Parleremo di guarigione nella Bibbia. Una osservazione banalissima: per guarire bisogna essere malati. Ma, nel nostro caso, malati di che cosa? Perché è sapere questo che determinerà il processo di guarigione.
Ovviamente, esistono malattie del fisico, tante, e malattie dell’anima, tante anche queste; talvolta, si intrecciano, e lo star male del corpo può far ammalare l’anima, e viceversa: infatti le due dimensioni non sono separabili. Nella Bibbia sono presenti entrambe. A che cosa vengono attribuite?
Una ferita originaria
L’estrema vulnerabilità umana ai mali del corpo e dello spirito viene fatta risalire, nella visione biblica, all’episodio che sta a monte e dentro ogni uomo, quello di un peccato primigenio, agli albori dell’umanità, che ha dato origine ad una storia di male e di sofferenze per ogni uomo.
Questo episodio è narrato nel capitolo 3 di Genesi, è il racconto del peccato originale, e mette subito in luce come il disordine del rapporto dell’uomo con Dio abbia generato il disordine all’interno della natura e della società umana, oltre che il disordine nei rapporti con la natura esterna.
Nel momento stesso in cui questa ferita si imprime nel profondo dell’uomo, si innesca anche, da parte di Dio, un processo di salvezza: di guarigione.
Come Dio si preoccupi immediatamente della guarigione dell’umanità è subito evidente non solo nel Protovangelo di 3,15 (la sconfitta del serpente in un remoto futuro), ma anche nei gesti concreti divini di aiuto all’uomo:
- nelle vesti di cui Dio lo ricopre prima che si allontani dal giardino;
- nella cura con cui esorta Caino a non abbattere il suo volto;
- nel segno che gli impone per preservarne la vita;
- nella salvezza data attraverso Noè ad una umanità rinata dal diluvio;
- nella vocazione di Abramo… e così entriamo proprio nella storia della salvezza.
Una premessa: C’è tipo e tipo di male
Quali tipi di male e di sofferenze troviamo nella S. Scrittura? Quelle che riscontriamo anche oggi nella nostra vita e nella nostra società.
Cause di sofferenza fisica e psichica
Malattie
- Ci sono le malattie squisitamente organiche, una miriade di tipologie.
- Pure, ci sono le malattie psicogene, patologie fisiche causate esclusivamente da un male della psiche. Due dimensioni che si incrociano.
- Ci sono poi le malattie dello spirito, o della psiche, come dir si vuole. Pensiamo alle nevrosi, alle depressioni, alle psicosi, alla paranoia. Queste generano un malessere che si ripercuote sul fisico e sulla vita della persona, ma anche, rovinosamente, sugli altri.
Avversità
Di diverso tipo sono le disgrazie che si abbattono sugli individui e sulle famiglie, a volte su popoli interi.
- In parte dipendono dalle cattive scelte umane: le guerre, le carestie o le malattie indotte per annientare una popolazione, le persecuzioni, le calunnie, ecc. Sarebbero evitabili!
- In parte hanno cause indipendenti dalla volontà umana: sono le calamità naturali come terremoti, siccità, pandemie… anche se in molti casi i governi potrebbero evitare comportamenti che danneggiano l’ecosistema.
Malattie morali
Infine, troviamo nell’uomo una forma di malattia interiore che non intacca il suo fisico e forse neppure la sua psiche, ma lo ferisce nell’anima con conseguenze anche gravi sulla sua serenità o sulla serenità altrui. Si tratta del peccato come scelta etica sbagliata.
Sulle avversità pubbliche, o sulle disgrazie accidentali, possiamo fare ben poco. Si può invece lavorare sulle forme di malessere che dipendono da noi.
La guarigione nella S. Scrittura
Antico Testamento: una scelta di testi
Adesso che abbiamo delineato in qualche modo il quadro delle patologie, vediamo il processo biblico di guarigione. Parecchie volte ricorre nella Scrittura il verbo guarire. Vediamone i contesti.
Guarigioni di malattie dovute al peccato
Genesi 20,17: Abramo prega per Abimelek e la sua famiglia, ed essi guariscono dal male che li affliggeva, che era la sterilità conseguente al rapimento di Sara. L’offeso prega per l’offensore.
Numeri 12,13: Mosè prega per la guarigione di Maria, divenuta lebbrosa dopo aver sparlato della cognata.
