
Tempo di guerra: un anno e 70 giorni. Negli ultimi giorni, le forze russe hanno attaccato nove delle 25 regioni ucraine, provocando la morte di 13 civili nell’oblast di Kherson, 2 nella regione di Dnipropetrovsk, 1 nella regione di Chernikiv. Solo ieri, 23 civili sono rimasti uccisi per i bombardamenti russi nella regione di Kherson, e 46 feriti, di cui due bambini.
Due droni sul Kremlino
Fa discutere la vicenda dell’attacco al Kremlino con due droni denunciato dalla Russia come avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 maggio. Putin non era presente. Mosca ha annunciato misure di ritorsione contro Kiev, e il deputato Aleksei Zhuravlev invita a distruggere l’ufficio del presidente, la Verkhovna Rada [il Parlamento ucraino], lo stato maggiore e gli edifici che ospitano i servizi segreti.
Kiev ribatte di non avere nulla a che fare con tale attacco, che attribuisce invece alle forze di resistenza russe. L’Ucraina, afferma il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, conduce una guerra esclusivamente difensiva e non attacca obiettivi sul territorio della Federazione Russa, perché non risolverebbe alcun problema militare e fornirebbe a Mosca motivi per giustificare i suoi attacchi ai civili. Anche il portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice di non saper nulla del cosiddetto attacco con droni contro il Kremlino, ma ipotizza che sia una escalation voluta da Mosca in vista della parata sulla piazza Rossa il 9 maggio.
Ma intanto, Ukrposhta, il servizio postale ucraino, annuncia l’uscita da domani di un francobollo commemorativo che ritrae l’esplosione causata da un drone vicino al Kremlino: «Amici, storicamente i francobolli Ukrposhta sono forieri di buoni eventi». L’allusione è sicuramente all’affondamento della nave russa che aveva intimato la resa all’Isola dei Serpenti…
Reazioni in Usa ed Europa
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken afferma di non saper niente dell’accaduto, aggiungendo: «inoltre, prendiamo cum grano salis qualunque cosa arrivi dal Kremlino».
Peter Stano, portavoce del servizio di azione esterna dalla Commissione Europea, avverte: «I presunti attacchi con i droni non devono essere usati come pretesto per un’ulteriore escalation della continua aggressione della Russia al di fuori dei suoi confini».
Un’importante fonte del ministero della Difesa britannica ricorda che «Lo sanno tutti che Putin non sta al Cremlino e non c’è nessun vantaggio per l’Ucraina nel colpirlo. Tutto è possibile ma non c’è alcun vantaggio per l’Ucraina nel farlo, non c’è alcun vantaggio militare, tutti sanno che Putin non rimane al Cremlino. Semmai l’episodio è a favore della Russia, che cerca così di ottenere sostegno contro l’Ucraina».
Secondo Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, si tratta di «Un caso lampante di provocazione. Questo episodio dei droni lanciati sul Cremlino, considerando anche le immagini che sono stati distribuite, non è che propaganda». L’operazione «rientra in quelle azioni di “false flag”, falsa bandiera, che si attuano allo scopo di costituirsi un pretesto per fare qualcos’altro». Il generale vede nel racconto troppe contraddizioni. Se fossero velivoli partiti dall’Ucraina «significherebbe che la Russia non ha una difesa aerea, sarebbe un segnale pessimo sulle capacità militari russe». E se si trattasse di sabotatori interni «significherebbe che Putin non ha il controllo del territorio». Putin «ha bisogno di un pretesto per lanciare un’altra mobilitazione che gli consenta di mettere insieme le risorse necessarie per proseguire la guerra».
Mosca punta a conquistare Bakhmut entro il 9 maggio?
Secondo Rbc-Ucraina, Mosca ha un’altra scadenza per l’occupazione di Bakhmut: il 9 maggio, quando nell’ambito delle celebrazioni della vittoria sul nazismo il presidente russo Putin vorrebbe annunciare la fine della guerra e affermare che tutti i suoi obiettivi sono stati raggiunti e l’esercito ucraino è stato sconfitto.secondo l’Intelligence britannica, lo sviluppo delle fortificazioni costruite dalla Russia dall’estate del 2022, non solo vicino alle attuali linee del fronte, ma anche in profondità nelle aree attualmente controllate da Mosca, evidenzia la profonda preoccupazione dei leader russi che l’Ucraina possa compiere una svolta importante. «Tuttavia, è probabile che alcuni lavori siano stati ordinati da comandanti locali e leader civili nel tentativo di promuovere la narrativa ufficiale secondo cui la Russia è minacciata dall’Ucraina e dalla Nato».
Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno affermato che l’offensiva russa nell’Ucraina orientale è fallita. Lo sostiene il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby. Secondo la Casa Bianca 100mila sono le vittime, tra cui 20mila morti, tra le truppe russe da dicembre. Circa la metà delle morti apparterrebbero al Gruppo Wagner. Kirby ha aggiunto che l’offensiva russa su Bakhmut è in stallo ed è fallita.
Prigozhin: ci servono 300 tonnellate di munizioni al giorno
Yevgeny Prigozhin, capo del Gruppo Wagner, ha dichiarato che i suoi soldati hanno bisogno di almeno 300 tonnellate di proiettili d’artiglieria al giorno per continuare l’assalto alla città di Bakhmut. «Trecento tonnellate al giorno corrispondono a 10 container da carico, non molto, ma a noi ne viene fornito non più di un terzo». Prigozhin ha affermato che se il gruppo dovesse morire sarebbe «non per mano dell’esercito ucraino o della Nato, ma a causa dei nostri bastardi burocrati nazionali».
