Tempo di guerra: 350 giorni. Il conflitto è ormai alla soglia del compimento di un intero anno.
Vittime
Secondo il ministero della Difesa britannico, Kherson è la grande città ucraina più costantemente bombardata al di fuori del Donbass: forse per scoraggiare eventuali contrattacchi di Kiev attraverso il fiume Dnipro. Domenica scorsa l’esercito russo ha bombardato atrocemente Kherson tutto il giorno, con un bilancio di sei civili uccisi. È stata la regione più colpita (42 volte), con artiglieria, sistemi missilistici a lancio multiplo, mortai, carri armati e veicoli da combattimento di fanteria, prendendo di mira un ospedale, un porto, una scuola, una stazione degli autobus, un ufficio postale, una banca ed edifici residenziali. A queste vittime se ne sono aggiunte in seguito altre tre. Le forze russe hanno colpito per la quarta volta anche il centro di riabilitazione per bambini.
Le regioni colpite, oltre al Kherson, sono Donetsk, Kharkiv, Sumy, Mykolaiv, Chernihiv, Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Lugansk.
Il bombardamento di un edificio residenziale a Kharkiv ha ucciso una persona e ne ha ferite altre tre. Un bombardamento russo ha colpito abitazioni private nella città di Barvinkovo, nel distretto orientale di Izyum, uccidendo due fratelli e ferendo il padre. In un successivo bombardamento, le forze russe hanno ucciso due persone nell’oblast di Kharkiv.
Quattro persone sono state uccise durante gli attacchi russi nella regione di Donetsk: due a Bakhmut, un bambino di 12 anni e un uomo, uno a Paraskoviivka e uno a Vuhledar. Kramatorsk ha registrato due morti.
Colpita la sinagoga e la yeshivah
Il 2 febbraio un missile russo ha colpito un’antica sinagoga nella città di Huliaipole nella regione di Zaporizhzhia. È la seconda volta che questo luogo viene bombardato dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Lo riferisce il sito della comunità ebraica romana. Il Rabbino Capo Moshe Reuven Azman ha dichiarato: «A nome della comunità ebraica dell’Ucraina condanno fermamente il bombardamento russo sulla sinagoga della città di Huliaipole. Dovrebbe essere vietato colpire i luoghi sacri durante un conflitto armato. Questo accordo è stato violato dai russi. Mi aspetto la condanna di questo atto criminale da parte dei leader mondiali». Nel marzo dello scorso anno un missile russo aveva colpito anche una Yeshivah Chabad, una scuola per lo studio dei testi sacri, a Kharkiv, fortunatamente senza vittime. Nella struttura, che ha subìto danni ingenti, si trovano una scuola ebraica e una sinagoga.
Situazione bellica
L’Institute for the Study of war ritiene che ancora una volta Putin potrebbe aver sovrastimato le capacità militari della Russia in quanto non vi è nessuna indicazione che le forze russe abbiano ripristinato sufficiente potenza di combattimento per poter occupare l’intero oblast di Donetsk entro marzo come Putin sembra abbia ordinato.
Inoltre l’Isw sottolinea come l’alta richiesta di passaporti russi (il 40% in più nel 2022 rispetto al 2021) sia un segnale di fallimento degli sforzi del Cremlino per motivare la popolazione a sostegno della guerra. Secondo il Ministero della Difesa britannico, la Russia non dispone quasi certamente delle munizioni e delle unità di manovra necessarie per un’offensiva di successo. «Le forze russe sono riuscite a guadagnare solo alcune centinaia di metri di territorio a settimana. Questo è quasi certamente dovuto al fatto che la Russia non dispone delle munizioni e delle unità di manovra necessarie per un’offensiva di successo. È probabile che i comandanti di alto livello facciano piani che richiedono unità sotto organico e inesperte per raggiungere obiettivi irrealistici, a causa delle pressioni politiche e professionali».
Un’altra arma: la disinformazione
L’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell ha denunciato: «La Russia usa la manipolazione dell’informazione come un’arma, perché la guerra in Ucraina non si combatte solo con i proiettili: questa battaglia è in corso, il ministro Lavrov gira l’Africa e diffonde menzogne sulle responsabilità della guerra e sugli effetti che ha sul mondo. La Russia usa migliaia di persone, ha industrializzato la disinformazione, è un’arma, che fa male, uccide, uccide la capacità delle persone di capire cosa accade: se l’informazione è tossica, la democrazia non può funzionare».
