La guarigione di un sordo e muto, anche questa in terra pagana, nella Decapoli, segna il passaggio ad un nuovo episodio incentrato sul pane, perché subito dopo avremo un secondo racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La guarigione del sordo e muto infatti si colloca tra le due moltiplicazioni del pane; dopo la seconda, Gesù è sulla barca con i suoi discepoli e un solo pane, perché i discepoli hanno dimenticato di farne scorta e discutono fra loro. Gesù li sente discutere e con fermezza dice: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?» (8,17-18). Ben a proposito era venuto l’episodio del sordo muto a mostrare che Gesù è capace di far udire i sordi e parlare i muti…
Sordo e muto alla Parola
Il narratore non ci dice l’estrazione dell’infermo né la composizione della folla che lo attornia, ma lascia pensare che si possa trattare, anche qui, di pagani. Gesù si muove con disinvoltura in terra pagana. Niente fa intendere che vi si trovi a disagio. A differenza del popolo di Israele, i pagani sono stati sordi alla Parola di Dio, anche senza averne colpa. Non l’hanno udita, non l’hanno ascoltata, non sono capaci di ripeterla. Quest’uomo sordo e incapace di parlare in modo intelligibile rappresenta benissimo la loro condizione. È doppiamente chiuso alla Parola: non la sente e non la esprime. Non sente Dio e non sente gli uomini: il suo è un mondo chiuso. Eppure coloro che se ne prendono cura hanno fede, si rivolgono a Gesù.
Gesù risponde alla loro fede riaprendo quest’uomo al mondo, mediante l’ascolto e mediante la pronuncia delle parole. Con una intimazione: tacere. La parola del Vangelo non è ancora per loro, ma più Gesù raccomanda il silenzio, più essi parlano.
La guarigione di un sordo e muto: i gesti di Gesù
La saliva era considerata provvista di efficacia terapeutica ed era comunemente usata, per questo, dai guaritori. Nei testi classici greco-romani (Aristotele, Nicandro, Lucrezio, Plinio, Eliano, Galeno) si legge che la saliva umana era considerata tossica per i serpenti: se questo fosse un pensiero comunemente diffuso nell’antichità, il gesto di Gesù assumerebbe anche un valore simbolico di lotta e vittoria contro il serpente antico. Gesù dunque compie dei gesti che venivano utilizzati nella medicina antica, ma al tempo stesso c’è in essi un valore in più.
Infatti il gesto di Gesù è divenuto un rito simbolico nella liturgia battesimale, anche quella attuale. Lo sguardo di Gesù al cielo e il sospiro esprimono il legame con la potenza divina; ma i particolari assumono nel Cristo una valenza trinitaria, collegandolo mediante lo guardo al Padre, mediante il sospiro allo Spirito.
La Parola trinitaria provoca una nuova creazione, trasportando la persona nella dimensione della relazione. La sordità e il mutismo da vincere non sono più solo deficit sensoriali, ma divengono segni di una condizione esistenziale, di incapacità relazionale e di chiusura nel proprio ego, personale o di gruppo, che la Parola di Dio (Effatà!) infrange. Può accadere anche a noi che, pur sentendo e parlando, quel che diciamo si trasformi in monologo…
La guarigione del sordo muto,perciò, ci motiva a riflettere su una guarigione che non vale solo sul piano fisico, ma ancora di più sul piano esistenziale, relazionale. Non si tratta solo di recuperare l’udito fisico o la capacità di articolare bene le parole; si tratta di guarire la capacità di accettare e stabilire relazioni, di aprirsi alla comunione, con Dio e con gli uomini.