Briciole di storia alvernina (10). Gli affreschi perduti delle Stigmate

Jacopo Ligozzi, Impressione delle Stigmate a San Francesco. Foto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/guida-della-verna-seq.php?idcat=&pag=30&idimg=

Il quarto decennio del Trecento vede importanti novità alla Verna: la fissazione al 17 settembre della festa dell’Impressione delle Stigmate a San Francesco; gli affreschi (perduti) nella cappella delle Stigmate eseguiti da Taddeo Gaddi, allievo di Giotto, e Iacopo del Casentino. Ne dà notizia il Vasari, ma non ne rimane ormai traccia.

1337: fissazione della Festa delle Stigmate

La festa delle Stigmate, che dal 1304 per concessione di Benedetto XI si celebrava il 20 settembre, nel Capitolo Generale di Cahors del 1337 viene ordinato che si celebri il 17 settembre (Wadding an. 1304, n. 14 [VI, 39].

Post 1338: due pittori alla cappella delle Stigmate

Castello di Poppi. In alto, sopra gli altri, lo stemma dei conti Guidi di Battifolle. Foto di A.Ferrini. fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/castello_poppi-seq.php?idimg=5558

Secondo una notizia fornita dal Vasari, Taddeo Gaddi e Iacopo di Casentino affrescano la cappella delle Stigmate (Vasari I, p. 580; cfr. P. David da Bibbiena, Una pagina storico-critica p. 243). Così ipotizza il P. Saturnino Mencherini nella sua Guida della Verna:

«Con tutta ragione possiamo credere che tali affreschi ricordassero ai posteri i fatti mirabili della vita di San Francesco alla Verna, cronologicamente disposti nelle quattro pareti e nella volta, perché così portava l’uso costante e universale di quei tempi. Il Miglio (p. 62) ci assicura che in più luoghi di questa cappella si vedevano a suo tempo pitturate le armi dei Conti Guidi di Battifolle, un leone con banda rossa; anzi esistevano ancora nel 1616, scrivendo il Savelli: “l’arme del quale sono nel calce della volta, c’è quel Leone con quella sbarra” (cap. 10). Quando tali affreschi perissero, non si sa (Guida p. 184)».

Le testimonianze riguardanti le armi, affrescate alle Stigmate, dei conti Guidi (nella foto, le vediamo sovrastare tutte le altre nel castello di Poppi) sono confermate dalla cura che i conti Guidi si prendevano del santuario della Verna, dove nel 1263 avevano fatto sorgere il complesso delle cappelle sulla Scogliera.

Taddeo Gaddi e Iacopo di Casentino, chi erano costoro?

Leggiamo allora che cosa ne dice il Vasari.

Taddeo Gaddi. Le Vite di Giorgio Vasari (edizione 1568) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3783483

Dalla Vita di Taddeo Gaddi fiorentino pittore

«Taddeo di Gaddo Gaddi fiorentino, dopo la morte di Giotto, il quale l’aveva tenuto a battesimo e dopo la morte di Gaddo era stato suo maestro ventiquattro anni, come scrive Cennino di Drea Cennini pittore da Colle di Val d’Elsa, essendo rimaso nella pittura, per giudizio e per ingegno fra i primi dell’arte e maggiore di tutti i suoi condiscepoli, fece le sue prime opere, con facilità grande datagli da la natura più tosto che acquistata con arte, nella chiesa di Santa Croce in Firenze nella cappella della sagrestia, dove insieme con i suoi compagni, discepoli del morto Giotto, fece alcune storie di S. Maria Maddalena, con belle figure et abiti di que’ tempi bellissimi e stravaganti. E nella capella de’ Baroncelli e Bandini, dove già aveva lavorato Giotto a tempera la tavola, da per sé fece nel muro alcune storie in fresco di Nostra Donna, che furono tenute bellissime….

E sotto il tramezzo che divide la chiesa, a man sinistra, sopra il Crocifisso di Donato, dipinse a fresco una storia di S. Francesco, d’un miracolo che fece nel resuscitar un putto che era morto cadendo da un verone, coll’apparire in aria. Et in questa storia ritrasse Giotto suo maestro, Dante poeta e Guido Cavalcanti; altri dicano se stesso…

In Casentino nella chiesa del Sasso della Vernia dipinse la capella dove S. Francesco ricevette le stimmate, aiutato nelle cose minime da Iacopo di Casentino, che mediante questa gita divenne suo discepolo. Finita cotale opera, insieme con Giovanni milanese se ne tornò a Fiorenza, dove nella città e fuori fecero tavole e pitture assaissime e d’importanza». 

