
Fa riflettere il confronto tra i dati per così dire “anagrafici” o “identitari” dei cattolici italiani e i dati di fatto nei confronti della religione cattolica.
Il cattolicesimo come identità culturale ma…
L’identità culturale italiana rimane cattolica, non so quanto profondamente: il 79,8% della popolazione riconosce che la sua base culturale è di ispirazione cattolica, mentre solo il 5,4% dichiara di essere stato educato in un ambito “anti-cattolico”. Questo per la formazione di base. Se si passa al pensiero attuale del campione intervistato, il 61,4% concorda con l’affermazione che il cattolicesimo è parte integrante dell’identità nazionale; questo lo riconosce anche il 41,4% dei non credenti.
Anche i simboli religiosi cattolici vengono sdoganati nella mentalità comune: per il 54,8% il segno della croce fa parte del sentire personale, e un altro 34,5% afferma di rispettarlo. Siamo all’89,3%. Il 41% della popolazione si riconosce nella devozione mariana, e la Madonna ha il rispetto anche del 36,7% dei non credenti. Totale: 77,7%, un numero significativo anche dal punto di vista simbolico! (Il numero 70, biblicamente, rappresenta la totalità dell’umanità).
… Scarsa incisività della Chiesa nella vita morale
Si può supporre che, mentre il 71,1% degli italiani continua a definirsi cattolico (e una maggioranza anche più ampia ne riconosce l’identità culturale), il suo rapporto con la Chiesa rimane come appartenenza tradizionale, ma non solo manca la pratica religiosa che questa appartenenza richiederebbe (solo nel 15,3% dei casi): manca anche l’accettazione della Chiesa come guida morale.
Infatti, alla domanda “Quale movimento di sensibilizzazione ha sollecitato maggiormente la sua riflessione negli ultimi anni?”, in una domanda in cui erano possibili risposte multiple (quindi l’una non escludeva le altre), le risposte maggioritarie sono state:
- i movimenti ambientalisti, 42,4%;
- poi i movimenti per la parità di genere, 36,1%;
- i movimenti omosessuali, 33,0%
- i movimenti pacifisti, 18,2%.
“La posizione della Chiesa a favore degli ultimi” arriva buona ultima con appena il 16,3% del campione.
Bisogna pur considerare che i suddetti movimenti hanno una grande risonanza mediatica, mentre la Chiesa da sempre promuove un’azione a favore degli ultimi, in sordina, si può dire: ma il dato è veramente scarso, superando solo dell’1% la percentuale degli praticanti assidui.
Quindi ci chiederemo: possiamo capire che cosa si trovi alla base di questa larga disaffezione nei confronti della Chiesa come punto relae di riferimento per la vita delle persone?