Kiev: tutto pronto per controffensiva
L’Ucraina, invece, dichiara di essere pronta per la controffensiva. Afferma il ministro della difesa Ucraino, Olesii Reznikov: «Sulla controffensiva siamo al traguardo, possiamo dire che è tutto pronto. Non mi limito a sperare, ci credo – sono convinto che molto sia stato fatto per far sì che la controffensiva abbia successo. Perché se non c’è fiducia nei nostri generali, nel nostro Stato Maggiore, dal Capo di stato maggiore ai comandanti non ha senso andare. Tutto deve essere pianificato, pensato».
Cina e India: una novità sul fronte internazionale
Cina e India, finora contrarie a condannare Mosca per l’invasione dell’Ucraina, hanno votato una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu relativa ai rapporti tra le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa in cui si fa esplicito riferimento alla «aggressione della Federazione russa dell’Ucraina». La risoluzione è stata approvata la settimana scorsa con 122 voti favorevoli, 5 contrari e 18 astensioni.
In realtà, Cina e India hanno votato sì nel complesso alla risoluzione dal titolo «Cooperazione tra le Nazioni Unite e regionali e altre organizzazioni: cooperazione tra Nazioni Unite e Consiglio d’Europa», ma si sono astenute sul passaggio più delicato in cui si fa riferimento all’«aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina», e «contro la Georgia prima di quella». Lo precisano fonti diplomatiche alle Nazioni Unite.
La Santa Sede per la pace
Ha sollevato dubbi la dichiarazione di papa Francesco ai giornalisti, durante il volo di ritorno dall’Ungheria, secondo cui è in corso una missione di pace. «Credo che la pace si fa sempre aprendo canali, mai si può fare con la chiusura. Invito sempre ad aprire rapporti, canali di amicizia. Questo non è facile. Lo stesso discorso l’ho fatto con Orban e un po’ dappertutto. Abbiamo parlato di tutte queste cose, non certo di Cappuccetto Rosso. A tutti interessa la strada della pace. Io sono disposto a fare tutto il necessario. Adesso è in corso una missione: per ora non è pubblica, ne parlerò quando sarà pubblica».
L’Ucraina però ha affermato di non essere al corrente di alcuna mediazione del Vaticano per una soluzione del conflitto con la Russia. Stessa cosa ha asserito la Russia, per una volta d’accordo con lo schieramento nemico.
Auspicato un incontro con Kirill
Papa Francesco ha anche affermato che l’incontro con il Patriarca di Mosca Kirill si dovrà fare. «Con il patriarca Kirill ho parlato una sola volta dal momento che è iniziata la guerra, 40 minuti per zoom, poi tramite Anthony, che è al posto di Hilarion, adesso, che viene a trovarmi: è un vescovo che è stato parroco a Roma e conosce bene l’ambiente, e sempre ‘l’incontro tramite lui sono in collegamento con Kirill. C’è sospeso l’incontro che noi dovevamo avere a Gerusalemme a luglio o giugno dell’anno scorso, ma per la guerra si è sospeso: quello si dovrà fare. E poi, con i russi ho un rapporto buono con l’ambasciatore che adesso lascia, ambasciatore da sette anni in Vaticano, è un uomo grande, un uomo comme il faut. Una persona seria, colta, molto equilibrato. Il rapporto con i russi principalmente è con questo ambasciatore».
Altre iniziative
Anche alla domanda dei giornalisti se la Santa Sede risponderà all’Ucraina per il ritorno in patria dei bambini deportati in Russia, la risposta è stata affermativa: «Penso di sì, perché la Santa Sede ha fatto da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri, e tramite l’Ambasciata è andata bene, penso che può andare bene anche questa…Tutti i gesti umani aiutano, invece i gesti di crudeltà non aiutano. Dobbiamo fare tutto quello che umanamente è possibile».
Anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha confermato: «La missione di pace si farà. Mi sorprende che Kiev e Mosca abbiano detto di non esserne a conoscenza».
Al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, mercoledì scorso, papa Francesco ha salutato per primo il metropolita ortodosso Antonij di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Il Papa ha baciato la croce pettorale di Antonij e scambiato con lui doni e battute. In passato Antonij è stato rettore della chiesa di Santa Caterina Martire a Roma, a due passi dal Vaticano
Navalny, una nuova tortura: ascoltare i discorsi di Putin
L’oppositore russo Alexsei Navalny racconta di essere sottoposto in carcere ad una nuova tortura, l’ascolto forzato dei discorsi di Putin diffusi ad alto volume nella sua cella. Spiega però di provare una certa soddisfazione al pensiero che le guardie ritengono l’ascolto dei discorsi del leader del Cremlino «una forma di tortura» e sono costretti a subirla anche loro.
Inoltre, i discorsi di Putin lo aiutano ad addormentarsi felice, perché le bugie del presidente russo sulla guerra in Ucraina lo rassicurano sul fatto di aver preso la decisione giusta. «Il momento in cui Putin dice: “noi non abbiamo iniziato questa guerra, sono loro che l’hanno iniziata e stiamo cercando di concluderla”, arriva proprio mentre mi sono appena sdraiato, mi sono tirato le coperte fin sul mento e ho chiuso gli occhi. Ogni volta, scuoto la testa di fronte all’audacia di questa bugia evidente e poi penso: “ho fatto la cosa giusta”. Meglio essere in carcere che stare con questo tipo di autorità. E mi addormento felice». Lo riferisce il media indipendente Meduza.