Fiori politicamente «scorretti»: i Fichi degli Ottentotti

Fioritura di bacicci. Foto di Marco Novara

Pasqua è passata: segno che è venuta la stagione della fioritura dei bacicci. Le nostre ripe si coprono di una fioritura splendente e strisciante, con un bell’effetto scenografico: sono i fiori dal nome politicamente scorretto, i Fichi degli Ottentotti, detti da noi Bacicci.

I Fichi degli Ottentotti o bacicci

Foto di Marco Novara

Pianta succulenta originaria delle Province del Capo in Sudafrica, il baciccio o fico di mare (Carpobrotus edulis, dal greco  καρπός / karpos = frutto e βρωτός / brotos = edibile, commestibile: “frutto commestibile”) si presta con i suoi fiori a preparare confetture dal sapore acidulo. Anche il frutto, una capsula tipo baccello, è commestibile, anch’esso dal sapore acidulo.

Questa pianta si propaga spontaneamente, formando tappeti erbosi sulle pareti rocciose delle coste. Il nome di Fico degli Ottentotti le fu dato nei secoli passati dai coloni che in Sudafrica vedevano le popolazioni del luogo cibarsi dei frutti come se fossero fichi. La pianta fu introdotta in Europa a scopo ornamentale, divenendo specie invasiva (ma bella) su tutte le coste tirreniche e sulle adriatiche dalla Puglia alle Marche, in quanto resiste benissimo al salmastro, anzi predilige i terreni poco fertili.

Le foglie sono carnose, a forma di artiglio e a sezione triangolare. I fiori, che durano solo una decina di giorni, dischiudono le corolle durante le ore più assolate della giornata. Nelle nostre coste fioriscono verso Pasqua, segno che si sta andando verso l’estate. Se da casa mia faccio duecento metri e scendo verso il mare, ne trovo a profusione. Sono una meraviglia della natura. Ma il loro nome italiano è politicamente scorretto.

Nomi politicamente corretti: la cancellazione degli Ottentotti

Foto di Marco Novara

I Fichi degli Ottentotti portano un nome ormai politicamente scorretto. La parola d’ordine nelle denominazioni botaniche e zoologiche è Cancellare gli Ottentotti: non dalla faccia della terra, naturalmente, ma dalla nomenclatura scientifica. Un esempio di questa Cancel Culture è rappresentato dalla Società ornitologica  svedese, che ha deciso di cambiare i nomi degli uccelli che potevano causare polemiche.

Quindi, niente più nomi di volatili che contengano nel loro nome svedese il termine “neger” (“negro”), sostituito con il più accettabile “svart” (“nero”). La nigrita testa grigia (negerfink) è così diventata “svartfink”. 

Ma il problema è assai più complesso. Il fatto è che molti nomi di animali o piante sono stati originati dalla prospettiva europea, che per lunghi secoli ha dominato l’Africa, le Americhe e l’Oceania; rispecchiano, quindi, una mentalità colonialista.

C’è il caso del rondone dalla groppa bianca (Apus caffer), “kafferseglare” in svedese, nome in cui “kaffer” proviene da “kaffir”, termine dispregiativo usato dai sudafricani bianchi nei confronti dei sudafricani neri: è diventato “vitgumpseglare” (rondone dalla groppa bianca). Un altro esempio di questo tipo è un arbusto sempreverde originario dell’Africa, chiamato finora Dovyalis caffra. La parola è oggi bandita in Sudafrica perché considerata offensiva nei confronti delle persone di colore.

C’è poi l’uccello “zingaro”, in svedese “zigenarfågel”, che suonando etnicamente offensivo verrà rinominato “hoatzin” (Opisthocomus hoazin, che in realtà è già un altro tipo di volatile  tropicale dell’Amazzonia). La falena zingara è stata ribattezzata falena spugnosa dalla Entomological Society of America. Ora non resta che informare i diretti interessati, razzisti a loro insaputa.

