
Il Venerdì Santo e il Sabato Santo sono gli unici due giorni a-liturgici di tutto l’anno: gli unici due giorni di tutto l’anno in cui non si celebra la Messa. Nel Sabato Santo non si distribuisce neppure la Comunione, nemmeno ai malati, se non come Viatico. Nella Messa In Coena Domini, celebrata il Giovedì Santo, si omettono i riti finali: in una continuità mistica, l’Azione liturgica riprende il Venerdì Santo, non con la Messa ma con una Liturgia della Parola al cui termine si distribuisce la Comunione, e il Sabato Santo non vi sarà nessuna celebrazione fino alla Veglia Pasquale che concluderà questa Liturgia del mistero pasquale. Invece, le normali celebrazioni eucaristiche torneranno il giorno di Pasqua. Sono tre giorni (Triduo), ma è come se fosse uno solo, che inizia con la Cena pasquale e si conclude con l’incontro con il Risorto.
L’Azione liturgica del Venerdì Santo
L’Azione liturgica del Venerdì Santo inizia in silenzio, con l’altare spoglio, senza riti di introduzione, senza musica di strumento, né suono di campane o campanelli, ed è caratterizzata da tre momenti fondamentali:
- le letture bibliche e soprattutto la lettura del Passio, conclusa con la Preghiera universale;
- l’adorazione della Croce;
- la Comunione con le Particole consacrate il giorno prima.
Per la lettura del Racconto della Passione viene sempre usato il Vangelo secondo Giovanni. Poi a questo momento fa seguito la cosiddetta Adorazione della Croce.
L’Adorazione della Croce
Il Venerdì Santo è tutto incentrato sulla Croce, l’unico segno che rimane del Cristo morto e sepolto prima della sua gloriosa Resurrezione. Pertanto la croce viene adorata: attenzione, non nel senso proprio, sarebbe idolatria rivolta ad un pezzo di legno. Una vera adorazione è prestata solo a Dio, quindi non al legno della croce ma al Crocifisso, e non al Crocifisso di legno o di pietra ma al Cristo di cui le immagini sono solo un segno. Il rito dell’Adorazione della Croce, il Venerdì Santo, deve il suo nome all’etimologia del verbo ad-orare, cioè portare ad orem, accostare alla bocca, baciare: si riferisce al bacio della croce, non ad una forma di superstizione.
Mentre i fedeli si recano processionalmente a venerare la croce, si canta. Quello che prevale adesso sono canti come Ti saluto o croce santa… Invece, nella liturgia precedente alla riforma del Vaticano II si cantavano gli Improperia. Che cosa sono dunque?
Gli Improperia
Innanzi tutto, gli Improperia o Improperi non sono imprecazioni: sono lamenti. Provengono infatti dal lamento di Dio in Michea 6 nel rib (processo) che Dio intenta verso il suo popolo per convincerlo a tornare a Lui:
6 3 Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4 Forse perché ti ho fatto uscire dall’Egitto,
ti ho riscattato dalla casa di schiavitù
e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?
Sullo stesso stile, negli Improperia, già forse nel VII secolo, risuona il lamento di Cristo. L’antichità del brano è dimostrata anche dal fatto che gli Improperia conservano persino residui di preghiera in greco:
Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi.
Quia eduxi te de terra Aegypti: parasti Crucem Salvatori tuo.
Agios o Theòs
Sanctus Deus
Agios ischyròs
Sanctus fortis
Agios athànatos, elèison imas
Sanctus immortalis, miserere nobis.
Quia eduxi te per desertum quadraginta annis, et manna cibavi te, et introduxi te in terram satis bonam: parasti Crucem Salvatori tuo.
Agios o Theòs…
Sono lamenti basati sulla legge del contrappasso: quanto di bene Dio ha fatto per l’uomo, altrettanto di male ne ha ricevuto. Riguardano, infatti, ciascuno di noi. Cerchiamo di assaporarli nella loro dolente espressione, perché sono i lamenti che vengono dal cuore di Dio!