1 Samuele 6: i filistei si ammalano di bubboni (o emorroidi) per aver depredato l’Arca dell’alleanza e guariscono dopo averla rimandata agli ebrei con ex voto d’oro.
In tutti questi casi, la malattia viene messa in relazione con un preciso peccato, della persona stessa o del suo gruppo sociale. Nei primi due, l’offeso stesso prega per la guarigione di chi ha mancato nei suoi confronti. Si può sicuramente considerare una delle preghiere più preziose davanti a Dio, anche se non c’è l’automatismo richiesta – accoglimento della richiesta.
Guarigioni fisiche di malattie non imputabili direttamente al peccato
Possiamo prendere in esame tre episodi:
- 2 Re 5: Eliseo guarisce Naaman siro
- 2 Re 20,7: Isaia guarisce il re Ezechia dopo che questi ha pregato accoratamente il Signore (Is 38,9.21).
- Nel libro di Tobia l’angelo Raffaele viene mandato a guarire Tobi dalla cecità e Sara dalla possessione diabolica.
In tutti questi casi non c’è un perché della malattia, anzi Tobi è un uomo retto e giusto: siamo di fronte al problema della sofferenza dell’innocente, che però aprirebbe un capitolo a parte.
Quel che qui ci interessa è che Dio ha pietà della sofferenza dell’uomo e lo guarisce tramite intermediari, profeti o angeli che siano. Il tutto si svolge in un contesto di fede, senza il quale non sembra di vedere una possibilità di guarigione.
Naaman (2 Re 5)
La malattia non è dovuta alla mancanza di fede, ma la guarigione, biblicamente, implica la fede. In particolare è importante il racconto della guarigione di Naaman, resa possibile dalla sua stessa umiltà: prima è capace di ascoltare il consiglio di una servetta, poi non si perita a chiedere l’aiuto del suo re. Infine si abbassa ad agire secondo il parere dei suoi servi.
Il racconto è notevole perché alla guarigione del corpo fa seguito la guarigione dell’anima, l’aprirsi del cuore alla fede nel Dio di Israele. Un cuore che viene purificato interiormente anche se l’agire dovrà fare i conti con i suoi doveri di cittadino.
Questo, perché Naaman è stato capace di chinarsi ad ascoltare ed accettare le parole di persone di condizione tanto più umile della sua. Il processo di purificazione richiede questa accettazione di sé e degli altri.
Si sviluppa poi un contraltare delle fede nell’epilogo tragicomico della narrazione: il servo di Eliseo, Ghiezi, non condivide il disinteresse del suo padrone e corre dietro al guarito per appropriarsi con la menzogna dei doni che Eliseo aveva rifiutato. La lebbra di Naaman cadrà su di lui come castigo della sua venalità.
Ezechia (Is 38,10-20)
Il pio re Ezechia esprime il suo dolore per la malattia che sta per strapparlo dalla terra dei viventi:
10 «Io dicevo: “A metà dei miei giorni me ne vado, / sono trattenuto alle porte degli inferi / per il resto dei miei anni”. / 11 Dicevo: “Non vedrò più il Signore / sulla terra dei viventi, / non guarderò più nessuno fra gli abitanti del mondo.
12 La mia dimora è stata divelta e gettata lontano da me, / come una tenda di pastori. / Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, / mi hai tagliato dalla trama. / Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. / 13 Io ho gridato fino al mattino. / Come un leone, / così egli stritola tutte le mie ossa. /Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. /
14 Come una rondine io pigolo, / gemo come una colomba. / Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. / Signore, io sono oppresso: proteggimi”. / 15 Che cosa dirò perché mi risponda, / poiché è lui che agisce? / Fuggirò per tutti i miei anni / nell’amarezza dell’anima mia»
È tipico dell’età più arcaica attribuire a Dio la causa diretta di tutto. Questo lo fa anche Giobbe, ed è un supplemento di sofferenza: non si capisce perché Dio faccia questo.
Eppure, paradossalmente, Ezechia chiede aiuto proprio a quel Dio da cui si sente ferito e schiacciato. Al centro del Salmo si leva una supplica al Signore, che può ancora guarirlo, salvarlo: «Io sono oppresso: proteggimi» (v. 14); «Guariscimi e rendimi la vita» (v. 16).
