
La madre superiora del convento domenicano per novizie di Fossano, suor Maria Angelica Ferrari, si prese cura di due bambini ebrei profughi dal Belgio, di cui la piccola Regina Schneider rimase tra le suore, mentre suo fratello veniva collocato in un istituto maschile e la loro madre, sotto falsa identità, trovava rifugio nell’ospedale cittadino, prima come degente e poi come dipendente. Per questo suo impegno civico, suor Ferrari riceverà alla memoria il 14 dicembre 1992 l’alta onorificenza di Giusta tra le nazione dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme. Una dei tanti Giusti tra le Nazioni in Piemonte.
Giusti tra le Nazioni in Piemonte
Ma il suo non è certo un caso isolato, neppure nel Nord Italia. Numerosi conventi aprirono le loro porte per salvare gli ebrei. Il cardinale di Torino Maurilio Fossati fu tra i presuli più attivi nell’ispirare reti di sostegno.
Si ricordano, così, il convento delle Domenicane di Morozzo; le Domenicane dell’Istituto Sacra Famiglia di Dogliani; le suore Salesiane di Canelli. Tre bambine di ebrei croati trovarono rifugio nell’asilo del convento di San Giovanni a Rivalta grazie a suor Maria Anna Operro, mentre i loro familiari vennero ospitati dalla famiglia contadina di Luigi Operro, fratello della suora. La direttrice del piccolo ospedale di Borgo San Dalmazzo nel Cuneese, Suor Anna Volpe, trovò un nascondiglio per undici bambini ebrei nella case del Cottolengo di Bra e della Morra. Le suore dell’istituto delle Figlie di Nostra Signora di Lourdes, a Casale Monferrato, accolsero dopo l’8 settembre gruppi di ebrei in attesa che si spostassero a Olgiate Comasco, ove dei contrabbandieri (dietro ricompensa) li prelevavano e li accompagnavano al confine svizzero.
Madre Maria Giuseppina Lavizzari

Tra gli altri, c’è un ricordo particolare di Suor Maria Giuseppina Lavizzari (al secolo Barbara (1881 – 1947), madre priora del monastero benedettino di Ghiffa. Sotto la sua guida il monastero dà rifugio a diverse donne e famiglie ebree. Ne ha dato testimonianza la famiglia Torre che nascose presso le monache la nonna materna e le due figlie (Adriana di 9 anni e Renata di 6) per diversi mesi dal 20 settembre 1943 all’aprile 1944.
«Durante il loro soggiorno incontrarono altre donne ebree che pure si nascondevano lì. Anche se lontane dai loro genitori, le ragazze ebbero nel monastero un soggiorno piacevole perché erano trattate con gentilezza. Le suore le portavano al parco per passeggiare e per giocare a palla o al salto della corda. Nessuna pressione è stata fatta loro per convertirle. Nella primavera del 1944, le ragazze lasciarono il monastero e si riunirono ai loro genitori. Dopo la guerra, la famiglia salvata mantenne stretti rapporti con le Suore del monastero di Ghiffa».
Il titolo di «Giusto tra le nazioni», assegnatole dallo Yad Vashem l’11 novembre 2003, è un importante riconoscimento dell’accoglienza che il Monastero ha saputo donare anche durante il periodo bellico a chiunque si trovasse in difficoltà, senza aver riguardo di colori politici o appartenenze religiose.
La vita
Nata il 7 settembre 1881, Barbara Maria Vincenza durante l’infanzia e l’adolescenza non mostrava affatto di essere dolce e mansueta come poi sarebbe divenuta nell’età adulta. Si descriveva come irascibile e testarda, poco portata all’autocontrollo. Acquisirà queste virtù col tempo, grazie a Dio e ad un paziente lavoro su di sé che la resero madre dolce e comprensiva, mai però complice di debolezze e difetti.
Entra diciassettenne nel Monastero di Ghiffa, dove la sorella era Priora da 8 anni, e si distingue immediatamente per la sua docilità, la fedeltà e la generosità.
Nominata Madre Maestra nel 1918, è eletta Priora il 7 maggio 1932. In quella veste, durante gli anni del secondo conflitto mondiale, sarà per le persone in difficoltà un angelo benefico che offre a tutti accoglienza, conforto, tenerezza. Morirà poco dopo, nel 1947, per un atroce male che non le farà mai perdere la serenità e il sorriso, e neppure l’impegno di Madre della sua comunità.