Tempo di guerra: 15 mesi e 10 giorni

Dnipro, un ospedale dopo l’attacco del 26 maggio 2023. Di Dsns.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132349610

Tempo di guerra: 15 mesi e 10 giorni. Fra le notizie di questi ultimi giorni spicca l’attacco missilistico contro una clinica nella città di Dnipro. Bilancio delle vittime: quattro morti e trenta feriti. A questi devono essere aggiunti un morto nella regione di Dnipro, tre nella regione di Zaporizhzhia, due nel Kherson, sette morti nel Donetsk, uno a Kiev, uno nel Dnipropetrovsk. Un’esplosione nell’area del servizio di emergenza a Kharkiv ha ucciso due cadetti, di 21 e 22 anni. 

Kiev: bombardamenti russi sulla capitale

Fuoco sul territorio del Distretto Darnytskyi di Kiev dovuto allìattacco di due droni nella notte del 30 maggio 2023. Di Mvs.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132474025

Particolarmente colpita Kiev. Nell’attacco aereo russo di una sola notte sono state uccise tre persone tra cui due bambini, ma altri ve ne sono stati che hanno fatto vittime. La capitale ucraina è stata attaccata regolarmente durante tutto il mese di maggio.

Cosa succede a Bakhmut?

Soldati ucraini rilasciati durante lo scambio di prigionieri del 25 maggio 2023. 106 persone sono tornate in Ucraina. Di Mvs.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132324082

La Russia ha rilasciato 106 prigionieri ucraini catturati a Bakhmut Il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak ricorda: «Hanno combattuto per Bakhmut e hanno compiuto un’impresa che ha impedito al nemico di avanzare in profondità a Est. Ognuno di loro è un eroe». Tra coloro che sono tornati dalla prigionia, 68 erano considerati dispersi. Alcuni hanno ferite, ustioni, fratture. Il più anziano ha 59 anni, il più giovane ne ha 21. Finora sono stati rilasciate 2.430 persone, 139 i civili.

Il giallo di Bakhmut

Secondo Prigozhin, è iniziato il ritiro del gruppo Wagner da Bakhmut, ma Kiev afferma che le truppe ucraine controllano la periferia sud-occidentale della città. Unità dell’esercito regolare russo hanno sostituito le unità di Wagner nei sobborghi.

Per diversi mesi consecutivi, i russi hanno avanzato verso est in quattro direzioni: Avdiivskyi, Marinskyi, Lymanskyi e Bakhmutskyi. Successivamente le forze russe sono diventate periodicamente attive in altre due direzioni: Shakhtarskyi e Kupianskyi, ricorda l’Ukrainska Pravda. «Durante questo periodo, il nemico non è riuscito a entrare nei confini delle regioni di Donetsk e Lugansk. Il nemico è esausto e ora sta sostituendo le truppe e riorganizzandosi».

Secondo l’analisi dello statunitense Isw (Institute of the study of war), i continui contrattacchi ucraini sui fianchi di Bakhmut, sferrati con successo, potrebbero complicare l’operazione dell’esercito russo di sostituirsi ai militari di Wagner, che a quanto pare hanno dovuto arretrare di un chilometro. Le forze ucraine hanno conquistato posizioni elevate lungo l’autostrada E40 (da Bakhmut a Slovyansk), sono avanzate verso Klishchiivka e hanno attraversato il canale Siverskyi Donets, forse minacciando di accerchiare l’insediamento. Le forze russe potrebbero aver riconquistato posizioni limitate a ovest di Klishchiivka ma l’intensità dei loro attacchi si è molto ridotta. Come fa notare il rappresentante delle forze armate orientali, nonostante i cosiddetti successi e gli obiettivi dichiarati raggiunti, le truppe russe non sono riuscite a stabilire completamente il controllo su Bakhmut in 10 mesi. 

Mosca sta perdendo l’iniziativa nel conflitto

Secondo il ministero della Difesa britannico, dall’inizio di maggio la Russia sta perdendo sempre di più l’iniziativa nel conflitto in Ucraina, reagendo alle azioni delle forze di Kiev piuttosto che perseguire in modo attivo i suoi obiettivi bellici. Le forze non impegnate sono state inviate a colmare le lacune nella linea del fronte intorno a Bakhmut. Le forze russe hanno avuto scarso successo nei loro obiettivi di neutralizzare le difese aeree e distruggere le forze di contrattacco ucraine. Sul terreno, Mosca ha schierato di nuovo le forze di sicurezza per reagire agli attacchi partigiani nelle regioni occidentali della Russia.

Un grosso successo ha avuto il servizio «Voglio vivere» lanciato presso i soldati russi nel settembre 2022. Lo scorso marzo, secondo Kiev, sono state registrate più di 3.000 chiamate, oltre il doppio rispetto alle precedenti cifre mensili. L’aumento dei contatti per la resa, dicono le autorità, potrebbe essere collegato alla controffensiva ucraina attesa prima dell’estate per riconquistare i territori occupati dai russi.

Il giallo dei droni

Per due volte Mosca ha denunciato incursioni di droni sulla capitale russa, a 450 chilometri dal confine ucraino in linea d’aria. I primi due droni erano stati fatti esplodere sulla cupola del Palazzo del Senato del Cremlino. Nessuna vittima, pochi danni materiali, solo due tegole del manto in rame a copertura del tetto da sostituire, ma impatto simbolico enorme perché raggiungono il centro del potere in Russia.

