Il cane nella Bibbia

Il cane nella Bibbia
Filippino Lippi, Tobia, l’angelo e il cane. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=153908

Amico dell’uomo? Nella Bibbia, molto poco: quando vi compare, il cane è piuttosto un animale selvatico e ostile, assimilabile ad una belva: sciacallo, più che animale domestico. Del resto, nel mondo antico il cane è una forza ctonia cioè legata al mondo sotterraneo, alle profondità terrestri, confondendosi con lo sciacallo che gli egizi veneravano come dio dei morti; si pensi a Cerbero custode infernale e al terribile Garmr della mitologia norrena. Solo gradatamente si fa avanti l’immagine del cane come amico fedele e simbolo di lealtà (di questo è antesignano Argo, che riconosce Ulisse dopo ben sei anni di lontananza). Nella Bibbia, in genere, il cane è ancora una sorta di belva.

Il cane nella Bibbia. Nel libro di Tobia

Soltanto nel libro di Tobia, recente e di ambiente persiano, il cane compare, anche se fugacemente, come fedele amico che accompagna il giovane Tobia nel suo avventuroso viaggio fin dalla sua partenza e poi nel suo felice ritorno. Nella Volgata di S. Gerolamo, addirittura, «il cane che li aveva accompagnati per via corse innanzi e, sopraggiungendo come un messaggero, esprimeva la sua gioia agitando la coda» (Tb 11,9 Vg).

San Gerolamo non arriva al punto di chiamare il cane «angelus», lo chiama però «nuntius», cioè, in latino, messaggero («angelo», in greco), messaggero di gioia: a suo modo, angelo di seconda categoria. Anche se nella logica del testo originario questo cane non ha altra funzione, la sua stessa presenza ha un significato: come nel caso dell’asina di Balaam (Nm 22), suggerisce che nel viaggio della vita l’uomo non è solo, ma è accompagnato dai fratelli maggiori, gli angeli, che non riesce a vedere o riconoscere, e dai fratelli minori, gli animali che sono a suo servizio, ma anche suoi compagni di viaggio.

Il cane nella Bibbia. Nel Nuovo Testamento

Gustave Doré, Il mendicante Lazzaro e i cani

Nel Nuovo Testamento, poi, il cane viene menzionato solo 5 volte, di cui due sono significative: gli scherzosi «cagnolini», che rappresentano i pagani che si possono nutrire delle briciole che cadono dalla tavola dei figli (Mc 7,24-30 par. Mt 15,21-28), e i cani che lambiscono le piaghe del povero Lazzaro, gli unici, benché impuri, a non avere disgusto di lui ed a fargli compagnia (Lc 16,19-31). Pur non essendo commensali degli uomini, finalmente i cani si trovano ad essere compagni di vita…