Lettura continua della Bibbia. Atti: Il cammino del Vangelo

Il cammino del Vangelo
Gli Apostoli nell’Evangeliario siriano di Rabbula (VI secolo). Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4604825

Atti 11 19Intanto quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. 

20Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. 21E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore. 

22Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. 23Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, 24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore. 

25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo: 26lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
27In quei giorni alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiòchia. 28Uno di loro, di nome Àgabo, si alzò in piedi e annunciò, per impulso dello Spirito, che sarebbe scoppiata una grande carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l’impero di Claudio. 29Allora i discepoli stabilirono di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea, ciascuno secondo quello che possedeva; 30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.

Il cammino del Vangelo

Mentre Pietro si trova ad evangelizzare, per espressa volontà divina, i primi pagani, non dimentichiamo che anche i discepoli dispersi dalla persecuzione di cui era caduto vittima Stefano portano il Vangelo di Gesù Cristo in Fenicia, Siria e Cipro. Evangelizzano, però, solo i membri delle colonie giudaiche abbondantemente diffuse nel bacino del Mediterraneo: si recano in territorio pagano ma i loro interlocutori sono solo gli ebrei della diaspora. Finché…

Il cammino del Vangelo in mezzo alle genti

Finché, quasi timidamente, alcuni ebrei di lingua greca, di Cipro e di Cirene, iniziano ad annunciare Gesù anche ai greci pagani, di cui un gran numero accoglie Cristo come il Signore. Barnaba constata questa grazia di Dio, incoraggia i convertiti, conduce Saulo ad Antiochia. E qui si registra una novità nella storia della Chiesa: ad Antiochia di Siria per la prima volta i discepoli di Gesù sono chiamati cristiani! Questa innovazione lessicale, in verità, segnala una svolta nella storia della Chiesa primitiva: per la prima volta si sente la necessità di distinguere i seguaci di Gesù Cristo dagli ebrei, preludio a quella che sarà l’opera evangelizzatrice ad gentes di Saulo – Paolo.

“Cresto” e i “crestiani”

Questo nome, e lo stesso nome di Cristo, darà luogo ad un curioso equivoco tra i pagani di lingua greca (e latina). Lo attestano Tacito e Svetonio. Gli Annali di Tacito (XV,44), parlando dell’incendio di Roma nel 64, segnalano che l’imperatore «dichiarò colpevoli e votò ai tormenti più atroci coloro che il volgo chiama Crestiani… i quali prendevano il nome da Cresto, condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio». Anche Svetonio, nela sua Vita di Claudio (De Vita Caesarum XXV), chiama “Cresto” il personaggio che considera un fomentatore dei disordini del 49 nella comunità giudaica di Roma. L’errore era comprensibile, perché Christos, che in greco significa Unto, difficilmente poteva sembrare un nome proprio di persona, mentre Chrestos, significando Utile, Buono, era utilizzato come nome proprio.

San Giustino (metà del II secolo, Prima Apologia 4), sfruttando questo equivoco, scrivendo in greco all’imperatore romano Antonino Pio, fa un gioco di parole fra il nome “cristiano” e la parola chrestos: utile, buono. Intorno al 200 d.C. Tertulliano, in Apologia 3, segnala che gli oppositori chiamano i cristiani erroneamente chrestiani: ma la confusione torna opportuna, perché i cristiani sono realmente crestiani, ovvero utili all’umanità. All’inizio del IV secolo, Lattanzio, Istituzioni divine 4.7, nota che chi usava la lingua latina spesso chiama Cristo Chrēstus.

La carestia

Il capitolo si chiude con una nota di carità: al tempo dell’imperatore Claudio, come ricorda Luca, vi fu una grande carestia. La Giudea in particolare ne soffrì negli anni 45-46 ma ai cristiani di Palestina giunsero i soccorsi inviati dai cristiani di Antiochia. La diversità non impedisce più i rapporti fraterni.