Tempo di guerra. Un anno e un mese

Kherson. Il Centro Cardiologico regionale dopo il bombardamento russo della notte del 23 marzo 2023. Questa è la quarta volta che il centro viene bombardato, da 30 dicembre. In totale, nella regione di Kherson sono stati distrutti 26 ospedali e 93 sono stati danneggiati. Di National Police of Ukraine – Поліція фіксує наслідки чергової атаки армії рф на Херсонщину: пошкоджені кардіологічний центр, районна адміністрація, музей, редакція газети та дитячий садочок, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129951604. Fa impressione vedere delicatezza dell’albero fiorito attraverso la breccia provocata dalla distruzione della guerra.

La notizia–simbolo di questi ultimi dieci giorni di guerra, a distanza di un anno e un mese dall’inizio, è il mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin in quanto responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia. Oltre che per Putin, la Corte penale ha spiccato un altro mandato di arresto nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino. il presidente russo avrebbe deportato in Russia migliaia di bambini e adolescenti ucraini, contro la loro volontà, per poi essere sottoposti a pratiche di adozione e rieducazione forzate, così da cancellare l’identità ucraina, violando le Convenzioni di Ginevra sul diritto internazionale umanitario.

Cremlino: decisione oltraggiosa, inaccettabile e illegale

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «oltraggiosa e inaccettabile» la decisione della Corte Penale internazionale e l’ha dichiarata una decisione «nulla». «Non riconosciamo la giurisdizione della Corte e ogni sua decisione è priva di base legale». La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito «salvezza» la deportazione dei bambini ucraini nei territori russi: si tratta di. prendersi cura dei bambini, salvarli e curarli.

L’ex premier russo, Dmitry Medvedev, ha minacciato i giudici della Corte penale internazionale: «È del tutto possibile immaginare l’uso mirato di un missile ipersonico lanciato dal Mare del Nord da una nave russa contro il tribunale dell’Aja… Il tribunale è solo una miserabile organizzazione internazionale, non la popolazione di un paese Nato. Pertanto, la guerra non inizierà». Ma Medvedev ha consigliato di guardare «attentamente il cielo…». 

Una decisione simbolica

Secondo Eleonora Tafuro Ambrosetti, analista politica dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) ed esperta di Russia, Caucaso e Asia centrale, si tratta di una decisione simbolica. «La Russia non è membro della Corte penale internazionale (così come gli Stati Uniti e persino l’Ucraina, che non hanno mai ratificato lo statuto di Roma ma tuttavia riconoscono la giurisdizione del tribunale); allo stesso tempo, il tribunale non conduce processi in contumacia, quindi Putin dovrebbe essere portato fisicamente all’Aja per poter essere processato».

Dunque, fino a quando Putin rimane in Russia è al sicuro, ed è improbabile che il presidente russo, dopo la richiesta di mandato di arresto internazionale, possa recarsi in Polonia o in altri stati che potrebbero rispettare il mandato di arresto e incarcerarlo. I giudici dell’Aja hanno voluto lanciare un messaggio molto forte: che «nessuno, nemmeno il leader di un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, è intoccabile».

Infine c’è un altro elemento importante in questa decisione dell’Aja arrivata poco prima della visita di Xi Jinping in Russia: «Mentre Putin cercherà di dipingere il mandato di arresto come un’ulteriore prova della russofobia occidentale, ciò potrebbe in realtà innervosire Xi già costretto ad affrontare la crescente pressione occidentale affinché smetta di sostenere il regime russo».

Secondo un’ex Procuratrice dell’Aja

Secondo l’ex procuratrice Aja Carla del Ponte, protagonista del processo a Slobodan Milosevic, «sotto accusa penale non c’è il governo russo, ma una persona specifica, e cioè Putin. Il crimine di guerra di cui è accusato, la deportazione dei bambini, è gravissimo e non l’abbiamo ancora mai visto contestato a livello di responsabilità penale. Ma ci saranno tantissimi altri crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in questo anno di guerra in Ucraina che sono apparsi estremamente gravi e di cui lui stesso dovrà rispondere… essendo lui l’unico capo supremo».
Alla domanda se sarà possibile risalire dalle singole deportazioni dei bambini alla responsabilità di Putin, l’ex procuratrice ha risposto: «Sicuramente sì. Se è stato emanato un ordine di arresto internazionale vuol dire che ilprocuratore generale della Cpi ha già presentato le prove del crimine. E se i giudici hanno detto di sì vuol dire che queste prove sono convincenti».

La battaglia di Bakhmut

A Bakhmut rimangono meno di 3.000 residenti, fra cui 33 bambini. La città assediata di Bakhmut è stata l’obiettivo principale della Russia per oltre sette mesi. Nonostante sia circondata su tre lati dalle truppe russe, l’esercito ucraino si è impegnato nella difesa della città, probabilmente nel tentativo di logorare le forze del gruppo paramilitare Wagner. Secondo Isw, il numero di attacchi del gruppo Wagner a Bakhmut è notevolmente diminuito. Il responsabile del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha sottolineato il prezzo che la mancanza di munizioni ha sulla capacità di perseguire offensive su Bakhmut, e ha dichiarato che, a causa della carenza di munizioni e dei pesanti combattimenti, Wagner ha dovuto allentare il suo accerchiamento della città. Sono addirittura circolate indiscrezioni secondo cui il presidente russo Vladimir Putin e il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev cercherebbero di «neutralizzare» il Gruppo Wagner.

