Ed eccoci, nel nostro viaggio biblico, al momento in cui non sarei mai voluta arrivare, perché rappresenta la difficoltà maggiore. Siamo arrivati alla guerra santa combattuta in nome del Signore. Intendiamoci: non in nome del Signore degli Eserciti.
Signore degli Eserciti?
Questa traduzione non è corretta perché è riduttiva: il significato della parola zeva’oth è molto più ampio. Zeva’oth è il plurale di zava’, significa schiere e designa prima di tutto le schiere celesti, nel senso degli astri (cfr. Dt 4,19), poi anche degli angeli al servizio del Signore (Gs 5,14). Indica anche le schiere sacerdotali che prestano servizio al tempio (Nm 8,24)), e in senso religioso solo secondariamente designa gli eserciti terreni. Quando il significato è militare, il termine è usato più che altro al singolare.
È rilevante che la parola non compaia in relazione al Signore prima di 1Sm 1,13 (dove si parla di culto); e che sia legata soprattutto alla vicenda di David. Si diffonde nella letteratura profetica e nei salmi. Il senso fondamentale non è guerresco, ma designa Dio come Signore del creato.
Dunque, quando Israele ha combattuto le sue principali guerre – difensive e offensive – questa espressione non era usata a tutelare l’esercito del popolo di Dio. Però le guerre sono state combattute, e molte. Sofferenza – tanta – questa volta non subita, ma inflitta… per ordine di Dio?
Dio vuole la guerra?
Amalek, Edom, Arad, Amorrei, Basan, Moab sono tutti popoli ostili che Israele incontra nel suo cammino verso la terra promessa. Li deve aggirare o affrontare; se li combatte, li sconfigge sterminandoli. Allo stesso modo, con durezza atroce vengono trattati i ribelli all’interno del popolo. Leggiamo un passo del libro dei Numeri.
«Numeri 251 Israele si stabilì a Sittìm e il popolo cominciò a fornicare con le figlie di Moab. 2Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3Israele aderì a Baal-Peor e l’ira del Signore si accese contro Israele.
4Il Signore disse a Mosè: “Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo costoro, davanti al Signore, in faccia al sole, e si allontanerà l’ira ardente del Signore da Israele”. 5Mosè disse ai giudici d’Israele: “Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito a Baal-Peor”.
6Uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. 7Vedendo ciò, Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8seguì quell’uomo di Israele nell’alcova e li trafisse tutti e due, l’uomo d’Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello si allontanò dagli Israeliti. 9Quelli che morirono per il flagello furono ventiquattromila.
10Il Signore parlò a Mosè e disse: 11“Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia collera dagli Israeliti, mostrando la mia stessa gelosia in mezzo a loro, e io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. 12Perciò digli che io stabilisco con lui la mia alleanza di pace; 13essa sarà per lui e per la sua discendenza dopo di lui un’alleanza di perenne sacerdozio, perché egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha compiuto il rito espiatorio per gli Israeliti”.
14L’uomo d’Israele, ucciso con la Madianita, si chiamava Zimrì, figlio di Salu, principe di un casato paterno dei Simeoniti. 15La donna uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbì, figlia di Sur, capo della gente di un casato in Madian.
16Il Signore parlò a Mosè e disse: 17“Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli, 18poiché essi sono stati nemici per voi con le astuzie che hanno usato con voi nella vicenda di Peor e di Cozbì, figlia di un principe di Madian, loro sorella, che è stata uccisa il giorno del flagello causato per il fatto di Peor”».
Anche nel capitolo 31 troviamo guerra contro Madian; Mosè fa uccidere tutti i nemici, anche i fanciulli maschi, serbando le fanciulle come preda di guerra. La storia sacra si sta trasformando in una serie di ammazzamenti.
Mentre Israele si avvicina alla Terra Promessa, dunque, cresce la violenza del suo comportamento. Ormai non è il Signore che combatte per il suo popolo sommergendo gli egiziani nel Mar Rosso, è direttamente a Israele che si ordina di sconfiggere i nemici e di ucciderli.