La seconda parte del Cantico esprime il ribaltamento delle sorti del sovrano, e Dio è celebrato da Ezechia come il Signore della vita:
«16 Il Signore è su di loro: essi vivranno. / Tutto ciò che è in loro / è vita del suo spirito. / Guariscimi e rendimi la vita. / 17 Ecco, la mia amarezza si è trasformata in pace! / Tu hai preservato la mia vita / dalla fossa della distruzione, / perché ti sei gettato dietro le spalle / tutti i miei peccati. / 18 Perché non sono gli inferi a renderti grazie, / né la morte a lodarti; / quelli che scendono nella fossa / non sperano nella tua fedeltà. / 19 Il vivente, il vivente ti rende grazie, / come io faccio quest’oggi. / Il padre farà conoscere ai figli / la tua fedeltà. / 20 Signore, vieni a salvarmi, / e noi canteremo con le nostre cetre / tutti i giorni della nostra vita, / nel tempio del Signore».
Innanzitutto, la guarigione di Ezechia è un risanamento del cuore che avviene attraverso la guarigione interiore dal peccato e il dono della pace, quello shalom che è vita piena. L’«oggi» di Ezechia è anche l’«oggi» di ciascuno di noi.
Da notare poi che il sovrano non è ancora guarito, ma chiede la salvezza per tornare a pregare e lodare Dio nel tempio (v. 20). Ezechia rende grazie al Signore anche prima che la sua salute sia ristabilita. La sua è una preghiera aperta ad un orizzonte di speranza.
Guarigione spirituale: i Salmi
Spesso la guarigione prende l’aspetto del perdono dei peccati. C’è tutta una serie di salmi in cui la sofferenza viene vista come conseguenza del peccato, e quindi troviamo la supplica per esserne guariti, la fiducia di essere guariti, la gratitudine ed il ringraziamento per la guarigione ottenuta. Alcuni esempi:
Nel salmo 6, la malattia è vista come come segno del peccato
Il salmo 30 è un cantico di ringraziamento per la salvezza da un pericolo mortale
Nel salmo 41 si esprime la fiducia che il Signore guarirà il giusto
Salmo 103,3: il Signore è colui che perdona tutte le tue iniquità, che guarisce tutte le tue malattie.
Difficile, ogni volta, capire se l’orante sta parlando di una malattia fisica o se ne usa le immagini come metafora di una grave sofferenza morale.
Il Miserere
Esemplare, come forma di preghiera per la guarigione spirituale, è il salmo 51, il Miserere. Questo salmo è attribuito dalla tradizione a David in occasione del suo pentimento dopo il rimprovero di Natan per il suo duplice crimine.
Il salmo si pone invece sulla linea dei profeti esilici, soprattutto Ezechiele, per i seguenti temi:
- Il dono dello Spirito,
- Il cuore nuovo,
- L’acqua che purifica,
- L’inutilità di un culto che resti unito al peccato,
- La restaurazione futura del culto nella nuova Gerusalemme.
Cfr. Ez 36,26 s.: Vi darò un cuore nuovo,
metterò dentro di voi uno spirito nuovo…
Porrò il mio spirito dentro di voi
e vi farò vivere secondo i miei statuti.
Anche se storicamente il salmo risale al VI secolo a.C., ben cinque secoli dopo David, dà bene espressione ai suoi sentimenti. È una confessione individuale di peccato e preghiera per il perdono, in cui si nota l’assenza di nemici. L’orante non prega per essere liberato da qualche pericolo esterno (come spesso avviene in altri salmi), ma per essere risanato dentro di sé.
Guardare dentro di sé, scrutare il cuore
È solo dopo l’accusa di Natan che David riesce a vedere dentro di sé (2 Sm 12,1 ss.), e questo salmo rappresenta appunto il vedere dentro di sé, nel cuore che è l’interiorità della persona. Il cuore nell’antropologia biblica non corrisponde, come per noi, al sentimento; è visto invece come la sede della percezione della realtà, del pensiero e quindi della volontà, della decisionalità.
Nel salmo 51, lo spirito (ruach) e il cuore (lev) sono al centro di un rinnovamento dell’uomo, una rigenerazione.
Il salmo esprime infatti un processo di guarigione del cuore, e lo fa con diversi passaggi.
- Il riconoscimento della propria infermità (ricordiamo la parabola lucana del fariseo e del pubblicano) nel confronto con la misericordia di Dio. Per indicare il peccato vengono usati termini molto espressivi e concreti: pesha’/ ribellione, ‘awon / stortura, chatta’h / fallimento di bersaglio, ra’/male.