La protesta dei fiori
Ormai sono 60 le città russe dove i cittadini continuano a deporre fiori in memoria dei morti di Dnipro, in una protesta contro la guerra in Ucraina. A San Pietroburgo vi sono sette memoriali spontanei, dove la gente continua a portare fiori, candele e giocattoli sotto i monumenti di poeti ucraini Taras Shevchenko e Lesya Ukrainka, o di vittime dello stalinismo. Questo, in riferimento alla tragedia di Dnipro, la città in cui il 14 gennaio un missile da crociera russo Kh-22, progettato contro le navi da guerra, ha ucciso in un condominio 46 civili, fa cui sei bambini.
Le autorità hanno smantellato più volte i memoriali spontanei, ed arrestato già sette persone, ma la «protesta dei fiori» non si ferma. Come ha spiegato una donna mentre deponeva un fiore al memoriale nella città siberiana di Novosibirsk, « È una dichiarazione contro la guerra, non è solo lutto peri morti di Dnipro». E un uomo a Khanty-Mansiisk, nella Siberia occidentale: «Ho deciso di portare fiori per dimostrare che non tutti i russi mancano di compassione verso gli ucraini».
Per molti è un modo di sentirsi parte di un movimento più ampio. Dice Zachar, che ha deposto fiori a San Pietroburgo: «Non è per i morti, ma per i vivi. Abbiamo bisogno di sapere che non siamo soli». E una donna di Pskov: «Provo un’incredibile vergogna per il mio paese e l’incapacità di dare aiuto in qualche, se non con questi piccoli gesti. La gente contro la guerra in questa città deve capire che siamo in tanti».
A 17,6 milioni di persone serve assistenza umanitaria
Il capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha affermato: «Mentre ci avviciniamo al traguardo di un anno di guerra, 17,6 milioni di persone, quasi il 40% della popolazione in Ucraina, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di 7 mila civili sono stati uccisi e questi sono solo i dati confermati dall’Onu ma il numero effettivo è sicuramente più alto. Quasi 8 milioni di persone sono fuggite nei Paesi vicini e 5,3 milioni di persone sono sfollati interni. Abbiamo fornito assistenza a 15,8 milioni di persone, e alla vigilia di questo orribile traguardo di un anno di conflitto, abbiamo ancora molto da fare. Chiedo a tutti noi di andare avanti con rinnovato vigore per dare al popolo ucraino la pace e il sostegno di cui ha bisogno e che merita».
La data del Natale
Cambia la data del Natale per gli ucraini: a partire da quest’anno sarà per la maggior parte di loro il 25 dicembre, come i cattolici latini, e non più il 7 gennaio, il giorno della festa per gli ortodossi e soprattutto per Mosca. La Chiesa greco-cattolica lo ha già annunciato ufficialmente con una storica decisione che la guerra ha contribuito ad accelerare. Una scelta analoga potrebbe essere presa dagli ortodossi ucraini che si sono staccati dal Patriarcato di Mosca e che hanno dichiarato la loro Chiesa «autocefala».
Le feste legate al Natale vengono così uniformate al calendario gregoriano adottato da tutto l’Occidente, mentre per la Pasqua rimangono al momento le date del calendario giuliano. Ma questa è una fase transitoria: sulla data della Pasqua c’è una riflessione più vasta e nel 2025, quando si celebreranno i 1700 anni del Concilio di Nicea, potrebbe essere presa una decisione per riunificare la data della Pasqua tra cattolici e ortodossi. Un percorso in questa direzione è stato annunciato nei mesi scorsi dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, e anche papa Francesco più volte ha auspicato questa riunificazione della data della Pasqua per tutti i cristiani.
Zelensky offre aiuto alla Turchia colpita dal sisma
L’Ucraina ha offerto aiuto alla Turchia, colpita da un forte terremoto, per condurre operazioni di soccorso: lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, porgendo le proprie condoglianze «al presidente della Turchia Erdogan, così come a coloro che nella società siriana hanno perso i propri cari e la casa». Il ministero dell’Interno e il servizio per le situazioni di emergenza stanno inviando in Turchia una squadra combinata di ricerca e soccorso composta da 87 persone, tra cui 10 piloti di aerei e veicoli, per aiutare ad affrontare le conseguenze del sisma che ha colpito il Paese. Si parla di oltre 12.000 morti e 37.000 feriti.