Secondo il ministero della Difesa britannico, l’esercito russo avrebbe temporaneamente esaurito il suo potenziale offensivo in Ucraina, procedendo con l’offensiva ai ritmi più lenti mai visti. «Questo molto probabilmente è dovuto al fatto che le forze russe hanno temporaneamente esaurito il potenziale di combattimento delle formazioni schierate a tal punto che anche le azioni offensive locali non sono attualmente sostenibili». I leader russi «probabilmente cercheranno di rigenerare il potenziale offensivo delle loro forze una volta che il personale e le scorte di munizioni saranno state rifornite».

Mosca reintroduce i tank sovietici

Il Conflict Intelligence Team, un’organizzazione open source con sede a Tbilisi, scrive che l’esercito russo potrebbe schierare al fronte carri armati risalenti agli anni ’50 per compensare le enormi perdite di mezzi corazzati subite dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Le forze russe hanno infatti trasportato un carico di carri armati T-54/55 da un deposito di Primorye, nell’estremo sud-est del Paese, verso la Russia occidentale. Secondo Oryx, un’altra organizzazione di intelligence open-source che documenta le perdite russe in Ucraina, Mosca ha perso dall’inizio della guerra circa 1.871 carri armati. Anche l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) ritiene che le forze russe potrebbero ricorrere ai vecchi carri armati T-54/55 per prepararsi alle previste controffensive meccanizzate ucraine. I carri armati T-54 e T-55 nacquero negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e dalla fine degli anni ’50 il T-54 divenne il carro armato principale delle unità corazzate dell’esercito sovietico. 

Il gruppo Wagner

Intanto, Putin firma una legge che punisce chi critica anche i mercenari, con pene da cinque a sette anni di carcere, fino a 15 per i casi più gravi, per chi compie «azioni pubbliche volte a screditare qualsiasi partecipante all’operazione militare speciale, comprese le unità di volontari, organizzazioni o persone che assistono» le forze armate regolari russe, compreso quindi il Gruppo Wagner.

L’intelligence britannica nota che nelle prossime settimane «migliaia di detenuti russi che hanno combattuto per il gruppo Wagner saranno probabilmente graziati e rilasciati», in virtù dell’accordo che prevedeva la loro liberazione in cambio di sei mesi di servizio al fronte.

«Sebbene circa la metà dei prigionieri reclutati sia stata probabilmente uccisa o ferita, il gruppo, secondo indizi provenienti dalla Russia, starebbe mantenendo la sua promessa di liberare i sopravvissuti».

Questo esodo avrà però un doppio effetto: dato che alla milizia Wagner è stato proibito il reclutamento di altri prigionieri, peggioreranno i problemi relativi al numero dei combattenti di cui dispone. L’altro problema riguarda la società russa, già provata dalla guerra, che si troverà ad affrontare «la sfida significativa dell’improvviso afflusso di delinquenti spesso violenti e con esperienze di combattimento recenti e spesso traumatiche».

Più di 5.000 detenuti hanno già avuto la grazia.

Distruzione delle strutture sanitarie

Medici Senza Frontiere (Msf) denuncia «la distruzione massiccia e diffusa delle strutture sanitarie in Ucraina e la grave difficoltà di accesso all’assistenza medica per la popolazione sotto l’occupazione militare russa». Esorta «tutte le parti coinvolte nel conflitto a rispettare il diritto internazionale umanitario e l’obbligo di proteggere la popolazione civile, le infrastrutture e di garantire l’accesso ai farmaci salvavita e alle forniture mediche per le persone che ne hanno bisogno. Il nostro staff ha visto ospedali, case, scuole, negozi e parchi giochi ridotti in macerie. In alcune delle città e dei villaggi in cui lavoriamo, la distruzione è stata assoluta. Lungo i 1.000 km di linea del fronte in Ucraina, alcune aree sono state letteralmente cancellate dalla mappa». 

A Mosca spunta la matrioska di Xi sulle bancarelle

Fonte immagine: https://www.espansionetv.it/2023/03/20/a-mosca-spunta-la-matrioska-di-xi-sulle-bancarelle-di-souvenir/

Per la visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia, tra i souvenir in vendita nel centro di Mosca è comparsa la tradizionale matrioska, con l’immagine del presidente cinese in visita. Nella foto le matrioske di, Lenin, l’astronauta Gagarin, Putin e Xi in primo piano. Ma in una foto ho notato anche la matrioska di Stalin.

Un’analisi

Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino e tra i maggiori esperti russi sulla Cina ha dichiarato al Corriere della Sera:

«A Pechino tutti oggi sono coscienti che la loro influenza sulla Russia è in aumento. Ma l’ossessione di Putin per questa guerra è quasi religiosa. Sanno che per lui il futuro della Russia, del suo regime e probabilmente la sua stessa sopravvivenza, dipendono dalla possibilità di non perdere la guerra. Sanno anche che Putin non rinuncia al suo approccio massimalista.

Dunque, malgrado la loro influenza crescente, i cinesi credono di non poter controllare la Russia. Ma pensano anche di non aver niente da guadagnare, allineandosi all’Occidente, nell’isolarla. Se il regime perde la guerra e crolla, non è impossibile che a Mosca si formi un governo filo-occidentale. Dunque per la Cina una sconfitta di Putin in Ucraina sarebbe negativa.

Vista da Pechino, una Russia putiniana non è una minaccia come lo sarebbe una Russia filo-occidentale. Ed è una fonte di armi sofisticate e di materie prime a basso costo. Pechino non vuole aiutare Putin nello sforzo bellico perché Xi resta agnostico sull’esito della guerra. Ma i cinesi non vogliono che la Russia perda. Vogliono che si indebolisca. Se Pechino riesce a tenere a galla il regime russo, può averne vantaggi economici e geopolitici. Le imprese cinesi in Russia occupano lo spazio lasciato dalle imprese occidentali e la Russia sempre di più ha nella Cina il proprio mercato esclusivo o essenziale per gas e petrolio. Putin diventa una sorta di partner inferiore di Xi».