
Habemus Papam! Dopo Francesco, Leone. Sarà un puro caso, ma ricordate che uno dei frati più vicini a S. Francesco, a raccoglierne l’eredità spirituale, fu Frate Leone, “pecorella di Dio”? Per lui S. Francesco scrisse alla Verna una Chartula che il frate portò sempre su di sé e che è pervenuta fino a noi nell’originale autografo del Santo assisiate.
Pura coincidenza, probabilmente; ma andiamo per ordine su quella che è stata una serata… da Leoni.
Una serata… da Leoni

Verso le 18 del secondo giorno di Conclave l’attesa è finita. Gli occhi del mondo sono fissi su piazza San Pietro.
Il comignolo ha finalmente iniziato a fumare: fumata bianca! La famiglia di gabbiani può ritornare nella sua privacy. L’attenzione si sposta immediatamente sulla Loggia delle benedizioni da cui sarà stato dato l’annuncio del nome del nuovo Papa. Un’attesa lunga dell’Habemus Papam.

Decine di migliaia di persone si affollano in presenza, forse milioni e milioni attendono a distanza.
Campane a distesa… Ma il bello deve ancora venire.
Si affaccia il cardinale protodiacono che deve dare l’annuncio. Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam! Si sa, altrimenti non sarebbe lì. Ma chi è il nuovo Papa? E quale nome prenderà?
Robertum Franciscum: non mi dice niente. Ne aspettavo un altro, italiano. Un nome straniero, invece, che sembra francese ma non lo è se non di origine: è americano di Chicago. Prevost. Un frate agostiniano, tra l’altro, ed è stato missionario in Perù. Ora non è più come prima, basta una rapida occhiata a Google per informarsi. Subito dopo viene il nome: Leone XIV. Sono stupita, avrei voluto, chiunque fosse, un Francesco II. Leone? Sembra un nome di un passato lontano. Ma poi mi viene in mente il grande Leone XIII, autore nel 1891 della Rerum Novarum, la prima enciclica sociale della Chiesa, il Papa degli operai.

Compare Leone XIV. Indossa la mozzetta, quei paramenti che Francesco non aveva voluto. Che cosa significherà? Ma le parole di questo Leone mi piacciono molto. Se le è scritte, a differenza dei suoi predecessori che avevano parlato in modo spontaneo. Ha fatto bene a scriverle, benché parli un italiano fluente, perché sono molto dense e il momento di passaggio è delicato. Pace, ovviamente; la pace del Cristo risorto. Dio ama tutti. La prosecuzione della benedizione di papa Francesco su Roma e sul mondo. Costruzione di ponti, dialogo, unità. Cammino comune, che equivale a sinodalità. Un ricordo riconoscente di papa Francesco. Saluta in spagnolo ma non in inglese: scelta oculata, a parer mio. Mette le mani avanti: anche se statunitense, non è il Papa di Trump.

Così, abbiamo un Leone. Che si traduce Aslan.