe” (Sal 81,2).
Il Bestiame minuto impuro dice: “Benefica, o Signore, i buoni, cioè coloro che sono retti in cuor loro” (Sal 125,4).
E il Bestiame grosso impuro dice: “Quando mangi la fatica delle tue mani, felicità a te e bene a te!” (Sal 128,2)…
Il Cavallo dice: “Ecco, come gli occhi dei servi sono rivolti alla mano dei loro padroni, come gli occhi di una <serva sono rivolti alla mano della sua signora, così i nostri occhi sono rivolti al Signore, Dio nostro, in attesa che ci faccia grazia” (Sal 123,2)…
L’Asino dice: “A Te, Signore, la grandezza, la potenza, lo splendore, la maestà e la gloria; poiché tutto quello che è in cielo e sulla terra è Tuo. A Te, Signore, il regno; a Te, che T’innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose” (Cron I 29,11)…
Gli Animali selvatici dicono: “Benedetto colui che è Buono e che benefica” (Berakhòt 9a).
Il Cervo dice: “Ed io canterò la Tua forza e celebrerò ogni mattina la Tua bontà, poiché mi sei stato di rifugio e di scampo nel momento della mia disgrazia” (Sal 59,17).
L’Elefante dice: “Quanto sono grandi, o Signore, le cose da Te fatte, immensamente profondi sono i Tuoi pensieri” (Sal 92,6).
Il Leone dice: “Il Signore avanzerà come un eroe, ecciterà l’ardore come un guerriero; urlerà un grido tremendo, trionferà sui suoi nemici” (Is 42,13).
L’Orso dice: “Il deserto e le sue città alzino la voce, i villaggi dove risiede Chedar; esultino gli abitanti di Sela, prorompano in grida di gioia dalle vette dei monti! Diano gloria al Signore, proclamino la Sua lode nelle isole” (Is 42,11-12)…
La Volpe dice: “Guai a colui che costruisce la sua casa senza giustizia, i piani superiori senza equità; chi fa lavorare il prossimo per nulla e non gli paga il suo lavoro” (Ger 22,13).
Il Segugio dice: “Rallegratevi, o giusti, nel Signore, ai retti si addice lodarLo” (Sal 33,1).
Il Gatto dice: “Rincorrerò i miei nemici e li raggiungerò, e non tornerò finché non li avrò distrutti” (Sal 18,38)».
Sesto Capitolo: insetti e animali selvatici

«Gli Insetti dicono: “Si rallegri Israele nel Suo creatore, i figli di Sion giubilino nel loro Re” (Sal 149,2).
Gli Esseri prolifici dicono: “La tua moglie è come una vigna fruttifera nell’intimità della tua casa, i tuoi figli sono come virgulti d’ulivo attorno alla tua tavola” (Salmi 128:3).
Il Serpente dice: “Il Signore sostiene tutti coloro che stanno per cadere e raddrizza tutti i curvi” (Sal 145,14).
Lo Scorpione dice: “Buono è il Signore verso tutti e la Sua misericordia permea tutte le Sue opere” (Sal 145,9)…
La Formica dice: “Va dalla formica, o pigro, osserva i suoi costumi e diventa savio” (Prov 6,6).
Il Topo dice: “Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è accaduto, poiché Tu hai agito con verità, mentre noi abbiamo agito da malvagi” (Neh 9,33).
La Talpa dice: “Ogni anima lodi il Signore. Lodate il Signore, haleluià” (Sal 150,6)».
Concludono i cani.
«I Cani dicono: “Venite, prostriamoci e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al Signore nostro creatore” (Sal 95,6)».
Fonte: Pereq Shirah. Canto dell’Universo, ed. Arcadia, Roma 2017