
Vi presento questi bellissimi video (di padre Rodolfo Cetoloni, frate minore e vescovo emerito di Grosseto) di introduzione all’opera alvernina di Hildegard Hendrichs, un’artista del legno tedesca. Il testo di questo articolo è ricavato direttamente dal commento che lo stesso padre Rodolfo fa nei due video.
Nata a Berlino nel 1923, nel 1946 Hildegard era entrata nel Terzo Ordine Francescano ed aveva frequentato il santuario delle Stigmate a metà degli anni Cinquanta. Proprio l’esperienza francescana le ha permesso una evoluzione artistica e spirituale che l’ha aiutata ad andare oltre la tragedia della Seconda Guerra Mondiale fino a sperimentare la Perfetta letizia di cui parla S. Francesco.

Questo tema appare spesso nelle sue sculture ed è al centro della grande pala della sala Santa Chiara intitolata Poema Serafico della Perfetta letizia. In essa, Hildegard Hendrix ha affidato al legno scolpito quanto della vita di San Francesco era penetrato nel cuore. Chi l’ha conosciuta ricorda la sua delicatezza d’animo, le lunghe soste in preghiera, il suo lavorare senza mai stancarsi, alla Verna, nel luogo che – parole sue – le era il più caro al mondo.
La pala della sala Santa Chiara

In questa pala che copre un’intera parete, Hildegard descrive le sorgenti del cammino spirituale cristiano.
Scendendo da Greccio, terra dell’incarnazione dove S. Francesco rappresentò l’umiltà e la povertà del figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza, un frate segue la povertà del suo signore buttando via il denaro. Una donna offre un mantello a una giovane povera. Un re, Luigi IX di Francia, sceglie l’umiltà e si mette a lavare i piedi a un povero. Due giovani frati francescani cantano con giubilo la Grazia che li ha resi fratelli. Un pellegrino in ginocchio guarda estasiato il Cristo crocifisso.
A chi scende dall’altra montagna, l’evento della Verna ha insegnato ad abbracciare la croce senza turbarsi, rimanendo nella gioia. Lo stesso evento ha condotto una regina, S. Elisabetta d’Ungheria, a dedicarsi ai poveri accarezzando in loro il volto del Signore sofferente. Due uomini hanno appreso una fraternità nuova: il mondo del lavoro manuale e quello dello studio e della ricerca si danno tra loro la mano; una croce stretta al petto aiuta a ricordare l’amore ricevuto ed a commuoversi fino alle lacrime. Lo sguardo del Cristo vivo e pieno di gaudio sulla croce rasserena e libera da ogni ansia.
Nel punto più basso della Valle è piantato l’albero della Croce: il Cristo è inchiodato al legno ma nel suo volto gioioso c’è già il frutto della Risurrezione. Davanti a lui Francesco trova la Perfetta letizia nell’amore e dolore condiviso con il suo Signore; Chiara, con lo sguardo abbassato, sa che il cuore fedele è più grande del cielo ed è l’unico che può far posto a colui che i cieli dei cieli non possono contenere…
La prima porta

Il tema ritorna in ognuna delle tre porte che l’artista aveva destinato alla Verna. La prima era destinata alla chiesetta di Santa Maria degli Angeli, cioè all’ingresso antico del Santuario, quasi il manifesto con cui il santuario della Verna si presenta.
In alto, Francesco piange l’Amore non amato, l’Amore crocifisso di Gesù. Nel battente sinistro la sua domanda esistenziale: Chi sei tu dolcissimo Signore, e chi sono io piccolo verme della terra? La preghiera sale verso il cielo dal profondo di una valle attraversata da una grande Croce. Nell’altro battente la stessa Valle è riempita dalla figura del Serafino che avvolge il Cristo Crocifisso. Francesco è rapito al vederlo, mentre nell’aria sono scolpite a rilievo le sue Lodi di Dio. Le parti che compongono la porta sono collegate tra loro da due tavole che formano una specie di grande Tau, la croce francescana. Su di esso sono scolpite alcune scene della passione di Gesù e l’ultima rappresenta la sua Risurrezione che spacca la pietra del sepolcro.
Seconda porta

La seconda porta è la più grande delle tre ed era destinata alla Basilica. Presenta i contenuti fondamentali dell’esperienza spirituale di Francesco in parallelo con la vita di Cristo, col farsi povero del figlio di Dio.

L’umiltà del presepe di Betlemme corrisponde allo spogliarsi in piazza di S. Francesco per passare dalla paternità di Pietro di Bernardone a quella del Padre Nostro che è nei cieli. A Gesù che lava i piedi ai suoi Apostoli facendosi loro servo corrisponde Francesco che abbraccia un povero lebbroso. Gesù è passato attraverso la flagellazione e le beffe umilianti dei soldati; Francesco viene malmenato da due assalitori perché si è dichiarato araldo del gran Re, ma essi non trovano nulla da portargli via. Gesù crocifisso commuove Francesco fino al pianto nel pensare a quale grande amore Egli ha avuto per lui; questo amore diventa un abbraccio unificante nella notte delle Stigmate. Il Cristo infine gioisce e benedice le realtà dei tre ordini nati da Francesco. Chiara, Francesco, Luigi di Francia, Elisabetta di Ungheria sono per Gesù i nuovi piccoli del Vangelo. Francesco da parte sua attraverso le creature canta le lodi di Dio altissimo.
La terza porta

All’epoca in cui queste due porte furono fatte le competenti autorità non concessero il permesso di collocarle nei luoghi per i quali erano state pensate. Restano però visibili alla Verna addossate alle pareti del Chiostro del Quattrocento.
La terza porta si trova invece nella chiesa del Pastor Angelicus a Chiusi, poco sotto la Verna, anch’essa in legno ma rivestita di rame. Su un battente si vede Francesco con alle spalle la grande scogliera; con l’indice della mano destra stigmatizzata indica l’altro battente dove, pure inchiodato alla Croce, Cristo ha un volto raggiante. Uno stuolo di persone è in cammino con le braccia Tese verso di lui. Le guida un frate: sono coloro che aiutati da Francesco hanno guardato a Gesù crocifisso e si sono lasciati attrarre dal suo amore, uomini, donne, una famiglia, anche un bambino con slancio spontaneo…

Le due porte custodite alla Verna sono visibili nel chiostro quattrocentesco.
Un libro per Hildegard

Tutto questo è presentato nel libro Hildegard. Tre porte e un retablo alla Verna (Effigi), scritto dallo stesso padre Rodolfo Cetoloni. In occasione delle celebrazioni per l’ottavo centenario della stimmatizzazione di Francesco d’Assisi sul monte della Verna, mons. Cetoloni ha raccolto in una elegante pubblicazione la sua personale rilettura delle opere scultoree dell’artista berlinese morta nel 2013. “Questo libro è un omaggio a lei e, tramite lei, a tutte le donne che, in vari modi, hanno contribuito alla bellezza del santuario”, commenta mons. Cetoloni. “Hildegard scelse di rimanere nella Germania dell’Est, passata sotto l’egida comunista, col desiderio di annunciare il Vangelo attraverso la sua arte, in un contesto in cui molti non avevano più nulla in cui credere. Dalle sue opere, anche da quelle lasciate a La Verna, emerge un viaggio interiore, che aveva incontrato l’esperienza francescana della perfetta letizia”.
L’opera può essere reperita al botteghino del Santuario della Verna, oppure richiesta all’autore via email (curia@grosseto.chiesacattolica.it).