In contrapposizione all’infedeltà continua di Israele, Geremia ricorda la meravigliosa storia di fedeltà dei Recabiti. Anche qui il Signore ordina di compiere un gesto profetico, straordinario nella sua ordinarietà: «Rècati presso la comunità dei Recabiti, parla con loro, e conducili in una delle stanze del tempio del Signore e offri loro del vino» (35,2). Ebbene, che c’è di strano?
I Recabiti: il testo
35 1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore nei giorni di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda:
2«Va’ dai Recabiti e parla loro, conducili in una delle stanze nel tempio del Signore e offri loro vino da bere».
3Io allora presi Iazanià figlio di Geremia, figlio di Cabassinià, i suoi fratelli e tutti i suoi figli, cioè tutta la famiglia dei Recabiti. 4Li condussi nel tempio del Signore, nella stanza dei figli di Canàn figlio di Iegdalià, uomo di Dio, la quale si trova vicino alla stanza dei capi, sopra la stanza di Maasià figlio di Sallùm, custode di servizio alla soglia. 5Posi davanti ai membri della famiglia dei Recabiti boccali pieni di vino e delle coppe e dissi loro: «Bevete il vino!».
6Essi risposero: «Noi non beviamo vino, perché Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, ci diede quest’ordine: Non berrete vino, né voi né i vostri figli, mai; 7non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri.
8Noi abbiamo obbedito agli ordini di Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, riguardo a quanto ci ha comandato, così che noi, le nostre mogli, i nostri figli e le nostre figlie, non beviamo vino per tutta la nostra vita; 9non costruiamo case da abitare né possediamo vigne o campi o sementi. 10Noi abitiamo nelle tende, obbediamo e facciamo quanto ci ha comandato Ionadàb nostro antenato. 11Quando Nabucodònosor re di Babilonia è venuto contro il paese, ci siamo detti: Venite, entriamo in Gerusalemme per sfuggire all’esercito dei Caldei e all’esercito degli Aramei. Così siam venuti ad abitare in Gerusalemme».
Un esempio per Israele
12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia:
13«Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Va’ e riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Non accetterete la lezione, ascoltando le mie parole? Oracolo del Signore. 14Sono state messe in pratica le parole di Ionadàb figlio di Recàb, il quale aveva comandato ai suoi figli di non bere vino. Essi infatti non lo hanno bevuto fino a oggi, perché hanno obbedito al comando del loro padre. Io vi ho parlato con continua premura, ma voi non mi avete ascoltato!
15Vi ho inviato tutti i miei servi, i profeti, con viva sollecitudine per dirvi: Abbandonate ciascuno la vostra condotta perversa, emendate le vostre azioni e non seguite altri dei per servirli, per poter abitare nel paese che ho concesso a voi e ai vostri padri, ma voi non avete prestato orecchio e non mi avete dato retta. 16Così i figli di Ionadàb figlio di Recàb hanno eseguito il comando che il loro padre aveva dato loro; questo popolo, invece, non mi ha ascoltato. 17Perciò dice il Signore, Dio degli eserciti e Dio di Israele: Ecco, io manderò su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutto il male che ho annunziato contro di essi, perché ho parlato loro e non mi hanno ascoltato, li ho chiamati e non hanno risposto».
18Geremia riferì alla famiglia dei Recabiti: «Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Poiché avete ascoltato il comando di Ionadàb vostro padre e avete osservato tutti i suoi decreti e avete fatto quanto vi aveva ordinato, 19per questo dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: a Ionadàb figlio di Recàb non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre alla mia presenza».
Il Recabiti: chi erano costoro?
I Recabiti erano una comunità nomade di discendenza kenita: avevano aderito alla religione di Israele ma con particolarità dettate loro dal loro antenato. Essi vivevano dimorando in tende, come nomadi, e praticavano un’osservanza rigida delle loro tradizioni ancestrali, tra le quali – a differenza di Israele – il divieto di bere vino, di costruire case e di coltivare campi e vigneti. Il loro fondatore Ionadab, figlio di Recab, due secoli prima del tempo di Geremia, aveva stabilito queste regole a cui i suoi discendenti si attenevano fedelissimamente.
Ecco perché risulta strano che Geremia offra loro dei boccali di vino. Ma la risposta è netta: «Nostro padre Ionadab, figlio di Recab, ci ha ordinato e così durante la vita intera ci asteniamo dal vino noi, le nostre mogli, i nostri figli, le nostre figlie, non edifichiamo case da abitare, non abbiamo né vigne, né campi, né sementi» (Ger 35,6-9).
Recabiti e Israele a confronto
A questo punto si comprende il contrasto che il profeta vuole evidenziare con il comportamento di Israele, che viola la legge del Signore, consegnata ai loro padri da Mosè, ad ogni piè sospinto. Quella di Geremia non è altro che un’azione simbolica, un gesto profetico, che non mira ad allontanare i Recabiti dai loro costumi, ma vuole solo provocare e mettere meglio in luce la loro fedeltà. I Recabiti sono fedeli alla legge umana stabilità dal loro capostipite, mentre Israele non obbedisce alla Legge di Dio!
Geremia loda dunque questa comunità fedele e annunzia loro sussistenza e prosperità da parte del Signore: «A Ionadab, figlio di Recab, non mancherà mai uno che stia al mio servizio» (35,19). I Recabiti avranno sempre qualcuno di loro al servizio del Signore.
Il nomadismo stesso dei Recabiti è un modello per Israele. Nei profeti, il tempo del deserto è il tempo idilliaco dell’innamoramento, del fidanzamento, quando Israele si manteneva fedele al suo Sposo, il Signore. Nella loro visione, l’infedeltà ha a che fare anche con la sedentarietà, la sicurezza cittadina, la prosperità che sembra offrire garanzie umane, la contaminazione con altri culti che si vengono a conoscere… i tanti idoli che vengono sbandierati e proposti. Non è necessario tornare nel deserto, ma c’è da riflettere anche per noi.