105 anni di Hercule Poirot…

Hercule Poirot
Si gira la serie tv con David Suchet. Di hairyeggg – https://www.flickr.com/photos/hairyegg/3740213028, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45587961

105 anni di Hercule Poirot… Forse il più celebre investigatore della letteratura gialla, con le sue cellulette grigie e il suo marcato accento francese… pardon, belga, mi correggerebbe lui. Ne sono venuti altri, prima di lui e soprattutto dopo di lui, ma nessuno pari a lui – o almeno, questo è quel che il suo Ego smisurato vorrebbe credere e far credere. Ma crederlo è facile, visti i suoi straordinari successi dovuti alla sue straordinarie doti deduttive.

I gialli per antonomasia

Io ci sono cresciuta, con Hercule Poirot: i gialli di Agatha Christie con lui come detective sono stati i primi che ho letto (parlo di quando ero bambina e di quando si doveva leggere per forza, se si voleva passare il tempo piacevolmente) e, per me, i veri “gialli” in assoluto. Poi ho scoperto che la Christie era brava scrittrice anche quando faceva a meno di Poirot, con miss Marple ad esempio, la soave vecchietta di paese ma acuta conoscitrice della natura umana grazie alla mente paragonabile ad una fogna, ma anche nei libri sprovvisti di un protagonista di serie, come il celeberrimo Trappola per topi o l’ancor più celebre Dieci piccoli indiani, best seller al terzo posto nella graduatoria mondiale dei romanzi più venduti.

In seguito nelle mie letture di bambina sono venuti altri gialli di autori diversi, tuttora da me molto apprezzati: Rex Stout con Nero Wolfe; Ellery Queen; Erle Stanley Gardner.con Perry Mason; soprattutto Patrick Quentin anche sotto vari pseudonimi, e massimamente Cornell Woolrich maestro di Noir: che terrore con L’Alibi nero!

A quell’epoca venivano fatti anche adattamenti televisivi o filmici eccellenti: come non ricordare Perry Mason – Raymond Burr, che ci ha insegnato a dire Vostro Onore a sproposito (perché in Italia non si usa; ma il vero Perry Mason non può essere che lui, Raymond Burr); o il Nero Wolfe di Tino Buazzelli (apprezzato da Stout come il vero Wolfe, al pari di Gino Cervi nei panni di Maigret per George Simenon), o La Finestra sul cortile tratto da un racconto di Woolrich?

Adattamenti cinematografici e televisivi

Ma torniamo al nostro omino con la testa d’uovo e i mustacchi impomatati. Anche i suoi romanzi hanno conosciuto importanti adattamenti sul grande e piccolo schermo. Ho appena sbirciato la serie più recente di film di, e con, Kenneth Branagh: per quel che ho visto, non mi piace per niente questo Hercule Poirot crepuscolare poco somigliante e sprovvisto dell’ironia, volontaria e involontaria, che lo caratterizza nei romanzi e che è tanto importante dal punto di vista letterario. Potrei anche ricredermi, ma il Poirot più aderente ai romanzi è il David Suchet della serie tv britannica del 1989-2013, mentre quello che meglio ne interpreta lo spirito è l’istrionico anche se corpulento Peter Ustinov in una serie di film prodotti negli anni Settanta – Ottanta.

Con diverso interprete, Albert Finney, Assassinio sull’Orient Express (1974) è un film da ricordare per il cast stellare (attori strepitosi di nome e di fatto: Lauren Bacall, Ingrid Bergman che vi guadagnò un Oscar, Michael York, Sean Connery, Anthony Perkins, Vanessa Redgrave…) e l’ottima regia, anche se qui Poirot sembra quasi mezzo matto. Il cast completo era formato da attori che in tutto avevano totalizzato 14 Oscar e 58 candidature, più l’Oscar della Bacall alla carriera. Alla prima londinese partecipò la regina Elisabetta e la stessa Agatha Christie, alla sua ultima apparizione pubblica.

Quattro anni dopo, un capolavoro: Assassinio sul Nilo (1978), colonna sonora di Nino Rota, anche qui ottima regia e un cast di mostri sacri: oltre a Peter Ustinov – Poirot (2 oscar e 1 candidatura), David Niven (1 Oscar), Mia Farrow, Bette Davis (2 Oscar e 10 candidature), Angela Lansbury (Oscar alla carriera e 3 candidature), Olivia Hussey, Maggie Smith (2 Oscar e 4 candidature), Jack Warden (2 candidature all’Oscar) e quell’ottimo caratterista che era George Kennedy (1 Oscar). Non credo che si possa fare meglio…

Antipatie di autrice

In entrambi questi film, come nei rispettivi romanzi, manca il personaggio del capitano Hastings, fedele amico e ingenuo collaboratore di Hercule Poirot, una sorta di Watson destinato a far risaltare l’ingegno del detective nel forte contrasto con le sue modeste doti di razionalità. Alla Christie stava antipatico, e poco dopo l’esordio lo spedì in Argentina a sposarsi felicemente, eliminandolo dalle sue narrazioni. La manovra non le riuscì del tutto, perché i lettori si erano affezionati al personaggio, e lo fece quindi ricomparire di volta in volta, per un totale di otto romanzi.  

In realtà, alla Christie stava antipatico anche il mostro sacro che aveva creato, quel piccolo belga tanto preciso e tanto supponente che doveva essere estremamente impegnativo nello sforzo di rappresentarlo con fedeltà costante.

Pensò infatti presto di eliminarlo: dopo averlo inventato nel primo romanzo, Poirot a Styles Court del 1920, durante la seconda guerra mondiale già gli aveva imposto la parola “Fine” con il romanzo Sipario che si concludeva con la sua morte. Se non che, i lettori non volevano saperne di separarsi dal loro investigatore preferito, per cui la serie proseguì per un totale di 33 romanzi, praticamente uno l’anno, fino al 1974, mentre Sipario rimaneva inedito, pronto per uscire postumo. Ma nel 1975 la scrittrice, che aveva già 85 anni, non riuscì a portare a termine un nuovo romanzo, e si decise a pubblicare Sipario. Non l’avesse mai fatto! L’amore per la simmetria del pignolo investigatore belga reclamò la sua vittima, e la Christie non sopravvisse a lungo alla sua creatura, morendo il 12 gennaio 1976. Miss Marple, invece, le sopravvisse un anno, e con lei il cerchio si chiuse, consegnando alla storia la prolifica autrice.