
C’è un ritornello che si ripete nel libro dei Giudici: «i figli d’Israele fecero ciò che è male agli occhi del Signore». A motivo di questo male commesso, il Signore li lascia cadere nelle mani dei loro nemici. Pur ricordando che quello che accade è responsabilità nostra, e che paghiamo le conseguenze di quello che facciamo, il male che ne consegue induce al ripensamento e può spingere a tornare a Dio. Infatti «gli Israeliti gridarono al Signore e il Signore fece sorgere per loro un salvatore», un liberatore, un giudice. Il popolo nella sofferenza si ricorda di credere in Dio, e lo invoca perché lo salvi dal male che si ritorce contro di lui.
I figli d’Israele fecero ciò che è male
Il popolo di Dio commette il male cedendo all’idolatria che ha imparato in mezzo alle altre nazioni; in particolare, adora Baal e Astarte, gli dei – maschio e femmina – della fertilità, che gli altri invocano credendo di procurarsi così la fecondità del terreno, del bestiame e della famiglia.
I beni di consumo, i prodotti della terra, l’esercizio della sessualità e l’avere figli, il farsi un nome (nell’età antica attraverso una numerosa discendenza) finiscono per divenire idoli che richiedono adorazione per se stessi senza più riferirli al Signore di tutti che tutto dona…
Questo modo di essere umani, ridotti ai beni terreni, finisce per far divenire dis-umani: il desiderio di possesso, la lotta di supremazia per conquistarlo e mantenerlo, lo scontro con l’altro, sono forme di terrestrità non compatibili con la vera terrestrità dell’uomo, una terrestrità che viene da Dio ed a lui sempre si dovrebbe volgere come il girasole, pur ben piantato in terra, volge la sua faccia verso il sole.
La sofferenza in cui Israele cade allontanandosi da Dio è proprio ciò che lo richiama a Lui. Quando il popolo invoca il Signore perché lo salvi, Egli gli manda un giudice, che tuttavia ha un compito transitorio. È una persona su cui scende lo Spirito, abilitandolo a divenire mediatore di salvezza; ma quando il suo compito sarà terminato, il popolo tornerà alla sua depravazione.