Lettura continua della Bibbia. Gli Oracoli di Balaam

Gli oracoli di Balaam. Di Philip De Vere – Phillip Medhurst Collection of Bible illustrations. See https://www.flickr.com/groups/phillip_medhurst_bible, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44941910

Gli oracoli di Balaam sono la risposta divina alla strategia irrazionale di Balaq re di Moab, convinto che per risolvere un problema che è incapace di affrontare con mezzi razionali, cioè sconfiggere Israele, basti chiamare in causa forze magiche.

La sua strategia consiste nel non affrontare i problemi direttamente, ma piuttosto girarci intorno, affidandosi a soluzioni insensate. Ma questa stortura di pensiero e di azione diviene occasione per una nuova manifestazione della volontà divina, autentica questa volta, e non basata sui sotterfugi e mezzucci cui era abituato il mago Balaam.

Gli oracoli di Balaam: un passo arcaico

Gli oracoli di Balaam sono tra i brani linguisticamente più difficili della Torah. Linguisti e filologi discutono se la lingua di Balaam fosse arcaica, presentando paralleli con l’antica poesia cananea di Ugarit, oppure una lingua simile all’aramaico. Le iscrizioni di Deir ‘Alla, scoperte nella regione transgiordana di Galaad negli anni Sessanta, conservano una scrittura non israelita, risalente all’VIII secolo a.C.:

«…. Il Libro (spr) di Balaam, figlio di Beor, veggente (ḥzh) degli dei. Gli dei vennero da lui di notte e gli comunicarono l’oracolo di El. Dissero a Balaam, figlio di Beor: “Così [gli dei] faranno (p’l)…”».

Colpito da un messaggio inquietante, piange e digiuna, finché il suo popolo (‘am) viene da lui al mattino per chiedere cosa c’è che non va ed egli rivela direttamente loro il giudizio divino.

Modalità della rivelazione

Questo libro non biblico di Balaam attestato a Deir ‘Alla evoca la stessa modalità di rivelazione attribuita a Balaam nella Bibbia. La lingua dell’iscrizione non è aramaico né cananeo né o un miscuglio dei due, ma deriva da un flusso linguistico più antico, quando le due lingue non si erano ancora discostate fra loro.

Secondo il libro dei Numeri, il Signore veniva direttamente a Balaam di notte, tanto da provocare nei rabbini un paragone invidioso con Mosè, che vedeva Dio solo durante il giorno.

Anche nell’iscrizione pagana gli dei (‘ lhn) vengono a Balaam di notte, sottolineando la sua particolare capacità di visione (ḥzh sia nell’iscrizione che nel passo biblico). Rivelano ciò che faranno: accadere un terribile evento. Il passo biblico che descrive Balaam e il suo potere peculiare di vedere Dio è condiviso quindi con un antico resoconto di rivelazione che non è né ebraico.

La storia di Balaam ha un passato proprio che va oltre la rivelazione biblica. Sembra che anche l’Antico Testamento abbia un suo Antico Testamento…

Gli oracoli di Balaam: il contenuto

Finalmente in presenza del re, Balaam è costretto a pronunciare oracoli che però non sono di maledizione ma di benedizione per Israele.

Il primo oracolo è pronunciato su un popolo che non può appartenere al novero degli altri popoli, perché il Signore lo ha benedetto in modo particolare rendendolo numeroso come la polvere della terra o la sabbia del mare.

Il secondo oracolo garantisce la benedizione di Dio su Israele, paragonato ad un leone.

Nel tentativo di ottenere finalmente una maledizione, spassosamente Balaq conduce l’indovino su varie alture, sperando che un punto di osservazione migliore lo ispiri a maledire: niente! Ancor più spassosamente il re implora il profeta, se proprio non può maledire Israele, almeno di non benedirlo… Macché! Il terzo oracolo è ancora più ricco di immagini di abbondanza e di prosperità per Israele, col risultato che il re Balaq caccerà Balaam dalla sua presenza.

Prima di andarsene, Balaam pronuncia spontaneamente un quarto oracolo non richiesto.