Animali immaginari e dove trovarli… nella Bibbia. La visione di Ezechiele

I quattro esseri viventi (Matthaeus Merian)
Matthaeus (Matthäus) Merian (1593-1650), Pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Animali immaginari nella Bibbia? Ce ne sono a bizzeffe. Prendo spunto dalla lettura liturgica di stamani (Ufficio delle letture), tratta dal primo capitolo del libro di Ezechiele. Qui troviamo descritta la visione di Ezechiele, quella che inaugurò la sua vocazione profetica: la visione di quelli che Ezechiele chiama i quattro esseri viventi che sorreggono il manifestarsi della Gloria di Dio.

Il testo di Ezechiele

Ezechiele 1,1 Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine. 2 Il cinque del mese – era l’anno quinto della deportazione del re Ioiachìn – 3 la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

I quattro esseri viventi

4 Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. 5 Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana 6 e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. 7 Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo. 8 Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, 9 e queste ali erano unite l’una all’altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10 Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila. 11 Le loro ali erano spiegate verso l’alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. 12 Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro…

Il firmamento

22 Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste, 23 e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. 24 Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. 25 Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.

La Gloria del Signore

26 Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. 27 Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l’elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore 28 il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della gloria del Signore. 

La visione del profeta  è molto complessa. Mettiamola nel suo contesto, e poi parliamo dei quattro esseri viventi alati che ne sono la base.

Il contesto della visione

È estremamente significativo, date le circostanze. Ezechiele è un giovane sacerdote deportato in Babilonia nella prima ondata di deportazione effettuata dai babilonesi a spese del regno di Giuda, nel 197 a.C. Si trova quindi non in Terra Santa, ma in terra straniera e pagana quando riceve la propria vocazione profetica dal Signore Dio d’Israele.

La prospettiva con cui descrive la visione è geniale. Presenta infatti la visione a partire da un remoto bagliore e turbinio al suo apparire da lontano; un baluginio in veloce avvicinamento, che mentre si appressa celermente si fa sempre più distinta nei dettagli, come in un rapido zoom.

E i dettagli essenziali sono questi: quattro viventi dai volti di leone, aquila, uomo e toro, tutti alati (quattro facce e quattro ali) e tutti in movimento. Poi fra di loro si distinguono fuochi e ruote e occhi, in un continuo muoversi. Emerge subito il tipico stile barocco di Ezechiele, che appesantisce la descrizione. Per come lo presenta, il carro della Gloria di Dio (perché questo è) ha l’aspetto di un carro del carnevale di Viareggio, tutto animato…

Ma quel che importa è che sopra le loro quattro ali i quattro esseri viventi dalle quattro facce trasportano il mondo celeste: il firmamento, e sopra il firmamento la Gloria di Dio.

Il numero quattro

Conrad Lycosthenes, Prodigiorum ac ostentorum chronicon, Basilea, 1557. Xilografia

Riconosciamo le fattezze dei quattro viventi alati (leone, toro, aquila, uomo) perché ce le ha rese familiari l’Apocalisse, ed anche perché tornano nella tradizionale simbologia dei quattro evangelisti. Ma nella visione di Ezechiele queste quattro fattezze sono presenti in ognuno dei quattro viventi, che per di più hanno quattro ali ciascuno. Quattro, quattro, quattro… quattro venti principali, quattro angoli del mondo; il quattro è numero cosmico che per gli antichi ebrei rappresenta l’intero universo materiale, tutto in movimento, tutto animato dallo Spirito di Dio. È il cosmo, che porta su di sé il mondo celeste da cui proviene quel che nel creato noi vediamo riflesso della Gloria di Dio.

Questa Gloria è riflessa nelle creature che in somma misura fra le altre rivelano attributi propri del Creatore: la maestà (il leone), la forza (il toro), l’agilità (l’aquila), l’intelligenza (l’uomo).

Allora, ecco la straordinaria rivelazione che proviene dalla visione di Ezechiele: il giovane deportato si trova in terra straniera, impura, priva di culto liturgico al Dio di Israele, ma il Dio di Israele è Signore di tutta la terra, e non ha timore di seguire il suo popolo nell’esilio. Non è solo il Dio di un popolo e di una terra, non è confinato in una città, ma è il Creatore e Signore di tutto il mondo e di tutti i popoli. La storia degli uomini è nelle sue mani. In Lui Israele, il popolo cui si è rivelato perché gli sia testimone fra tutte le nazioni della terra, deve porre la sua speranza.