
L’ingenua fiducia nel modello occidentale dello sviluppo inizia a incrinarsi negli anni Sessanta, quando si iniziano ad intuire i limiti della crescita.
Prosegue la relazione del prof. Alessandro Cocchi sul rapporto uomo- terra
Quand’è che ci siamo cominciati ad accorgere che nel modello di produzione e consumo sospinto dalla ricerca tecnica, dalla ricerca scientifica, dallo sviluppo tecnologico, qualcosa non funzionava? In realtà, prima di quanto non si pensi, perché già alla fine degli anni Cinquanta, inizi degli anni Sessanta cominciano a suonare dei campanelli di allarme.
Il DDT

È interessante il caso – e scusate se scendo anche in aneddoti, che tanto aneddoti non sono – di carattere storico di una biologa che all’inizio degli anni Sessanta, una certa Rachel Carson della Pennsylvania, una giovane biologa, si accorge a un certo punto che le primavere – lei conosceva bene la sua terra – non erano più quelle di una volta. Gli uccellini non cinguettavano più. Infatti scrisse un libro intitolato Silent Spring cioè Primavera silenziosa. Cosa era successo?
In quegli anni, ve lo ricordate il DDT, chi è che non si ricorda il flit? Il DDT, diclorodifeniltricloroetano per i chimici, come tutti i feniliclorati è terribilmente tossico, permanentemente, tanto che si sono trovate tracce del DDT persino nel fegato delle foche dell’Artico. E noi siamo cresciuti con il DTT che si dava regolarmente prima di pranzo con i piatti lì e con tutte le mosche che cadevano. Visto come era efficace si abusava talmente del DDT come insetticida ad ampio spettro che gli uccellini non trovavano più da mangiare o, peggio, si intossicavano loro stessi.
Primavera Silenziosa
Quindi ci fu una moria di animali, i più esposti, che indusse Rachel Carson a scrivere il detto libro, Primavera Silenziosa. Fu aggredita, fu denunciata, fu tacciata di comunismo: era una comunista perché si opponeva al Progresso, si opponeva allo Sviluppo, si opponeva a quello che era ovvio, cioè che qualunque strumento ritrovato della Scienza e della Tecnica fosse cosa buona in sé. Tra l’altro, per l’appunto morì di cancro alla fine degli anni Sessanta, dopo comunque aver vinto le sue battaglie. Tanto è vero che poi il DDT è stato vietato. Dopo che aveva fatto danno, ma è stato vietato.
Quello fu un primo campanello d’allarme che ebbe risonanza mondiale e che mise la pulce nell’orecchio a tanti scienziati nel senso che non tutto ciò che proviene dalla scienza, non tutto ciò che proviene dalla tecnica è innocuo, è utilizzabile, è uno strumento atto a risolvere i problemi: a volte li crea.
I limiti della crescita

Si arriva alla fine degli anni Sessanta: Club di Roma. Il Club di Roma (che non ha niente a che vedere con Roma, a Roma si svolse la prima riunione) era un club che riuniva, anzi riunisce tutt’ora – esiste ancora – i migliori cervelli, i migliori scienziati del mondo, preoccupati della asimmetria che si osservava tra prelievo di risorse, crescita demografica e inquinamento. Commissionano al MIT di Boston, quindi all’Istituto di ricerca per eccellenza, uno studio sui limiti della crescita.
Viene così nuovamente posto il problema che si erano posti gli economisti 150 anni prima: lo sviluppo ha dei limiti? Perché non è possibile continuare a prelevare risorse dalla terra con una crescita demografica che ancora alla fine degli anni Sessanta era sopra il 2% annuo a livello mondiale (ora è molto meno). Nel 1972 viene pubblicato il libro I limiti della crescita (The Limits of Growth), un libro fondamentale di oltre 50 anni fa ma che nel tempo è stato via via aggiornato sempre con nuovi dati e con modelli attualizzati. Il risultato è sempre lo stesso: se si continua così si va a sbattere. Il modello di produzione e consumo a cui siamo abituati non è sostenibile.
Danni ambientali
La preoccupazione del 1972 era la asimmetria tra crescita demografica e disponibilità delle risorse; nel tempo si è cominciato a capire che i danni ambientali non erano limitati all’inquinamento, ma che esisteva anche un effetto secondario non da poco, che oggi conosciamo, che è il cambiamento climatico: all’epoca non se ne parlava ancora.
Si arriva al 1992. Nel 1992 si ha la prima riunione a Rio di Janeiro, il primo Summit mondiale sullo stato di salute del pianeta e della terra (Summit della terra). In quella occasione si gettano le basi per tutto ciò che verrà in seguito in termini di normative ambientali: è da Rio de Janeiro che nasce la convenzione sulla biodiversità. È da Rio de Janeiro che nasce poi Kyoto quando si cominciano a stabilire i primi limiti alle emissioni e da lì in poi tutta una serie di incontri annuali a livello planetario nel tentativo di limitare gli effetti di un modello di produzione e consumo che è ormai in maniera conclamata insostenibile.