Il testo degli Improperia
Gli Improperia: Testo latino | Gli Improperia: Traduzione |
1. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? Responde mihi. Quia eduxi te de terra Ægypti: parasti Crucem Salvatori tuo. Agios o Theos. Sanctus Deus. Agios ischyros. Sanctus fortis. Agios Athanatos, Eleïson Imas. Sanctus immortalis, miserere nobis. 2. Quia eduxi te per desertum quadraginta annis: et manna cibavi te, et Instruxi te in terram satis bonam: parasti Crucem Salvatori tuo. Agios o Theos. Sanctus Deus. Agios ischyros. Sanctus fortis. Agios Athanatos, Eleïson Imas. Sanctus immortalis, miserere nobis. 3. Quid ultra debui facere tibi, et non feci? Ego quidem plantavi te vineam meam speciosissimam: et tu facta es mihi nimis amara: aceto namque sitim meam potasti, et lancea perforasti latus Salvatori tuo. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 4. Ego propter a flagellaviÆgyptum cum primogenitis suis; et tu me flagellatum tradidisti. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 5. Ego eduxi ab Ægypto, demerso Faraone a Mare Rubrum, et tu me tradidisti principibus sacerdotum. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 6. Ego ante te aperui mare; et tu aperuisti lancea latus meum. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 7. Ego ante te præivi in columna nubis; et tu me duxisti ad prætorium Pilati. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 8. Ego te pavi manna per desertum; et tu me cæcidisti alapis et flagellis. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 9. Ego te potavi aqua salutis de petra; et tu me potasti felle et aceto. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 10. Ego propter te Chananæorum reges percussi; et tu percussisti arundine caput meum. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 11. Ego dedi tibi sceptrum regale; et tu dedisti capiti meo spineam coronam. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. 12. Ego te exaltavi magna virtute; et tu me suspendisti in patibulo Crucis. Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi. | Popolo mio, che cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. Perché ti ho condotto fuori dalla terra d’Egitto hai preparato una Croce al tuo Salvatore. Dio Santo. Dio Santo. Santo Forte. Santo Forte. Santo immortale, abbi pietà di noi. Santo immortale, abbi pietà di noi. 2. Perché ti ho guidato nel deserto per 40 anni, e ti ho cibato di manna, e ti ho introdotto in una terra molto buona: hai preparato una Croce al tuo Salvatore. Santo Dio. Santo Dio. Santo Forte. Santo Forte. Santo Immortale, abbi pietà di noi. Santo Immortale, abbi pietà di noi. 3. Cos’altro avrei dovuto fare per te e non l’ho fatto? Certamente, ti ho piantato quale mia più bella vigna: e tu mi sei divenuta troppo amara: infatti mi hai dissetato con aceto E con la lancia hai trafitto il costato al tuo Salvatore. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 4. Io per te ho flagellato l’Egitto con i suoi primogeniti; e tu mi hai consegnato per essere flagellato. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 5. Ti ho portato fuori dall’Egitto, sommerso il Faraone nel mar Rosso: e tu mi hai consegnato ai sommi sacerdoti. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristrato? Rispondimi. 6. Ho aperto il mare davanti a te: e tu mi hai aperto il fianco con una lancia. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 7. Ti ho preceduto nella colonna di nube: e tu mi hai condotto nel pretorio di Pilato. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 8. Ti ho nutrito con la manna nel deserto: e mi hai colpito con schiaffi e flagelli. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 9. Ti ho abbeverato con l’acqua di salvezza dalla roccia: e mi hai abbeverato con fiele e aceto. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 10. Io per te ho percosso i re dei Cananei: e tu mi hai percosso il capo con una canna. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 11. Io ti ho dato uno scettro regale: e tu hai dato al mio capo una corona di spine. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. 12. Io ti ho esaltato con grande potenza: e tu mi hai appeso al patibolo della Croce. Popolo mio, cosa ti ho fatto? o in cosa ti ho contristato? Rispondimi. |
Sopratutto, è da notare che non si tratta di una manifestazione di antisemitismo. Nel profeta Michea, chiaramente, l’accusa era rivolta da Dio all’antico popolo di Israele, che alle grandi opere del Signore aveva risposto con irriconoscenza e ingratitudine: un tema favorito nei libri profetici. Ma nella liturgia cristiana il lamento divino è rivolto a tutta l’umanità, perché è ogni uomo, e non solo Israele, la causa della Passione di Cristo.