I Presepi nei nostri luoghi

I Presepi nei nostri luoghi: ecco allora una carrellata di foto, intervallate da poesie natalizie. Iniziamo dunque da questa bella foto. Allora, è simpatico, non è vero, il cammello? Quindi, chi vuole farsi fotografare con lui? È possibile, perché si trova all’interno del bel Presepe del Rivellino nel centro storico di Piombino (un articolo QUI).

Incontro ravvicinato… Foto di Maurizio Fazzini

Ancora a Piombino, ma questa volta in mare, con il Presepe galleggiante ancorato sotto piazza Bovio. Grazie veramente a Maurizio Fazzini per la foto.

Natale, un giorno

di Hirokazu Ogura

Presepe di S. Maria della Neve a Piombino, molto espressivo nel suo stile naïf

«Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo è un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!” a Natale, un giorno».

Ma intanto, guardiamo QUI cosa succede a Gaza… quando gli animali danno conforto più di tanti uomini.

Notte di Natale 

di Renzo Pezzani

San Giusto, Suvereto (Livorno)

«Porti ognuno il suo cuore,
il suo cuore come un agnello.
Se incontra un lupo lo chiami fratello,
se incontra un povero, quegli è il Signore.

Andiamo dunque, che l’ora è propizia.
notti d’angeli s’è fatta ormai.
Sotto la neve dan fiori i rosai.
Ecco la stella natalizia.
Non fu mai vista più chiara stella
sul campanile del nostro paese.
La più povera delle chiese
fa sentire la campanella.
Una campana così contenta
che non è cuore che non la senta».

La Notte Santa

di Guido Gozzano

Chiesa francescana dell’Immacolata, Piombino

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

– Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato, È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!

Il Mistero di Natale

di Laurence Housman

Cappella Rsa San Rocco, Piombino

«La Luce guardò in basso
e vide le Tenebre:
“Là voglio andare”
disse la Luce.
La Pace guardò in basso
e vide la Guerra:
“Là voglio andare”
disse la Pace.
L’Amore guardò in basso
e vide l’Odio:
“Là voglio andare”
disse l’Amore.
Così apparve la Luce
e risplendette;
così apparve la Pace
e offrì riposo.
Così apparve l’Amore
e portò vita;
questo è il mistero del Natale».

Una Stella sulla Strada di Betlemme

di Boris Pasternak

Santuario francescano di S. Margherita a Cortona

«Era inverno
e soffiava il vento della steppa.
Freddo aveva il neonato nella grotta
sul pendio del colle.
L’alito del bue lo riscaldava.
Animali domestici stavano nella grotta.
Sulla culla vagava un tiepido vapore…
Dalle rupi guardavano
assonnati i pastori
gli spazi della mezzanotte.
E li accanto, sconosciuta prima d’allora,
più modesta di un lucignolo
alla finestrella di un capanno,
tremava una stella
sulla strada di Betlemme».

Betlemme

di Jens Johannes Jorgensen

Per l’occasione, anche la Verna si è trasformata in… Greccio!

«O Betlemme, città del Natale,
dunque è ritornato il tempo
in cui devi tu rallegrare di nuovo
il mondo, il mondo universo.
Quei che credono e quei che non vogliono
battere la via angusta della croce,
si trovano insieme, comunque, a Betlemme.

Ahi, forse il Verbo di Verità è per certuni
soltanto una bella, una vecchia leggenda!
Eppure quella prima notte, quel primo Natale,

negli anni remoti di Erode,
torna a loro nella mente ogni anno,
quando le campane suonano per Natale,
e debbono anche loro guardare indietro, nei secoli.

Ancorché pene e fatiche e vanità e bugie
riempiano l’andar lento dei giorni,
vien pure alla fine una notte santa,
una notte che sorge in un altro mondo;
e quando l’anno declina tardo,
giunge come la neve di Dio,
una neve di pace sulla terra.

