Il trattato di pace con i Gabaoniti sfalda la compattezza dei Cananei che non fanno più fronte saldo contro gli Israeliti. In Giosuè 9, i Gabaoniti, un gruppo cananeo che viveva nel cuore della futura regione di Beniamino, fingono di provenire dal di fuori della terra di Canaan per indurre gli Israeliti a firmare un trattato di pace con loro, in quanto tutti i Cananei dovevano essere uccisi secondo la legge dello cherem (חרם) (Deuteronomio 20,16–18).
Pochi giorni dopo, quando gli Israeliti si accorgono di essere stati ingannati, si chiedono cosa fare dei Gabaoniti, e i capi del popolo rispondono:
«Vivranno, ma diventeranno taglialegna e portatori d’acqua per tutta la comunità… Perciò siate maledetti! I vostri discendenti non cesseranno mai di essere schiavi, tagliatori di legna e portatori d’acqua per la Casa del mio Dio.
Quel giorno Giosuè li costituì taglialegna e portatori d’acqua per la comunità e per l’altare del Signore, nel luogo che egli avrebbe scelto, come lo sono ancora oggi» (Giosuè 9,21.23.27).
Invece di farli servi della comunità, Giosuè li rende servi particolari del Santuario. Da questo momento in poi, i taglialegna e gli attingitori d’acqua del santuario sarebbero stati Gabaoniti.
Lavori umili
Il taglio della legna e l’attingere acqua sono lavori umili, solitamente associati rispettivamente a uomini e donne, spesso ragazze nubili, come nelle narrazioni dell’incontro con Rebecca (Gen 24,15–16), Rachele (Gen 29,6, 9–10) e le figlie di Reuel (Esodo 2,16). Anche altre fonti antiche del Vicino Oriente attribuiscono questi compiti a tali persone.
Nella sua lettura più semplice, l’inclusione da parte di Mosè di taglialegna e di attingitori d’acqua mette in luce che il patto con Dio non riguarda solo le classi superiori, ma anche quelle inferiori, come anche lavandai, giardinieri e raccoglitori di paglia. L’ultima clausola di Deuteronomio 29,10 chiarisce che ogni persona che fa parte di Israele, anche coloro che svolgono compiti umili, dovrebbe mantenere il patto stabilito in Deuteronomio. Ma poiché tutte le categorie di Israeliti sono già state elencate in Deuteronomio, questa frase deve riferirsi agli stranieri che servono come lavoratori umili. Potrebbero essere schiavi, anche se non sono qui menzionati, o più probabilmente stranieri immigrati (Gerim).
Convertiti
L’espressione “taglialegna e attingitori d’acqua” che si trova nel Deuteronomio ad includere anche queste umili categorie di stranieri nell’alleanza con il Signore è un tentativo di reinterpretare questa storia di Giosuè 9: Mosè avrebbe parlato profeticamente, concedendo ai Gabaoniti uno status legittimo di Israeliti.
Il Midrash HaGadol, un midrash del XIV secolo sulla Torah dello yemenita David Adani, suggerisce infatti che Mosè stesse parlando profeticamente in Deuteronomio 29,10, e presenta i Gabaoniti come volontari che si offrono per servire la comunità israelita. Sono descritti come convertiti che, come Ruth, vogliono unirsi al popolo di Dio. Altre interpretazioni, come quella di Rashi (R. Solomon Yitzhaki, 1040–1105), suggeriscono invece lo status dei convertiti come una cittadinanza di seconda categoria, rispettando la cautela delle autorità ebraiche ashkenazite nei confronti dei convertiti.
Un altro tipo medievale di approccio identifica i taglialegna e gli attintoi d’acqua con la “moltitudine mista” che lasciò l’Egitto insieme agli Israeliti durante l’esodo (Es 12,38).
Il valore del lavoro
In ogni caso, ricordiamo che nell’ebraismo il lavoro manuale ha un grande valore, tanto che i rabbini devono guadagnarsi da vivere al di fuori del loro insegnamento della Torah esercitando un mestiere. Nella Mishneh Torah (Libro della Conoscenza, “Leggi del Talmud Torah” 1,9) di Mosè Maimonide, questi umili lavoratori sono interpretato come studiosi della Torah:
«Come già sapete, Hillel il Vecchio era un taglialegna, e tagliava la legna e imparava davanti a Semaia e Avtalyon, mentre era il più povero possibile… Karna era un giudice rabbinico in tutta la terra di Israele, e irrigava i campi…».