La legge dello sterminio
Non posso negare, nel libro del Deuteronomio che ricapitola le vicende dei quarant’anni nel deserto, l’esistenza della legge dello sterminio (cherem):
«Dt 7, 1 Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, 2 quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia.
3 Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, 4 perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l’ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe.
5 Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. 6 Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra.
7 Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, 8 ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto. 9 Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l’amano e osservano i suoi comandamenti…
12 Per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservate e messe in pratica, il Signore tuo Dio conserverà per te l’alleanza e la benevolenza che ha giurato ai tuoi padri. 13 Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo: il tuo frumento, il tuo mosto e il tuo olio, i parti delle tue vacche e i nati del tuo gregge, nel paese che ha giurato ai tuoi padri di darti. 14 Tu sarai benedetto più di tutti i popoli e non ci sarà in mezzo a te né maschio né femmina sterile e neppure fra il tuo bestiame. 15 Il Signore allontanerà da te ogni infermità e non manderà su di te alcuna di quelle funeste malattie d’Egitto, che bene conoscesti, ma le manderà a quanti ti odiano.
16 Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore Dio tuo sta per consegnare a te; il tuo occhio non li compianga; non servire i loro dèi, perché ciò è una trappola per te».
Allora, nel nostro viaggio biblico all’interno del problema della sofferenza, qui ci troviamo di fronte, contraddittoriamente, ad una sofferenza inflitta agli altri. Analizziamo il testo.
Contesto storico
In realtà i contesti storici sono due: quello degli eventi descritti, da collocarsi nel XIII secolo a.C., al tempo dell’insediamento di Israele in Palestina; quello della narrazione deuteronomica, messa per scritto molto tempo dopo, approssimativamente nel VII secolo a.C.
L’evento storico
L’insediamento di Israele nella terra di Canaan è stato probabilmente graduale e differenziato secondo le varie tribù e regioni, non repentino e uniforme. Certamente avrà implicato scontri con le popolazioni stanziali del luogo; la Palestina non era uno stato unitario, ma una costellazione di città stato con mura fortificate, legate da interessi comuni. C’è una priorità: sopravvivere e stabilizzarsi. La realtà della guerra è innegabile. Israele è un popolo di un’epoca in cui le questioni si discutono con l’uso della forza. È abituato a sentir parlare il linguaggio della violenza. È il linguaggio normale del tempo.
Il contesto del narratore
Quando queste antiche tradizioni vengono messe per scritto, i secoli sono passati.
Israele ha lasciato lo stato tribale ed è divenuto una monarchia, ridotta adesso però al solo regno di Giuda o di Gerusalemme, cui si mantiene fedele, con la tribù di Giuda, quella di Levi con una parte della piccola tribù di Beniamino; mentre le dieci tribù del nord sono state disperse dalla deportazione assira, un esilio senza ritorno.
C’è una priorità: mantenersi fedeli all’alleanza del Signore con il suo popolo. La riforma promulgata con il Codice legislativo deuteronomico, ed attuata da Giosia, centralizza il culto portando tutti i principali riti al tempio di Gerusalemme.
Ma il popolo deve anche guardarsi dall’idolatria; infatti, i modelli idolatrici dominanti nella cultura del tempo (il monoteismo di Israele è una goccia in un oceano politeistico e idolatra) rischiano di contaminarlo. Occorre, quindi, radicalità. Anche qui, con la mentalità tipica del tempo, distruggere il peccato implica distruggere il peccatore: le due cose non si distinguono.
Lo cherem
La parola che traduciamo con sterminio vorrebbe dire, in realtà, un’altra cosa. Il verbo charam significa votare al Signore; ciò che è votato, consacrato al Signore non può più essere toccato dall’uomo, può essere solo distrutto. Il valore è strettamente religioso ed etico: non ci può essere commistione con ciò che è stato vietato.
