Lettura continua della Bibbia. Atti degli Apostoli: Agli amici di Dio (1,1-2)

Gli amici di Dio
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Gli Atti si aprono con un prologo in cui compare la dedica ad un personaggio che Luca ci aveva già presentato all’inizio del Vangelo:

«Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelto nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo».

Teofilo: gli amici di Dio

Anche il Vangelo secondo Luca era infatti destinato a questo Teofilo. Teofilo è un nome proprio e potrebbe anche corrispondere ad un personaggio reale, ma è al tempo stesso l’appellativo che serve a identificare i destinatari dell’Opera lucana: Teofilo vuol dire infatti l’amico di Dio, quale tutti i futuri lettori sono stati chiamati ad essere. E che cosa propone Luca ai suoi lettori? Lo diceva nel prologo del Vangelo:

1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

La fede e i libri

È interessante il fatto che il resoconto ordinato offerto da Luca ai lettori sulla base di accurate ricerche sia mirato a dimostrare la solidità degli insegnamenti ricevuti: non a suscitare la fede, ma a consolidarla sulla base di una conoscenza approfondita. E la fede da dove proviene? Solitamente non dalla lettura di un libro, ma dall’ascolto: l’accoglienza di parole e gesti e testimonianze vive che ci vengono dall’ambiente in cui viviamo, quello familiare e poi quelli via via sempre più ampi che veniamo a conoscere.

Difficile che la fede scaturisca direttamente dalla lettura di un libro. Può succedere, specialmente per chi vive in un mondo di libri, quando cioè i libri costituiscono una realtà di vita quotidiana. Nel caso di C.S. Lewis, ad esempio, la fede fu veicolata dai libri, quando si imbatté “per caso” in letture che lo colpirono profondamente, come L’Uomo Eterno di Chesterton. Lo scoprì nel 1926, e contemporaneamente un suo collega, l’ateo più irriducibile che avesse mai conosciuto, gli disse apertamente di riconoscere che le prove della storicità dei Vangeli (altri libri!) erano straordinariamente buone.

«Tutti i libri», affermò C.S. Lewis, «cominciavano a rivoltarmisi contro». Voleva tener fede al suo ateismo, ma le letture da cui più era attratto lo spingevano nel senso opposto. I suoi autori preferiti erano tutti cristiani: MacDonald, Chesterton, Johnson, Spenser e Milton. Gli irreligiosi, cui si sarebbe volentieri volta la sua simpatia, come Voltaire e G.B. Shaw, potevano essere divertenti, ma niente di più: non avevano profondità. Il colpo di grazia glielo diede però l’amico J.R.R. Tolkien in una conversazione: torniamo, quindi, alla parola parlata e all’invito ad una relazione di amicizia con Dio.

Il contenuto del Vangelo: siamo amici di Dio

I lettori dell’Opera lucana sono tutti invitati a riconoscere la propria identità di amici di Dio, a prendere cioè coscienza di una relazione di amicizia che porta e lega a Dio, leggendo in questo senso il significato della storia umana. Tutta la S. Scrittura è orientata a fornire una strada di incontro con Dio, non per formare eruditi; anche se ciò lascia intatta la sua qualità di patrimonio letterario dell’umanità, appassionante per tutti al di là di una lettura di fede.