Vediamo le notizie salienti di questo tempo di guerra: 1 anno e 40 giorni.
Continua la battaglia per Bakhmut
Secondo l’Intelligence della Difesa britannica, i combattimenti nella città di Bakhmut stanno continuando, anche se gli assalti russi sono a un livello ridotto rispetto alle ultime settimane. «Uno dei risultati principali delle recenti operazioni ucraine è stato probabilmente quello di respingere i combattenti russi del Gruppo Wagner dalla rotta 0506», una piccola strada di campagna che però è diventata una linea di rifornimento fondamentale per i difensori ucraini.
«Il 26 marzo i media russi hanno affermato che Wagner ha preso il pieno controllo del complesso industriale Azom a nord del centro di Bakhmut. Tuttavia, l’area rimane probabilmente contesa, come lo è stata negli ultimi quindici giorni. Con Wagner che ha ora confermato il rilascio di almeno 5.000 combattenti prigionieri, la carenza di personale sta probabilmente ostacolando gli sforzi offensivi russi nel settore».
Secondo il capo dello stato maggiore Usa, il generale Mark Milley, il gruppo mercenario Wagner sta subendo un’enorme quantità di perdite nell’area di Bakhmut: «la battaglia per la città si è trasformata in un massacro per i russi. Probabilmente si tratta di 6mila mercenari effettivi e altre 20 o 30mila reclute, molti arrivano dalle carceri. Gli ucraini stanno attuando una difesa molto efficace che si è rivelata costosa per i russi. Negli ultimi 21 giorni, i russi non hanno fatto alcun progresso a Bakhmut».
Obiettivi mancati
Il ministero della Difesa britannico sottolinea il fallimento del capo di Stato maggiore russo, il generale Valery Gerasimov, da gennaio di quest’anno alla guida dell’«operazione speciale». «Il mandato di Gerasimov è stato caratterizzato dallo sforzo di lanciare un’offensiva invernale generale con l’obiettivo di estendere il controllo russo su tutta la regione del Donbass. Ottanta giorni dopo, è sempre più evidente che questo progetto è fallito». I guadagni marginali ottenuti dai russi lungo il fronte del Donbass sono costati decine di migliaia di vittime, «sperperando in gran parte il vantaggio temporaneo ottenuto dalla “mobilitazione parziale” dell’autunno».
Perdite
Secondo il Ministero della Difesa ucraino, le perdite totali dell’esercito russo ammonterebbero, ad oggi, a 175.690 soldati (inclusi 530 soldati morti nelle ultime 24 ore), 3.627 carri armati, 6.999 veicoli corazzati da combattimento, 5.562 veicoli e serbatoi di carburante, 2.697 sistemi di artiglieria, 528 sistemi di lancio multiplo, 280 sistemi di difesa aerea, 306 aerei, 291 elicotteri, 2.277 droni e 18 navi.
Il presidente russo Vladimir Putin cerca di reintegrare l’esercito con la firma di un decreto sulla chiamata di primavera per il servizio militare che riguarda 147.000 persone dai 18 ai 27 anni.
Stando all’analisi dell’Intelligence britannica, fra le 200mila vittime russe cadute a seguito dell’invasione dell’Ucraina, «una significativa minoranza di queste è stata dovuta a cause non legate al combattimento». In particolare, per ragioni collegate all’abuso di alcool. Lo scorso 27 marzo «un canale di notizie russo Telegram ha riferito di un numero “estremamente elevato” di incidenti, crimini e decessi legati al consumo di alcol tra le forze russe… Altre cause principali di vittime non in combattimento includono probabilmente esercitazioni con armi scadenti, incidenti stradali e lesioni climatiche come l’ipotermia». Gli stessi comandanti russi «identificano il diffuso abuso di alcool come particolarmente dannoso per l’efficacia in combattimento. Tuttavia, visto che il consumo eccessivo di alcool è diffuso in gran parte della società russa», questo abuso «è stato a lungo visto come una componente tacitamente accettata della vita militare, anche nelle operazioni di combattimento».
