Gli animali nella Bibbia. I santi e gli animali

I santi e gli animali
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L’amicizia e comunanza di vita con gli animali rimane caratteristica distintiva della santità. I santi e gli animali sono un binomio inscindibile in quanto i santi traducono in pratica, mediante l’amicizia con il mondo animale, il rapporto dell’adam originario con le altre creature.

I santi e gli animali

Il motivo è che i santi si sono riconciliati con Dio e molti di essi hanno vissuto esplicitamente l’esperienza di sentirsi riconciliati con tutte le creature amate da Dio. La loro vita è modello per l’oggi e anticipazione dell’umanità rinnovata nel settimo giorno.

I martiri

Frequenti sono i casi di belve che, ammansite, rifiutano di sbranare i cristiani dati loro in pasto. Orsi, leopardi, leoni divengono mansueti davanti a loro e, invece di divorarli, fanno loro le feste. Questo avvenne, secondo san Gregorio Magno, a san Cerbone: il santo, nato verso il 550 in Nord Africa, divenne vescovo di Populonia. Accusato dal pagano re dei Longobardi Totila di favorire i Bizantini, Cerbone fu esposto nella foresta per essere sbranato dagli orsi. Ma quando essi lo videro si fecero mansueti e gli dimostrarono il  loro rispetto piegando la testa e leccandogli i piedi.

Il precedente biblico di questi episodi è quello di Daniele nella fossa dei leoni. Merita notare, a questo proposito, che Isaia di Gaza scrive che i leoni non lo assalirono perché capirono che era vegetariano. Cioè, era fedele a una dieta che secondo i monaci si dimostrava in armonia con la vera natura umana:

«i leoni gli si sottomisero per l’amore che aveva per Dio, lo annusarono e non trovarono in lui l’odore di chi mangia ciò che è contro natura» (Asceticon, 28).

I Padri del deserto

Un tema ricorrente nei Padri è quello dell’unità fra le creature. Il cosmo è un’unità armoniosa di realtà diverse, «tanto che cose di natura completamente diversa sono annodate da un vincolo di concordia e di pace come se fossero inseparabili tra di loro» (S. Ambrogio, Esamerone, II,1). 

L’uomo ha un ruolo di mediazione fra le creature terrestri e il Creatore. Dio, infatti, «pose Adamo secondo la sua immagine, in una dimora bella e desiderabile, perché le creature, per mezzo di un essere prossimo, invocassero con amore il Creatore» (Narsai, Omelia sulla creazione, III, 279-280). «Con amore si radunano presso di lui le creature mute e dotate di espressione e si rallegrano perché la loro natura fu associata alla gloria di lui» (Ibid., IV,10).

Innumerevoli episodi riferiti ai Padri del deserto evocano una intensa condivisione di vita e una comunione profonda fra uomini e animali. Leoni e lupi facevano spesso visita alle dimore dei monaci, che li nutrivano regolarmente con frutta, pane e legumi, mentre animali come cerve, antilopi, capre e persino iene davano il loro latte. La più facile coabitazione con gli animali rispetto a quella con i confratelli è così sintetizzata da Poemen: «Se un uomo sopporta la compagnia di un fratello che abita con lui, può abitare anche con le bestie!» (Detti dei padri del deserto, XIV,2).

L’armonia con gli animali, una vera e propria amicizia, rappresenta una componente essenziale della tradizione monastica tanto in Egitto, presso i Padri del deserto, quanto nelle isole settentrionali, con il monachesimo celtico. Questa armonia risplende lungo il Medio Evo e trova in san Francesco d’Assisi il suo esempio più rappresentativo. Non mancano tuttavia, anche in tempi più vicini a noi, santi che hanno mostrato particolare amore e rispetto per gli animali.

Preghiera di San Basilio

«Dio, accresci in noi il senso della fraternità con tutti gli esseri viventi, con i nostri piccoli fratelli a cui Tu hai concesso di soggiornare con noi su questa terra. Facci comprendere che essi non vivono soltanto per noi, ma anche per se stessi e per Te; facci capire che essi amano, al par nostro, la dolcezza della vita e si sentono meglio al loro posto di quanto noi non ci sentiamo al nostro!» (S. Basilio di Cesarea, Omelie sull’Esamerone, II,1).