Anche questa prudenza dipende dalla mentalità dell’epoca: il malvagio, l’impuro contamina i buoni, i puri, bisogna starne lontani.
Questi sono i dati che abbiamo a disposizione. La prossima volta cercheremo di fare una sintesi.
Tempo di guerra
Centodiciassettesimo giorno
Intelligence britannica: «Nel conflitto in Ucraina fino ad oggi, l’aviazione russa ha avuto una scarsa performance. La sua incapacità di fornire costantemente potenza aerea è uno dei fattori più importanti alla base del limitato successo della campagna russa. Alcune delle cause alla base delle sue difficoltà riecheggiano quelle delle forze di terra russe. Per anni, gran parte dell’addestramento aereo della Russia è stato probabilmente programmato per impressionare gli alti funzionari, piuttosto che sviluppare dinamiche tra gli equipaggi aerei.
A tutt’oggi l’aviazione russa ha mostrato scarsi risultati. L’incapacità di fornire costantemente la superiorità aerea è uno dei fattori più importanti. Per questo la campagna russa ha progressi molto limitati. Sebbene la Russia abbia un elenco impressionante di aerei militari moderni e pronti per il combattimento, la sua aeronautica non è quasi certamente riuscita a sviluppare le competenze di cui ha bisogno. Ciò ha portato a un impiego maggiore del previsto di forze di terra e di missili da crociera, che probabilmente saranno presto esauriti».
Il New York Times ha identificato, tramite foto, più di 2000 munizioni usate dalla forze russe in Ucraina, «una vasta maggioranza delle quali non guidata». Oltre 210 munizioni appartengono a tipologie ampiamente bandite in base a vari trattati internazionali. «Quasi tutte erano munizioni a grappolo, comprese le loro sub-munizioni, che pongono un grave rischio per i civili per decenni dopo la fine della guerra… più di 330 altre armi sembrano essere state usate contro o vicino strutture civili».
Trasferimenti forzati
Intelligence britannica: sia in Ucraina che in Siria, Mosca ha usato «corridoi “umanitari” dichiarati unilateralmente come meccanismo per manipolare lo spazio di battaglia e imporre il trasferimento forzato delle popolazioni. È probabile che i civili ucraini intrappolati a Severodonetsk siano sospettosi di utilizzare il corridoio proposto» dalle forze russe nei giorni scorsi, perché «li porterebbe verso la città di Svatova, più in profondità nel territorio occupato dai russi».
La Russia dichiara di aver «evacuato da zone pericolose dell’Ucraina e del Donbass» oltre 1,9 milioni di ucraini in Russia, 307.423 dei quali sono bambini. I media ucraini parlano di «deportazione». La vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ribatte: «Ho il dato di quanti sono stati deportati in totale, ed è leggermente diverso da quello fornito dalla Russia. Ma capite che la Russia non dice mai la verità. Dicono che si tratta di quasi due milioni di persone. Secondo i nostri servizi di intelligence si tratta di circa 1,2 milioni di persone»; i bambini sono 240.000, di cui 2.000 orfani.
L’Onu ha espresso preoccupazione per il rischio di adozione forzata di bambini ucraini in Russia, in particolare per i bambini che vivono in istituti e collegi nell’est del Paese e che non sono necessariamente orfani. «La Commissione d’inchiesta sull’Ucraina ritiene necessario indagare ulteriormente sui rapporti riguardanti il presunto trasferimento di bambini collocati in istituti nei territori temporaneamente occupati dalla Federazione Russa».
Comunità internazionale
Il Consiglio nazionale per i diritti umani in Marocco (Cndh) ha invitato le autorità russe a garantire un «processo equo» in appello al giovane marocchino condannato a morte come mercenario dai separatisti filorussi per aver combattuto con l’esercito ucraino. La presidente della Cndh Amina Bouayach ha contattato l’Alto Commissario per i diritti umani in Russia per «prendere le misure necessarie per garantire a Brahim Saadoun un processo equo durante il suo giudizio d’appello».