Vittime civili ucraine
Un bambino di 5 mesi e la sua nonna sono rimasti uccisi insieme ad altre tre persone nel corso di un bombardamento dell’artiglieria russa su Avdiivka nel Donetsk. La madre e il padre del bambino sono rimasti feriti.
Nel villaggio di Dvurechnaya, nella regione di Kharkiv, un civile è rimasto ucciso. Quattro le vittime nelle zone residenziali della regione di Kherson, bombardate per 54 volte in sole 24 ore; altre nei paesi vicini.
Sei i morti a causa delle bombe russe a Konstantinovka, a soli 20 km di distanza da Bakhmut. Sono rimasti danneggiati 16 condomini, otto case private, un asilo e un edificio dell’amministrazione pubblica statale.
In uno degli insediamenti della comunità di Novoslobodskaya, nella regione di Sumy, colpi di mortaio sparati dall’esercito russo hanno colpito hanno colpito un camion del latte uccidendo l’autista e lo spedizioniere.
Medvedev: Zelensky sarà punito da Dio per le sue azioni contro il clero
Secondo il vice capo del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky affronterà non solo il giudizio umano ma anche quello di Dio per le azioni contro il clero filorusso del monastero delle Grotte di Kiev. Le autorità giudiziarie ucraine hanno posto agli arresti domiciliari il metropolita filorusso Pavel del medesimo monastero per attività antiucraine.
Un attentato uccide un blogger russo
Il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale sull’esplosione della bomba che ha ucciso il corrispondente militare Vladlen Tatarsky. Il corrispondente militare e blogger russo Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky, è rimasto ucciso nell’esplosione di un ordigno in un bar di San Pietroburgo. Aveva partecipato al Cremlino alla cerimonia con cui Vladimir Putin firmò l’annessione unilaterale delle quattro regioni ucraine del Donbass (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia) lo scorso settembre. Nell’attentato sono rimaste ferite 40 persone con diversi livelli di gravità.
Le autorità russe hanno arrestato e incriminato per questo atto di terrorismo Darya Trepova, una 26enne dissidente che ha confessato di aver consegnato al giornalista nazionalista una statuetta che poi è esplosa uccidendolo domenica in un caffè di San Pietroburgo. Non c’è conferma che la donna fosse a conoscenza della reale natura del pacco.
La Finlandia è formalmente il trentunesimo paese membro della Nato
È avvenuta la consegna agli Stati Uniti – depositari del Trattato di Washington – dei protocolli di adesione della Finlandia alla Nato, insieme alla ratifica degli altri 30 alleati. Dunque Helsinki diventa ufficialmente il 31esimo membro dell’Alleanza Atlantica.
È stata così issata la bandiera della Finlandia al quartier generale dell’Alleanza atlantica a Bruxelles. Hanno partecipato alla cerimonia, oltre al presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, e al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, i ministri degli Esteri degli altri Paesi della Nato. La cerimonia dell’amzabandiera è avvenuta simultaneamente anche nelle sedi del Comando strategico Nato a Mons, in Belgio, e a Norfolk, in Virginia (Usa).
Uno dei risultati dell’aggressione russa all’Ucraina è stato dunque quello di aumentare l’espansione della Nato fino a comprendere la Finlandia, tradizionalmente neutrale, nell’Alleanza Atlantica. La Russia di Putin si trova adesso a condividere altri 1.340 chilometri di frontiera con un paese della Nato: un cattivo guadagno di una politica aggressiva con la scusa della necessità di difendersi.
La Finlandia ha ritenuto che la neutralità non fosse più praticabile. E non è finita; anche la Svezia sta completando la procedura di annessione alla Nato (più complicata a causa dell’opposizione della Turchia). Come paese Nato, la Finlandia, paese di frontiera con la Russia, sarà coperta dall’articolo 5 della Carta atlantica, che prevede l’automatica solidarietà di tutta l’Alleanza in caso di aggressione.