Santi Angeli custodi (2 ottobre)

Le gerarchie angeliche. Mosaico del Battistero di Firenze. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19116831

Gli Angeli custodi: una realtà di cui sappiamo ben poco ma su cui la fede della Chiesa è ben chiara. La fede è antica, anche se la devozione agli Angeli custodi è stata ufficializzata solo nel 1608  con l’istituzione della festa liturgica il 2 ottobre da parte di papa Clemente X. In quegli anni venne anche fissato il testo della preghiera più nota ai bambini, tratta da una quartina con cui iniziava il poema di un monaco inglese della fine dell’XI secolo:

«Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen».

Il culto degli angeli e i suoi eccessi

Il culto degli angeli è sempre stato presente nella Chiesa, registrando persino eccessi contro cui combatté anche S. Paolo (Col 2, 18). Ancora tre secoli dopo, al sinodo di Laodicea (363-364), il canone 35 recita: «Non è bene che i cristiani lascino la chiesa di Dio e si abbandonino ad invocare gli angeli e si ritrovino in segrete conventicole, poiché queste cose sono vietate. Se dunque chiunque fosse sorpreso a dedicarsi a questa segreta idolatria, sia anatema, perché egli ha abbandonato Nostro Signore Gesù Cristo e ha abbracciato l’idolatria». Quanto il culto degli angeli possa affascinare degenerando verso l’idolatria o la superstizione lo dimostrano anche le attuali tendenze new age.

Un primo tentativo di organizzare un’angelologia fu effettuato dal De coelesti hierarchia  dello Pseudo-Dionigi l’Areopagita (VI secolo). In Occidente però, durante il secolo VIII, il culto degli angeli dovette essere arginato e abbandonato per evitare abusi. Nel sinodo di Roma del 745, papa Zaccaria dovette intervenire contro Adalberto di Magdeburgo, che aveva unito in una preghiera il nome dell’arcangelo Michele con quelli di Uriel, Raguel, Semiel e con i nomi sconosciuti di Tubuel, Adimis, Tubuas e Sabaoth, da alcuni considerati nomi di demoni. Il papa vietò ogni culto di angeli diverso dalla venerazione e invocazione dei soli arcangeli biblici  Michele, Gabriele e Raffaele. Successivamente, l’invocazione di Uriel («Luce di Dio») come quarto arcangelo fu esplicitamente proibita nel Concilio di Aquisgrana del 798.

Il culto degli angeli rivide una particolare fioritura dal 1516 quando furono scoperte le immagini dei sette arcangeli nella volta della Cappella Palatina di Palermo. Nel 1561, su invito del sacerdote che aveva scoperto le immagini di Palermo, Pio IV fece edificare sulle Terme di Diocleziano, su progetto di  Michelangelo, una basilica intitolata ai Sette Angeli (attualmente intitolata basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri). In seguito, i  loro nominativi furono eliminati dai testi liturgici.

I papi del primo Ottocento Leone XII (1826–1828), Pio VIII (1830) e Gregorio XVI (1831-1832) respinsero la petizione con cui alcuni vescovi e teologi chiedevano il riconoscimento definitivo del culto dei Sette Arcangeli. Questo rifiuto fu dovuto ad una opportuna prudenza ribadita anche in tempi recenti. Nel decreto Litteris Diei del 6 giugno 1992, il magistero pontificio ha chiarito che «è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e sulle loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli ed ogni altra pratica diversa dalle consuetudini del culto ufficiale».

Il Direttorio su Pietà popolare e Liturgia del 2002 al n. 217 afferma:

«È da riprovare anche l’uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura. In base a queste disposizioni emanate dalla Santa Sede, è illecito per i fedeli utilizzare nelle preghiere pubbliche e private, nomi di angeli se non solo quelle canonicamente approvate».

Un articolo sugli arcangeli QUI.

La dottrina della Chiesa

Non che sia riprovato, tuttavia, un equilibrato culto degli angeli. Il Catechismo della Chiesa cattolica spiega che «l’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione» (n. 328).

«In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio» (n. 329) e «in quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili» (n. 330).

«Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio» (n. 332); «Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli» (n. 333); «Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli» (n. 334); «Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336).

Ma quali sono le basi bibliche per queste affermazioni?

