I santi e il cane

I santi e il cane
San Martino di Porres ha amato e protetto tutti gli animali, persino i topi, che sfamava perché non danneggiassero le derrate del conventoPar Areyes108 — Travail personnel, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19081942

Il cane, pur essendo biblicamente un animale negativo (nella società e nell’area geografica dei tempi biblici il suo addomesticamento non doveva essere ancora compiuto), compare nell’iconografia di molti santi, per svariati motivi.

Uno, terribile, è la minaccia dell’idrofobia, malattia che rendeva questi animali pericolosissimi per gli uomini: la presenza dei cani accanto ad alcuni santi ricorda il loro potere taumaturgico contro la malattia trasmessa, appunto, dal morso di un cane rabbioso. In questo senso sono accompagnati dai cani S. Bellino di Padova, vescovo; S. Domenico di Sora, abate; S. Donnino di Faenza, martire; Tujan di Bretagna, abate; S. Ottone di Bamberga, vescovo; S. Valburga, badessa.

Un rovesciamento di questa situazione si ha nel caso di S. Eleuterio che, giunto ad Arce, chiese ospitalità, ma il locandiere gli scatenò contro due cani feroci che alla sua vista si ammansirono, ed essendo il santo deceduto durante la notte, furono trovati al mattino, insieme a numerosi serpenti, custodire il suo corpo.

In molti casi, infatti, il cane è un difensore: recente è il caso del Grigio, il cane che compariva a proteggere don Bosco quando il santo era minacciato da aggressori. Spesso, il cane assiste provvidenzialmente il santo: esemplare il cane di S. Rocco che lo mantenne in vita portandogli quotidianamente il cibo, ma si ricordano anche situazioni come quella del cane che condusse la monaca benedettina S. Adeloga al corpo del padrone ucciso e le indicò anche gli assassini, come pure il cagnolino che portò S. Margherita da Cortona a scoprire il corpo del convivente; e i cani San Bernardo che sono addestrati per rintracciare i dispersi nella neve.

In altri casi il valore è simbolico, come il cagnolino bianco di S. Bernardo di Chiaravalle che la madre vide in sogno preannunciarle la nascita di un figlio straordinario, e analogamente il cane bianco e nero di S. Domenico, fondatore dei domini – canes, letteralmente «cani del Signore»; di insegnamento spirituale è la visione che ebbe il beato Enrico Suso, domenicano, di un cagnolino che faceva scempio per gioco di uno strofinaccio, dalla quale il beato apprese una lezione di umiltà e di obbedienza.

Talvolta, il cane è presente a ricordare l’amore del santo per gli animali, la stessa funzione che ha il lupo nelle immagini di S. Francesco; S. Martino di Porres è addirittura rappresentato con un intero zoo domestico, perché su tutti gli animali egli riversava l’amore cristiano, fossero cani o gatti, uccelli o topi. Il cane, infine, è il compagno fedele dei biblici Tobia nell’Antico Testamento e Lazzaro nel vangelo di Luca.

Di tutti questi cani, come esempio per l’uomo, viene esaltata la dedizione, lo spirito di sacrificio, la fedeltà ad ogni costo, l’amore. Che dire? Senza il cane, la vita dell’uomo non sarebbe la stessa.

La preghiera del cane

Signore di tutte le creature, fa’ che l’uomo, mio padrone,

sia così fedele verso gli altri uomini come io gli sono affezionato.

Fa’ che egli custodisca onestamente i beni che tu gli affidi

come io onestamente custodisco i suoi.

O Signore di tutte le creature, fa’ che come io sono sempre

veramente un cane, egli sia sempre veramente un Uomo. Amen!

P. Pellegrino