
È notevole, nella storia di Giuseppe, la presenza di doppioni letterari. In una versione della storia, Ruben convince i fratelli a non uccidere il fratello minore ma a gettarlo in una cisterna da cui lo estraggono i Madianiti, lo portano in Egitto e lo vendono a Potifar, capitano della guardia. Questa versione è generalmente identificata come parte del testo Elohista.
Nell’altra versione, vedendo passare una banda di Ismaeliti, Giuda convince i fratelli a non uccidere Giuseppe ma a venderlo agli Ismaeliti. Gli Ismaeliti portano Giuseppe in Egitto e lo vendono a Potifar, capitano della guardia ma qui chiamato anche “un uomo egiziano”. Questa versione è generalmente identificata come la storia Jahvista.
La forma finale della Genesi ha combinato le due versioni: una su Giuda e gli Ismaeliti, e una su Ruben e i Madianiti.
Ruben è il primogenito di Giacobbe (Genesi 29,32) che però perde la primogenitura perché ebbe rapporti con Bilhah, concubina di suo padre (35,22, 49:3-4). Ciò riflette la perdita di importanza e la scomparsa della tribù di Ruben già durante il periodo in cui il Regno del Nord esisteva ancora. Giuda, che è solo il quarto figlio di Lia, primeggerà sui fratelli come tribù regale. Le due versioni probabilmente riflettono la lotta tra questi due gruppi, con la vittoria finale di Giuda. Tuttavia, il ricordo dell’importanza del gruppo di Ruben, perduta da tempo, persiste.
Da parte sua Giuseppe, dopo aver fatto un doppio sogno, subisce una doppia punizione. Prima viene gettato in una cisterna, poi in prigione. Viene spogliato due volte: una volta sono i suoi fratelli a prendergli la tunica, in seguito lascerà la sua veste nelle mani della moglie di Potifar.
I doppioni: Spiegazione psicologica
Le ripetizioni evidenziano i gravi pericoli che colpiscono Giuseppe. Più difficoltà affronta, più grandi saranno i suoi risultati finali. Più ostacoli deve superare, più sarà abile nel fare da capo. Più resiste alle tentazioni, più apparirà affidabile ed etico. Il cammino verso il potere non è completo senza superare impedimenti che avrebbero distrutto un uomo meno maturo. Ma questa spiegazione sembra insufficiente. Ha senso che il testo moltiplichi le prove; ma perché presentare due prove della stessa natura ?
Come mettono in risalto Bereshit Rabba (84:7-22; 86-88) e altri midrashim, Giuseppe inizia il suo cammino come un giovane arrogante e sciocco, ed anche durante la sua permanenza a casa di Potifar non è chiaro che sia completamente irreprensibile e privo di presunzione. Ha ancora bisogno di formazione; ha bisogno di dimostrare di essere giusto, di poter controllare il suo desiderio. Quindi, il ripetersi delle prove anche della stessa natura è necessario per il processo di crescita di questo giovane, fino ad imparare l’umiltà e la sapienza, che alla fine mostrerà con l’interpretazione dei sogni; ma anche questi sono raddoppiati.