Gli angeli nella Bibbia

Gli angeli custodi: Raffaele
Perugino, L’arcangelo Raffaele con Tobia (1496-1500 circa), particolare. Foto di Sailko, Galleria Nazionale, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

Nella Bibbia la parola «angelo» ricorre 221 volte, mentre 96 volte la parola si trova al plurale «angeli». Più specificatamente, nell’Antico Testamento si trovano 122 ricorrenze del singolare «angelo» (ebraico mal’ak ) e 12 del plurale «angeli». Nel Nuovo Testamento riscontriamo 99 ricorrenze di «angelo» (greco anghelos) e 84 di «angeli». La parola ebraica, derivata dal cananeo laaka (inviare), designava il messaggero del re, non necessariamente un essere spirituale.

Nell’Antico Testamento

Nell’Antico Testamento la consapevolezza della natura angelica spirituale si fa strada solo progressivamente. In testi arcaici, la figura dell’angelo di Dio può essere solo un modo per chiamare in causa Dio evitando di nominarlo direttamente. Ciò avviene ad esempio in Gn 16,7 ss.) ed Es 3,2. In seguito si parlerà tranquillamente di angeli come servitori di Dio, da Lui inviati per rappresentare la sua presenza e il suo intervento nel mondo e nella storia. Si parlerà di loro come di creature appartenenti al mondo celeste, intermediarie fra Dio e gli uomini. Il loro numero, mai definito, sarà comunque considerato molto grande: «Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» (Dan 7,10).

Nel Nuovo Testamento

Nel Nuovo Testamento, i riferimenti alla presenza degli angeli si moltiplicano. Luca ad esempio parla dell’angelo dell’annunciazione a Zaccaria e a Maria (1,11-20.26-38). Gli angeli annunceranno nel giorno di Pasqua la risurrezione di Gesù (Matteo 28,1-8), e saranno presenti all’ascensione di Gesù al cielo (Atti 1,10), come pure in diverse vicende della Chiesa apostolica.

L’angelo custode

Gli angeli custodi
L’angelo custode (1665). Di Bartolomé Esteban Murillo – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44845657

L’idea che ogni singola persona sia affidata ad un angelo è accennata nella Scrittura (ad esempio in Matteo 18, 10: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” ) ma è meno attestata, e si impone solo gradualmente. Una delle prime esplicite attestazioni è di San Basilio Magno:

«Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita» (Adversus Eunomium, 3,1).

Affermazioni del genere si ripetono in Tertulliano, Agostino, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Gregorio da Nissa.
Ma in realtà è già propria dell’antichità biblica l’idea dell’esistenza di un angelo custode posto da Dio a fianco di ogni uomo. Già in Esodo Dio dice: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Esodo 23,20). Altri passi scritturali sono Es 23,20-23; Sal 34,8; Sal 91,10-13; Giobbe 33,23-24; Zc 1,12; Tb 12,12; Mt 18,1-5.10 e Lc 16, 22. La dottrina dell’Angelo Custode estende a ogni comunità e a ogni singola persona la promessa biblica: “io mando un angelo davanti a te per custodirti…” (Es 23,20).

Senza aver mai formulato una definizione dogmatica al riguardo, il magistero ecclesiale ha affermato, in particolare nel concilio di Trento a metà Cinquecento, che ciascun essere umano ha un proprio angelo, come sostenuto dai Padri della Chiesa.
Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che «dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336).
Il Catechismo di san Pio X precisava: «Si dicono custodi gli angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute» (n. 170). L’angelo custode «ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene; offre a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie» (n. 172).

Papa Francesco ha ribadito: «Nessuno cammina da solo e nessuno di noi può pensare che è solo perché c’è sempre questo compagno. Questa non è una dottrina sugli angeli un po’ fantasiosa no, è realtà». «Io, oggi, farei la domanda: com’è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: “Custodiscimi durante il sonno?”. Parlo con lui? Gli chiedo consiglio? È al mio fianco. Questa domanda possiamo risponderla oggi, ognuno di noi: com’è il rapporto con quest’angelo che il Signore ha mandato per custodirmi e accompagnarmi nel cammino, e che vede sempre la faccia del Padre che è nei cieli».

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

(Disc. 12 sul salmo 90)

Gli angeli custodi
L’angelo custode. Di Pietro da Cortona (1565) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6489160

«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos’è l’uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
    «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
    Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
    Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
    Tutto l’amore e tutto l’onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore.
    Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto lungo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi?
    Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.