E di Iacopo di Casentino:

Dalla Vita di Iacopo di Casentino pittore

Iacopo di Casentino. Le Vite di Giorgio Vasari, edizione 1568. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3783504

«Essendosi già molti anni udita la fama et il rumore delle pitture di Giotto e de’ discepoli suoi, molti, desiderosi d’acquistar fama e ricchezze mediante l’arte della pittura, cominciarono, inanimiti dalla speranza dello studio e dalla inclinazione della natura, a caminar verso il miglioramento dell’arte, con ferma credenza, esercitandosi, di dovere avanzare in eccellenza e Giotto e Taddeo e gl’altri pittori. Fra questi fu uno, Iacopo di Casentino, il quale, essendo nato, come si legge, della famiglia di Messer Cristoforo Landino da Pratovecchio, fu da un frate di Casentino, allora Guardiano al Sasso della Vernia, acconcio con Taddeo Gaddi, mentre egli in quel convento lavorava, perché imparasse il disegno e colorito dell’arte.

La qual cosa in pochi anni gli riuscì in modo che, condottosi in Fiorenza in compagnia di Giovanni da Milano ai servigii di Taddeo loro maestro, molte cose lavorando…

In questo mentre, essendosi condotte a fine le volte d’Or S. Michele sopra i dodici pilastri, e sopra esse posto un tetto basso alla salvatica, per seguitare quando si potesse la fabrica di quel palazzo che aveva a essere il granaio del Comune, fu dato a Iacopo di Casentino, come a persona allora molto pratica, a dipignere quelle volte con ordine che egli vi facesse, come vi fece, con i Patriarchi alcuni Profeti et i primi delle tribù, che furono in tutto sedici figure in campo azzurro d’oltramarino, oggi mezzo guasto, senza gl’altri ornamenti…

Finito questo lavoro, tornò Iacopo in Casentino, dove, poi che in Pratovecchio, in Poppi et altri luoghi di quella valle ebbe fatto molte opere, si condusse in Arezzo…».

Al di là ed a correzione delle notizie fornite dal Vasari, Iacopo pare fosse coetaneo di Taddeo Gaddi e non suo apprendista, benché i critici abbiano individuato un riflesso dello stile del Gaddi nella fase più matura di Iacopo, verso il 1330-35. La morte di Iacopo, scomparso forse durante la terribile pestilenza del 1348, è registrata sotto l’anno 1349 nei libri della Compagnia di S. Luca che raggruppava i pittori fiorentini.

Se foste saliti alla Verna…

Se foste saliti alla Verna in quegli anni, avreste forse saputo che dei pittori di scuola giottesca avevano affrescato la cappella delle Stigmate, ma non avreste potuto ammirare la loro opera, perché la rigida clausura non vi avrebbe permesso di accedervi. Inoltre, questi affreschi avrebbero potuto deteriorarsi in fretta, soprattutto quelli della parete ovest e della volta, a causa dell’umidità, perché la Verna è un luogo, come scrive il Vasari, «dove niuna pittura, né anche pochissimi anni si sarebbe conservata» (Vasari II p. 179).

Un errore tecnico, quello di commissionare affreschi per la Verna, cui avrebbero posto rimedio, nel secolo seguente, le meravigliose robbiane che vi furono collocate a partire dal 1475. E queste, sì, le avrebbero potute contemplare tutti, fino al giorno d’oggi.

Fonti di questo frammento di storia alvernina:

F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930

G. VASARI, Le vite de‘ Pittori, scultori ed architetti da Cimabue in qua, ed. Lorenzo Torrentino, Firenze 1550, ed. a cura di P. Barocchi – R. Bettarini, Sansoni, Firenze 1966-67

P. AUGUSTINO DI MIGLIO, Nuovo Dialogo delle Devozioni del Sacro Monte della Verna, Stampa Ducale, Fiorenza 1568

P. AURELIO SAVELLI DA STIA, Breve Dialogo nel quale si discorre come quel S. Monte della Verna essere stato prima donato a S. Francesco, dipoi privilegiato di molte sante apparizioni e specialmente delle Stimate del Crocifisso Serafico, ornato di sante Reliquie e di molti tesori d‘indulgenza, Giovanni Antonio Caneo, Fiorenza 1616, ristampato dalla Stamperia Augusta a Perugia, 1617

P. LUCA WADDING, Annales Minorum I- VIII, Lugduni 1625-1654, ed. in 16 volumi da Quaracchi, FI 1931-1933

BALDASSARRI P. DAVIDE, Una pagina storico-critico-estetica intorno alla chiesa delle SS. Stimate sul monte Alvernia, Arezzo 1924, in SF XXII (1924) 467-485 (239-257)

P. SATURNINO MENCHERINI, Guida illustrata della Verna, Collegio S. Bonaventura, Quaracchi 1921 (1^ ediz. 1902)