Assisi, Santa Maria degli Angeli

O neve natalizia di Betlemme,
cadi soavemente in morbide falde,
e semina il grano che deve germinare
nei campi dell’eternità.
Fà cadere in silenzio candidi semi
nei cuori oscura e freddi,
intirizziti dal freddo della notte.

O Bambino Gesù, sulla paglia del presepio
fa’ tacere le voci del mondo.
Non c’è luogo nel mondo
dove abiterei più contento:
portami via dai rischi e dalle cadute,
dammi casa a Betlemme,
presso di te, presso santa Maria».

Alla vigilia di Natale

di Bertolt Brecht

Albero e presepe liceo Enriques di Livorno. 

«Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il cento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario».

24 dicembre 1971

di Iosif Brodski

Tenuta Poggiorosso, Baratti

«Siamo tutti a Natale, un po’ Re Magi.
Negli empori, fanghiglia e affollamento.
La gente, carica di mucchi di pacchetti,
mette un bancone sotto accerchiamento
per un po’ di croccante al gusto di caffè
così ciascuno è cammello e insieme re.
Reticelle, sacchetti, borse della spesa,
colbacchi e cravatte che vanno di traverso.
Effluvi di vodka, odori di pino e baccalà
e di cannella, mandarini e mele.
Marea di volti, e per via del vento misto a neve
il sentiero verso Betlemme non si vede.
Quelli che portano i modesti doni
saltano sui mezzi, sfondano i portoni,
spariscono negli abissi dei cortili,
eppure sanno che la grotta è vuota:
niente greppia, né un bue con l’asinello,
o Colei che circonfusa è da un aureo anello.
Il vuoto. Ma basta immaginarlo con la mente,
e dal nulla, di colpo un guizzo luminoso.
Deve saperlo Erode che quanto più è potente,
tanto più certo, ineludibile è il prodigioso evento.
La costanza di tale affinità

è il meccanismo fondante della Natività
E adesso ovunque festeggiano
il Suo avvento, mettendo tutti i tavoli vicino.
Ancora non serve la stella nel turchino,
ma già si può vedere da lontano
la buona volontà di ogni figlio d’Adamo,
mentre i pastori attizzano i falò
Fiocca la neve: non fumano i comignoli
sui tetti, squillano invece. I volti come macchie.
Erode beve. Le donne nascondono i piccini.
Chi sta giungendo – non si sa mai:
ignoriamo i presagi, e il cuore sull’istante
potrebbe non ravvisar un forestiero nel viandante.
Ma quando, nel gelo della porta spalancata,
una figura avvolta nello scialle emerge
dalla foschia fitta della notte,
senti esistere in te senza vergogna
il Bambino e lo Spirito Santo;
poi guardi il cielo ed eccola – la Stella».

La Buona Novella – In Oriente (Giovanni Pascoli)

Arcidosso, chiesa dei Cappuccini

Erano pochi
i pastori che vegliavano sui monti
di Giudea. Quasi spenti erano i fuochi.
Ognuno guardava i cieli,
ognuno aveva vicino
il dolce, uguale ruminar del branco.
E un canto invase allora i cieli: “Pace
sopra la Terra!”. E i fuochi quasi spenti,
arsero e desta scintillò la brace.
Erano in alto nubi, pari a steli
di giallo, sopra Betlehem; già pronti
erano, in piedi, attoniti ed aneli,
i pastori.

Assis, Eremo delle Carceri

Ed un angelo era, con le braccia stese,
tra loro, come un’alta esile croce
bianca; e diceva: “Gioia con voi! Scese
Dio sulla Terra”.
Mossero: e Betlehem, sotto l’osanna
dei cieli ed il fiorir dell’infinito,
dormiva. E videro, ecco, una capanna.
Ed ai pastori l’accennò col dito
un angelo: una stalla umida e nera,
donde gemea un filo di vagito.