
I salmi regali sono poco più di una decina ma hanno un posto tutto particolare nel Salterio, legati ad una figura che vive in funzione del suo popolo.
Un po’ di storia
Dobbiamo innanzi tutto ricordare che il regno di Israele facente capo a Davide (XI secolo a.C.), rimasto un regno unico anche sotto il figlio Salomone, alla morte di questi, nel 931 a.C. si spezzò in due tronconi:
- regno di Giuda rimasto fedele alla casa di Davide, con capitale Gerusalemme (con le sole tribù di Giuda, Levi e parte della tribù di Beniamino)
- regno del Nord (o di Samaria, o di Israele) sotto sovrani di varie dinastie, nessuna davidica, con le rimanenti dieci tribù.
Il regno di Gerusalemme
Il regno del Nord ebbe fine nel 722-721 a.C. sotto l’occupazione assira (dalla deportazione in Ninive non vi fa mai ritorno), mentre il regno di Giuda sopravvisse all’attacco assiro e fu poi soggiogato dai babilonesi di Nabucodonosor nel 586 a.C., Gerusalemme fu distrutta, i maggiorenti deportati in Babilonia, ma da questo esilio vi fu ritorno nel 538 a.C. con Ciro il Grande re dei Persiani.
Mentre il regno del Nord era sparito dalla faccia della terra, a Gerusalemme si tornò e si ricostruì il tempio, ma la monarchia non fu ricostituita. Gerusalemme rimarrà senza re e senza autonomia fin circa alla metà del II secolo a.C., quando i Maccabei riconquisteranno la Palestina liberandola dall’occupazione greca di Antioco IV Epifane e cingeranno la corona regale. Ma la famiglia dei Maccabei (o Asmonei) era di discendenza sacerdotale, anzi della stirpe dei sommi sacerdoti; perciò secondo la legge aveva titolo ad esercitare il sommo sacerdozio ma non la funzione regale. La loro fu una mossa umana per restituire l’indipendenza a Israele, ma deviava dalla legge divina.
Fine dell’autonomia politica
L’autonomia politica ebbe fine nel 63 a.C. con la conquista romana per opera di Pompeo. Nel 50 a.C. Giulio Cesare affidò la Palestina alla dinastia degli Erodi, che non erano neppure ebrei ma idumei. Questa storia sempre più deludente ebbe termine con il fallimento dell’insurrezione del presunto messia Shimon Bar Kokhva’ (Figlio della Stella) nel 135 d.C. Uno stato indipendente di Israele tornerà a formarsi solo nel 1948, ma nel frattempo, in quei 19 secoli, la Terra Santa fu abitata da altri popoli…
Il ruolo del re davidico
II re di Gerusalemme svolgeva una funzione tipicamente politica, mentre il sacerdozio era esercitato dalla casa di Aronne nella tribù di Levi. Il re era dunque il consacrato di Dio per il governo del suo popolo. Mashiach (in greco Christos, in italiano Messia) è il termine ebraico che designa l’Unto, nel senso di consacrato con l’unzione.
Mentre tutti i re dell’antico Oriente venivano considerati incarnazioni divine, in Israele il re non si riteneva un essere sovrumano, ma semplicemente il rappresentante di Dio per il governo del popolo. Non solo anche il re era soggetto al giudizio divino, ma era tenuto ad osservare la Legge come chiunque altro: non era superiore ai sudditi per natura, ma solamente per la funzione che era chiamato a svolgere.
Premesso questo, dobbiamo dire che la vita di corte si presentava come quella di un altro sovrano dello stesso ambiente ed epoca. Si tenevano cerimonie di intronizzazione (salmi 2 e 110), nozze regali (salmo 45), suppliche o ringraziamenti per una vittoria (salmo 132), e si tessevano elogi del re del momento. È ovvio, quindi, il tono encomiastico tipico di queste composizioni di corte, applicate ai monarchi storici di cui si esalta il regno, il governo di diritto e di giustizia, la signoria perpetua ecc…
I salmi regali e il messianismo
Per 10 volte ricorre nel Salterio il termine mashiach = messia, consacrato mediante l’unzione, riferito sempre al re. La monarchia davidica riconosce la sua investitura quale esecutrice di un ruolo salvifico nel cap. 7 del Secondo libro di Samuele, nell’episodio in cui, al desiderio di Davide di costruire a Dio una casa (bajit), Dio risponde che sarà Lui a costruire a Davide un casato (bajit) come segno vivo della sua presenza perenne in Giuda. Questa profezia legittima il passaggio della figura dell’Unto storico, debole e limitato, al Messia Salvatore dopo il crollo del regno di Giuda.
Questo passaggio è favorito anche dall’uso di lodi ed esaltazioni nei salmi nei confronti del re. Non si tratta solo di uno stile da adulatori di corte, è anche ma il portato di quel tipo di cultura; ma questo tipo di linguaggio sarà funzionale all’applicazione in senso messianico di questi salmi (sensus plenior). Poiché le figure di regnanti in Israele era sempre più deludenti, ecco che l’idealizzazione del re inizia ad essere proiettata verso un futuro sperato.
I salmi regali: un esempio
Ad esempio, il salmo 72 recita:
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia
salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore.
Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli…
Il suo nome duri in eterno,davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato…
Queste espressioni enfatiche si comprendono nel contesto di un elogio del re presente e di augurio per il suo regno, ma quanto sono attuabili nella realtà? Molto poco, anzi sempre meno, si prestano perciò ad essere interpretate nel senso dell’attesa del Messia venturo, un re consacrato che porterà veramente giustizia e pace, l’atteso dai popoli…
Quando dopo la distruzione di Gerusalemme, la monarchia davidica si interrompe per un tempo che sembra non avere fine, questi salmi e queste speranze assumono la forma dell’attesa di un re che non sarà più come i precedenti storici, ma sarà il re consacrato da Dio perché tutte queste speranze (e promesse divine) divengano finalmente realtà. Sarà in Gesù di Nazareth che i cristiani ravviseranno l’Atteso, e a Lui applicheranno tutti questi salmi che al loro nascere erano solo lodi spesso immeritate di un re storico.
Queste immagini inizialmente iperboliche divengono perciò, ad un certo punto, segno dell’atteso Messia perfetto e definitivo, che il Nuovo Testamento ci dirà essere Figlio di Dio in senso autentico, ontologico e non solo adozionistico.
Tra i salmi regali abbiamo:
a) Salmi d’intronizzazione (2, 72, 110);
b) preghiere del re (144/A e 60);
e) preghiere per il re (132 e 99);
f) canti in onore del re (20, 21, 45, 89, 101).