Caccia al nome

Foto di Marco Novara

In Nord America, il nome dell’uccello Oldsquaw (Clangula hyemalis) è stato epurato. Il comitato preposto alle nomenclature scientifiche, il NACC, ha accettato una petizione che nel 2000 definiva il nome offensivo per le popolazioni indigene, in rapporto alla subordinazione delle native nordamericane ai colonizzatori europei. Il termine offensivo pare stesse ostacolando la capacità di lavorare, appunto, con le popolazioni indigene.Il nome era stato motivato dal fatto che questo animale è loquace, ed era stato chiamato “Vecchio Indiano” prima di essere chiamato Oldsquaw

Talvolta i nomi delle specie denotano l’ignoranza del territorio. Ne è un esempio la colomba Inca, descritta per la prima volta da René Lesson nel 1847: peccato che l’habitat della Colomba Inca si estenda dagli Stati Uniti sudoccidentali al Costa Rica e non si sovrapponga in alcun modo con l’area dell’ex impero Inca. Probabilmente Lesson scelse il nome pensando che gli Inca vivessero in America Centrale. Ma in che cosa sarebbe offensivo questo termine? Una proposta del 2011 riteneva che l’inesattezza del nome perpetuasse l’ignoranza della comunità nordamericana, offendendo i latinoamericani. Il Comitato respinse questa proposta sostenendo il nome Inca Dove

L’anatra ottentotta

Sullo sfondo a destra l’Isola d’Elba, a sinistra l’isolotto di Cerboli

E che dire poi dell’anatra ottentotta? Bandita anche lei, perché la parola “Hottentott” (balbuziente)  era un termine dispregiativo usato per designare alcuni popoli del Sud Africa. In effetti, una etnia particolarmente interessata a quest’opera di pulizia linguistica è quella detta degli ottentotti: c’è l’alzavola ottentotta  o  anatra ottentotta  (Spatula hottentota (1838), la quaglia bottone ottentotta (Turnix hottentottus); da noi, i Fichi degli Ottentotti, e probabilmente la serie continua.

“Ottentotto” deriva dal termine olandese Hottentott, usato fin dal 1595 dai coloni per deridere la lingua del popolo Khoikhoi, una lingua descritta   dagli esploratori europei come inarticolata, scimmiesca, bestiale e innaturale. Nel corso del tempo, il termine Ottentotto è passato dalla lingua al popolo Khoikhoi ed è stato usato anche per indicare una persona di intelletto inferiore. Nel 2020, BirdLife South Africa ha presentato delle proposte al Comitato mondiale per cambiare il nome inglese dell’alzavola ottentotta in Blue-billed Teal e il nome del buttonquail ottentotto in Fynbos Buttonquail: proposta accettata, con l’eliminazione dell’uso del termine Ottentotto nei nomi inglesi degli uccelli.

Ordunque, per lo stesso motivo io proporrei di abolire dall’italiano il termine barbaro che in greco significa balbuziente, applicato originariamente a designare i non greci che non sapevano neppure parlare correttamente la lingua “vera”, cioè il greco, e già che ci siamo anche il nome proprio Barbara che è etimologicamente offensivo per chi lo porta, e in sovrappiù aboliamo magari anche il nome Claudio che significa Zoppo

A scanso di equivoci

Alcuni scienziati hanno sostenuto che la pratica di nominare piante e animali con nomi di persone realmente esistenti dovrebbe cessare del tutto; altri sostengono che i nomi delle specie fanno parte della storia e dovrebbero restare, indipendentemente dall’evoluzione della loro accettazione sociale o meno. La Commissione Internazionale sulla Nomenclatura Zoologica sostiene che rinominare le specie su basi etiche (ovvero, aggiungo, quelle della moderna sensibilità woke) rischia di minacciare la stabilità della nomenclatura scientifica. C’è chi ribatte che la scienza debba essere socialmente responsabile, inserita nella cultura e non relegata in torri d’avorio… E si potrebbe continuare all’infinito.

Un articolo sulle nomenclature scientifiche QUI. Ce n’è per i politici dell’Ottocento, Hitler, Mussolini, e giù giù… fino a Trump.