- La fiducia posta interamente in Dio. Troviamo qui i vocaboli della grazia: chanan /far grazia, chesed / benevolenza, rachamim / misericordia espressa come viscere materne.
- All’azione umana del peccato corrisponde l’azione divina: machah / obliterare / cancellare, kabhas / lavare, taher / far sfavillare, laban / rendere bianco come la neve; aspergere con l’issopo,
- Fare sincerità nel cuore, accogliere la sapienza di Dio, accettare la nuova creazione
- Avere un cuore semplice: 86,11 Unifica il mio cuore perché tema il tuo nome. Non viene chiesto un cuore “semplice” come contrario di sofisticato, complicato, erudito, ma un cuore unito, unificato, non “doppio” cioè ipocrita ma neppure frazionato o disperso (cfr. nel Nuovo Testamento l’eposidio evangelico di Marta).
Il testo
3 Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4 Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5 Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7 Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo m’insegni la sapienza.
9 Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14 Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15 Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18 poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20 Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l’olocausto e l’intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Solidarietà nella sofferenza
Poi c’è un aspetto di solidarietà nella malattia.
Il libro dei Proverbi (12,18) ha un detto molto bello:
C’è chi parla come a colpi di spada,
ma la lingua dei saggi guarisce.
Chi accoglie la sapienza di Dio trova anche il modo di lenire le sofferenze di coloro con cui viene a contatto.
Il profeta Ezechiele (34,4), nel suo discorso rivolto ai cattivi pastori, li rimprovera fra l’altro di non aver guarito le pecore malate. È uno dei compiti di chi guida la comunità.
Siracide 38 parla dell’opera del medico. Riporto questi versetti come eventuale materia di riflessione.
1 Onora il medico come si deve secondo il bisogno,
anch’egli è stato creato dal Signore.
2 Dall’Altissimo viene la guarigione,
anche dal re egli riceve doni.
3 La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4 Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l’uomo assennato non li disprezza.
5 L’acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno,
per rendere evidente la potenza di lui?
6 Dio ha dato agli uomini la scienza
perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.
7 Con esse il medico cura ed elimina il dolore
e il farmacista prepara le miscele.
8 Non verranno meno le sue opere!
Da lui proviene il benessere sulla terra.
9 Figlio, non avvilirti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10 Purìficati, lavati le mani;
monda il cuore da ogni peccato.
11 Offri incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12 Fa’ poi passare il medico
– il Signore ha creato anche lui –
non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.
13 Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.
14 Anch’essi pregano il Signore
perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia
e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.
15 Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.
Nei profeti
Umanamente c’è il medico – anche lui, dopotutto, è stato creato dal Signore, sembra dire il Siracide – ma la guarigione è nelle mani di Dio. Questo è un tema importante della predicazione profetica. Ad esempio, troviamo:
Osea 14,5: Dio guarirà il traviamento di Israele
Geremia 17,14: Guariscimi, Signore, e sarò guarito, salvami e sarò salvato. Sì, il mio vanto sei tu!
Geremia 30,17: il Signore guarirà Gerusalemme dalle sue piaghe
Ma non solo. C’è chi si offre per la guarigione della moltitudine, in un passo straordinario, Isaia 53,5, citato poi di nuovo in 1 Pietro 2,24:
4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
5 Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Questo è il vertice dell’Antico Testamento, l’unico passo in cui si riveli che la guarigione dell’uomo (della moltitudine dei colpevoli) avviene attraverso le piaghe dell’Uno innocente, l’Uomo dei dolori. In tutto il resto delle antiche Scritture (con una piccola eccezione per 2 Maccabei 7) la sofferenza viene tutt’al più tollerata o sopportata; mai ha una valenza positiva, se non quella di attirare la misericordia di Dio. Qui invece si afferma che la salvezza dei molti (che non significa “molti sì, alcuni invece saranno esclusi”, ma ha un valore inclusivo) passa attraverso la sofferenza di chi si offre volontariamente per gli altri.
Nell’Antico Testamento questo Unico giusto non si è trovato. Si è trovato nel Cristo Gesù, di cui Pietro nella sua Prima lettera (2,24-25) dichiara:
24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; 25 dalle sue piaghe siete stati guariti.
Questo ci porta al Nuovo Testamento.
(Continua)