
La carestia, nel racconto biblico, non colpisce solo l’Egitto ma tutto il mondo conosciuto (41,53-57). Da un punto d vista storico, ciò appare strano poiché l’Egitto aveva un proprio ecosistema locale, dipendente dall’inondazione annuale del Nilo, al contrario della terra di Canaan, che dipendeva dalle piogge stagionali. Se Genesi raffigura Giuseppe come colui che salva l’intero mondo conosciuto, questa non è che un’iperbole che serve a far progredire la storia e far arrivare i fratelli di Giuseppe alla sua presenza (Gen. 41,57).
Giuseppe e i suoi fratelli
Ricordiamo che prima che i suoi fratelli e suo padre rientrino nella sua vita, Giuseppe trascorre tredici anni in Egitto da solo (dai 17 ai 30 anni di età). Il culmine della storia di Giuseppe e dei fratelli si verifica quando i suoi fratelli, in rappresentanza del padre, vanno in Egitto per cercare cibo. La prima volta, Giuseppe dà loro del cibo e restituisce segretamente i loro soldi, esigendo però che tornino conducendo con sé Beniamino.
Genesi 42 21Si dissero allora l’un l’altro: «Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest’angoscia».
22Ruben prese a dir loro: «Non vi avevo detto io: “Non peccate contro il ragazzo”? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco, ora ci viene domandato conto del suo sangue». 23Non si accorgevano che Giuseppe li capiva, dato che tra lui e loro vi era l’interprete. Giuseppe li sta mettendo alla prova.
La seconda volta, Giuseppe dà loro del cibo e fa mettere segretamente la sua coppa nel sacco di Beniamino, che con tanta insistenza era riuscito a portare alla sua presenza in Egitto.
Gli uomini di Giuseppe inseguono i fratelli e trovano la coppa: i suoi fratelli vengono riportati al palazzo di Giuseppe. Giuseppe rivela che il ladro è Beniamino e minaccia di renderlo schiavo. A questo punto, Giuda si fa avanti per parlare. Il suo discorso sarà convincente.