Le reazioni

Il primo raid nel cuore di Mosca dall’inizio del conflitto ha scatenato l’ira di Putin che minaccia Kiev: «Ci spinge a reagire». Gli Usa fanno sapere che non sostengono attacchi all’interno del territorio russo. Il ministro degli Esteri britannico Cleverly sostiene che l’Ucraina ha diritto a colpire oltre confini: «È autodifesa». L’Unione Europea afferma di non saperne niente e chiede a Mosca «di non usare questi incidenti come scusa per aumentare ulteriormente la pressione violenta sull’Ucraina».

Il capo del gruppo mercenario russo Wagner, Evgheni Prigozhin, si scaglia contro il ministero della Difesa, accusandolo di aver consentito l’attacco con i droni contro Mosca. L’ex ministro degli Esteri russo negli anni Novanta, Andrei Kozyrev, da anni residente in Usa, ipotizza che  l’attacco con i droni a Mosca possa essere stato organizzato dal Cremlino per giustificare mobilitazioni di soldati. L’ex ministro dell’era Eltsin aveva già paragonato l’attacco di droni contro il Cremlino del 3 maggio all’incendio del parlamento di Berlino nel 1933, che servì come scusa ad Adolf Hitler per abolire i diritti civili e molto probabilmente fu organizzato dagli stessi nazisti.

Il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak dichiara: «Ovviamente siamo lieti di guardare e prevedere un aumento del numero di attacchi. Ma ovviamente non abbiamo nulla a che fare direttamente con questo».

Poiché Mosca accusa l’Occidente di tacere davanti a questi attacchi, il portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric, ribatte: «Non c’è paragone tra i recenti attacchi con droni su Mosca ed i continui e massicci attacchi delle forze russe sulle città ucraine. Naturalmente condanniamo qualsiasi attacco ai civili e alle infrastrutture civili, ovunque essi si verifichino. Ma credo sia anche importante sottolineare che non c’è paragone tra i recenti attacchi a Mosca e i massicci attacchi che stiamo continuando a vedere sulle città ucraine».

Bombe su Belgorod

La Russia denuncia inoltre attacchi ucraini sulla regione russa di Belgorod, con morti e feriti, e un tentativo di invasione del territorio russo da parte di gruppi terroristici ucraini con fino a due compagnie di fanteria motorizzata rinforzate da carri armati. Questi attacchi sono rivendicati dai partigiani russi filo-ucraini della Legione Libertà della Russia, i quali da parte loro denunciano i continui bombardamenti russi sulla stessa regione russa di Belgorod per cercare di colpire in ogni modo le forze partigiane. «Il nemico sta inondando di fuoco gli insediamenti, incurante delle vittime civili… Vista la minaccia per i civili, abbiamo concordato con il comando ucraino l’apertura di corridoi umanitari per i residenti di Belgorod che stanno soffrendo a causa dei bombardamenti dell’esercito del regime. Così chiunque abbia bisogno di aiuto per consenso volontario può essere evacuato in profondità in Ucraina». 

Il loro comandante ha dichiarato che i partigiani russi hanno migliaia di candidati in attesa di unirsi ai loro ranghi e che continueranno a fare incursioni al confine fino a quando la loro forza non sarà abbastanza grande per lanciare un assalto a Mosca: «Abbiamo capacità serie. Abbiamo mortai, veicoli corazzati, [lanciamissili portatili] stinger, sistemi anticarro portatili e un’unità di ricognizione con droni molto efficace».

Servono aiuti umanitari per 18 milioni di ucraini

Il governo britannico lancia un appello: «Quasi 18 milioni di persone hanno bisogno di urgente supporto umanitario a causa delle azioni del Cremlino. L’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia ha provocato una grave crisi umanitaria che ha colpito milioni di civili in tutto il Paese. Nonostante le dichiarazioni del Cremlino di non attaccare i civili o le infrastrutture civili. Questa è una guerra costruita sulle menzogne».

La Chiesa ortodossa ucraina cambia il calendario

La Chiesa ortodossa ucraina ha annunciato di aver deciso di cambiare il calendario e celebrare il Natale il 25 dicembre. Con questa decisione si allontana dalla Russia, insieme alla quale precedentemente i cristiani ucraini, la maggior parte ortodossi, celebravano il Natale il 7 gennaio. La spinta definitiva ad assumere questa decisione è stata data dall’aggressione della Russia: così ha affermato la Chiesa ortodossa ucraina in una nota. Oggi, il calendario giuliano è percepito come correlato alla cultura della Chiesa russa.

Missione di pace del Vaticano

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, sarà l’interlocutore di Kiev e di Mosca nella missione di pace in Ucraina. Lo ha spiegato il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, esprimendo compiacimento per la disponibilità di Mosca di ricevere anche l’ inviato del Papa. Si sta ragionando sulle date per intraprendere la missione.
Quanto al fatto che Kiev ha detto di non essere disposta ad una mediazione, Parolin ha detto: «Kiev, da quanto riportato dai media, non sarebbe disposta ad una mediazione nel senso stretto ma la missione non ha come scopo immediato la mediazione, quanto piuttosto di creare un clima, aiutare ad andare verso una soluzione pacifica».