Un po’ di storia del testo biblico: i rotoli di Qumran

I rotoli di Qumran. Le grotte. Pubblico dominio
Le grotte di Qumran

Dopo il ritrovamento della tomba di Tutankhamon, una delle scoperte archeologiche più strepitose del Novecento, con buona pace di Indiana Jones, è senza dubbio quella delle 11 grotte di Qumran con la loro ricchissima biblioteca risalente ai secoli II a.C. – I d.C.

Tutto partì da una capra…

Sembra che il sito sia stato scoperto nel 1947 da un paio di ragazzi beduini che inseguivano una capra. La capra, animale vagabondo e indipendente a differenza della sua cugina pecora, si era allontanata dal gregge e, arrampicatrice nata, aveva risalito il ripido pendio di una rupe per poi imbucarsi in una caverna. I due ragazzi, per stanarla, avevano tirato una pietra nel buio della grotta. La capra non era ancora uscita, in compenso avevano sentito un rumore di cocci: la pietra aveva infranto una grossa giara contenente antichi rotoli. La capra uscì, i ragazzi entrarono; il padre di uno dei due capì che questi reperti avevano un certo valore e li vendette ad un antiquario di Gerusalemme.

Di mano in mano, questi rotoli, attraverso un mercante cristiano, poi un archimandrita, arrivarono sotto gli occhi degli studiosi. Sembra anche che nei primi tempi si sia scatenata una gara di velocità fra gli archeologi e i beduini. Questi, infatti, avevano capito che se, trovando un rotolo, anziché venderlo intero all’ingrosso lo avessero tagliato a strisce e venduto al dettaglio, avrebbero guadagnato molto di più! Fatto sta che gradualmente sono state scoperte 11 grotte che contenevano un’intera biblioteca.

La biblioteca di Qumran

I rotoli di Qumran. Isaia. Fonte immagine www.terrasanta.net
Il grande rotolo del profeta Isaia scoperto a Qumran nel 1947.
Fonte immagine: www.terrasanta.net.
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Quello di Qumran sembra essere stato un insediamento, di stampo esseno, abitato dalla metà del II secolo a.C. (150-140). Infatti, la persecuzione scatenata da Antioco IV Epifane aveva indotto alcuni del popolo di Israele a rifugiarsi in luoghi remoti ove praticare in pace le proprie leggi. L’insediamento ebbe fine quando si trovò sul cammino della legione X Fretensis comandata dal futuro imperatore Tito che si dirigeva verso Gerusalemme per soffocare la rivolta. I qumranici fuggirono, ma non prima di aver messo in salvo, nelle grotte, i loro preziosi testi.

Per merito della biblioteca di Qumran ci sono così pervenuti circa 900 testi. Alcuni sono solo frammenti, altri libri interi o quasi. Sono scritti in ebraico o in aramaico, raramente in greco: nessuno ha a che vedere con il Nuovo Testamento. I testi di Qumran comprendono invece, anche se a frammenti, tutti i libri della Bibbia ebraica con l’eccezione di Ester; inoltre, libri di commento ai testi biblici e libri della comunità, come preghiere, regole e testi messianici. Molto materiale è deteriorato per vari motivi, ma qualcosa è arrivato pressoché intatto a superare i millenni. Di tutto questo, il più prezioso è il rotolo di Isaia.

Un valore incommensurabile

La fede dice ai credenti che il popolo di Israele e poi la Chiesa hanno trasmesso sostanzialmente intatto nei secoli il testo biblico. Ma anche la moderna critica testuale, confrontando i manoscritti più recenti con quelli più antichi, conferma che la Scrittura, essendo considerata sacra, è stata oggetto di minuziosa attenzione nella copiatura. Per questo ci è arrivata con numerosissime varianti ma nessuna di rilevanza teologica; errori di ortografia, scambi di lettere simili, omissioni, questo sì, ma alterazioni del messaggio mai.

Si pensi che fino a questa scoperta di Qumran il più antico manoscritto intero del testo biblico ebraico era il Codice Petropolitanus dell’anno 1008 o 1009. Rispetto a questo, i testi di Qumran ci portano mille anni indietro più vicino agli originali perduti. Ricordiamo, tra l’altro, che di nessuna opera dell’antichità ci sono pervenuti gli originali, solo copie manoscritte; anzi, copie di copie di copie, soggette quindi all’infiltrazione di numerosi errori di trascrizione.

Un leone che parla?

Una curiosità: proprio la scoperta del rotolo di Isaia ha permesso di risolvere un enigma biblico. In Is 21,8 si legge di un leone che parla affermando di stare di sentinella; gli esegeti lo hanno interpretato come una metafora, il simbolo della forza con cui il profeta, come un leone, adempie al suo dovere di vigilare attendendo l’adempimento della parola del Signore. Bellissimo; ma il leone non c’entra per niente, né vero né simbolico. Semplicemente, come si evince dal rotolo di Qumran, nella copiatura il veggente (haro’eh) è diventato un leone (ari’eh). Scherzi della stanchezza o della cattiva illuminazione… il senso, comunque, non cambia.

Il rotolo di Isaia è il più grande (il più lungo, sarebbe meglio dire: misura infatti quasi 8 metri) e le sue 54 colonne contengono tutti i 66 capitoli del libro. È anche uno dei più antichi manoscritti scoperti a Qumran, risalendo a circa il 100 a.C. Un’altra ventina di copie, frammentarie però, è stata trovata nelle grotte di Qumran. Se cliccate QUI, potete provare anche voi l’emozione di scorrere il rotolo con il mouse, seppur virtualmente, e di evidenziare, ad esempio, Is 7,14: «Ecco, la giovane concepirà…».

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