Guerra economica
La Russia scalza l’Arabia Saudita divenendo il principale fornitore di petrolio della (quasi 8,42 milioni di tonnellate) Cina con un forte sconto sui prezzi (dati diffusi dall’Amministrazione generale delle Dogane cinesi).
Ministero degli Esteri ucraino: «Negli ultimi mesi abbiamo esportato via terra una media di 1,5 milioni di tonnellate di grano, per ferrovia e su strada». Le infrastrutture e la logistica europee non sono pronte per la quantità di grano esportata dall’Ucraina. Notevoli gli sforzi di Polonia, Germania e altri paesi per costruire hub di transito ai confini, accelerando il passaggio dei treni con il grano ucraino fino ai porti dove può essere caricato sulle navi.
Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto: «Abbiamo offerto di lasciar passare attraverso il territorio dell’Ungheria e di facilitare il passaggio di qualsiasi consegna di cibo dall’Ucraina destinata a varie parti del mondo, principalmente in Nord Africa e in Medio Oriente».
Profughi
42/esimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane con il contributo, in videocollegamento del neopresidente, il cardinale Matteo Zuppi: 12.700 profughi arrivati nel nostro Paese dall’Ucraina, di cui oltre 5.600 minori, sono stati già accolti in 145 diocesi italiane.
Cento diciottesimo giorno
Intelligence britannica: «La capacità di difesa costiera ucraina ha ampiamente neutralizzato la capacità della Russia di stabilire il controllo del mare e proiettare forze marittime nel Mar Nero nordoccidentale». Kiev ha utilizzato con successo contro i russi i missili anti-nave Harpoon donati dall’Occidente, distruggendo il rimorchiatore Spasatel Vasily Bekh mentre era in missione di rifornimento vicino all’Isola dei Serpenti.
Governatore della regione di Lugansk: L’esercito russo sta infliggendo distruzioni catastrofiche a Lysychansk, una città vicina a Severodonetsk. «Le ultime 24 ore sono state difficili» per le forze ucraine.
Ministero della Difesa ucraino: Almeno sette battaglioni bielorussi sono concentrati vicino al confine ucraino. A lanciare l’allarme è il portavoce del Oleksandr Motuzyanyk al Kyiv Independent, precisando che questi battaglioni comprendono dai 3.500 ai 4.000 unità e che ci sono anche truppe russe dispiegate in Bielorussia. La stessa fonte ha aggiunto che l’esercito bielorusso ha circa 60.000 soldati, ma il presidente Alexander Lukashenko intende aumentarne il numero di 20.000.
Centodiciannovesimo giorno
Institute for the Study of War: Le forze russe «stanno avanzando con successo nella direzione di Lysychansk da Sud, invece di attraversare il fiume da Severodonetsk, minacciando così le difese ucraine».
Speriamo che sia vero
Viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov: La priorità assoluta della diplomazia russa è prevenire un conflitto diretto tra potenze nucleari. «Tenendo conto dei rischi di un’ulteriore escalation della crisi ucraina e dell’imprevedibilità generale dell’evoluzione della situazione internazionale, la priorità incondizionata della diplomazia russa è prevenire un conflitto diretto tra potenze nucleari e mantenere un dialogo. Oggi, è estremamente importante il lavoro per garantire la stabilità strategica, preservare i regimi di non proliferazione delle armi di distruzione di massa e migliorare la situazione nel campo del controllo degli armamenti».
Speriamo che non sia vero
Margarita Simonyan, direttrice della testata russa RT, ha detto apertamente al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, alla presenza di Vladimir Putin, di sperare in una carestia che affami il mondo e metta in crisi il mondo occidentale. La carestia globale non sarebbe solo una conseguenza della guerra voluta dalla Russia ma una strategia per esercitare pressioni sulla comunità internazionale e far revocare le sanzioni… Fonte: https://www.linkiesta.it/2022/06/rt-simonyan-russia-carestia/