Giustizia e Pace. Il binomio indissolubile che è l’aspirazione insopprimibile del cuore dell’uomo e che invece viene spesso calpestato in nome di altri interessi particolaristici che non sono quelli del bene comune. È stato questo il tema del Convegno promosso a Follonica dall’Associazione Don Enzo Greco, nel ricordo del sacerdote follonichese a undici anni di distanza dalla sua scomparsa.
Introdotto dalla presidente Albarosa Mazzoni, il Convegno ha avuto come relatori la prof. Alessandra Viviani, docente a Siena di Diritto Internazionale, in particolare dei Diritti umani, e don Antonio Bartalucci, docente di Teologia Morale e parroco di Abbadia San Salvatore. Più precisamente, il tema messo a fuoco è stato «Come Diritto e Morale confinano la guerra»: cioè quali sono i confini di rispetto dei diritti umani invalicabili anche nel contesto di una guerra. Argomento cruciale e, purtroppo, di enorme attualità!
Giustizia e Pace: l’intervento del sindaco Benini
Il Convegno è iniziato con un intervento di grande spessore del sindaco di Follonica Andrea Benini il quale ha ricordato, sulla base della sua stessa esperienza personale, i tanti segni che don Enzo ha lasciato nella città, e il percorso di luoghi generativi e di crescita che ha saputo avviare, da cui sono nati tanti altri percorsi compreso il suo, e che l’Associazione continua a seguire.
Sul tema del Convegno, di bruciante attualità, il sindaco Benini ha ricordato che, più o meno rumorose, le guerre ci sono state e ci sono, ed ha voluto lasciare alcune suggestioni che fanno riflettere.
La guerra riguarda me
La prima suggestione può venire da un film del 2022, Gli spiriti dell’isola. L’azione è situata in un’immaginaria isola irlandese di Inisherin nel 1923, sullo sfondo della guerra civile che però sembra non toccare minimamente gli abitanti dell’isola, quando il protagonista si vede senza ragione rompere ogni rapporto da parte di un amico, semplicemente per il diritto all’autodeterminazione. Con questa incapacità di ascoltare le ragioni dell’altro inizia in realtà una guerra. Ciò significa che la guerra riguarda me, non è mai solo faccenda altrui.
La storia dell’altro
Il libro La storia dell’altro (ed. Una Città) è uno straordinario testo scritto insieme da insegnanti israeliani e palestinesi che nel rispetto reciproco hanno composto un manuale di storia in parallelo, con due punti di vista diversi degli stessi avvenimenti, ed in mezzo una colonna bianca perché si lasci la possibilità di scrivere una storia comune, come a dire: c’è un lavoro in corso, mandiamolo avanti.
L’imposizione del pensiero unico
La terza suggestione ci viene da Fahrenheit 451, famoso romanzo di Ray Bradbury (1953) tradotto filmicamente da Truffaut (1966). Il romanzo non parla esplicitamente di chi esercita il potere, che rimane sullo sfondo, ma degli esecutori delle sue leggi, i vigili del fuoco, che ormai non hanno più il compito di spegnere gli incendi ma di appiccarli: appiccarli ai libri che sono ritenuti pericolosi perché fanno pensare, ed anche a chi li legge o anche solo li detiene. Quello che preme al vertice è imporre un pensiero unico.
«Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. […] Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possono più muovere tanto son pieni, ma sicuri d’essere “veramente bene informati”. Dopo di che avremo la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi».
Giustizia e Pace: ll valore della memoria
Infine, il valore della memoria: la memoria serve a rimanere vivi. C’è il caso autentico di un uomo che dopo una banale anestesia, ma non si sa per quale motivo, si è visto ridurre la propria memoria ad un massimo di 90 minuti, dopo i quali non ricorda più nulla, per cui viene spesso ricoverato con ustioni e altre lesioni. Ogni mattina infatti non si ricorda che il fuoco brucia, che le lame tagliano, e incorre in ogni genere di incidente. La memoria non serve solo a ricordare un passato, serve a vivere il presente e ad affrontare il futuro. Ma sembra che anche noi non ricordiamo nulla, visto che dopo le atrocità del passato siamo ancora pronti a ripeterle. Il genocidio di Srebrenica (1995), dichiarato tale dalla Corte internazionale di giustizia, sembra che non abbia insegnato niente…
(Continua…)