
Sì, vogliamo ricordarlo così, in divisa da capo scout, mentre mostra ad un lupetto la strada. In questo freddo metà novembre Giovanni Torchioni ha imboccata la parte finale della sua, che dopo tante tappe lo ha portato al traguardo: lui, persona impegnata nella famiglia, nel lavoro, nella Chiesa, nell’Agesci: sempre senza incoerenze, senza contraddizioni, senza fratture.
Una vita impegnata

Ci sono persone che scivolano sulla superficie della vita come se non fossero mai esistite, lasciando dietro di sé una scia d’acqua che subito si cancella. Giovanni Torchioni ha inciso un solco che non si richiuderà: resterà nella sua numerosa e bella famiglia, resterà in profondità nelle generazioni di scout che in lui hanno trovato un riferimento, resterà nella comunità parrocchiale dell’Immacolata che l’ha visto inserirsi al suo arrivo a Piombino, oltre 50 anni fa, e divenirvi parte attiva e fattiva.

Può accadere che alcuni scout vivano come in un mondo proprio, “contenuti” nell’ambiente parrocchiale che li ospita ma senza una autentica interazione. Io lo ricordo invece partecipe della comunità parrocchiale, Giovanni, livornese verace e simpatico, col suo spirito caustico mai offensivo, la battuta pronta, la critica costruttiva.
Ricordo, negli incontri del martedì, di riflessione sui Vangelo della domenica, il suo cercare di interpretare il malessere della Chiesa nel mondo contemporaneo, cui non si poteva rispondere con ricette fuori del tempo storico: “Sapete quanti gagliardetti ho portato io in processione, disse una volta, e a cosa sono serviti?”. È un’altra:”Mi si dice che ho avuto paura di dirmi cristiano? Io che per anni e anni sono uscito vestito da cretino…” (il riferimento era, penso, alla nota battuta – definizione di scout come “Bambino vestito da cretino guidato da un cretino vestito da bambino”). L’ambiente livornese di quei tempi, come quello piombinese, metteva veramente alla prova la fede, ma Giovanni Torchioni non ha mai avuto paura di sostenere le sue idee e di esprimerle francamente.
Al tempo stesso non era arrogante né invadente, non si voleva imporrre, e ricordo anche il momento in cui volle fare un passo indietro rispetto all’animazione del Piombino 2, perché, disse, non voleva che divenissero “giovannidipendenti”.
Buona strada!

Infatti, dello scoutismo piombinese Giovanni Torchioni era stato l’anima, da quando nel 1974 Attilio Favilla, recentemente scomparso anche lui, capo del Livorno 7 e futuro Capo Scout d’Italia, saputo che il suo ex collaboratore si era appena trasferito per lavoro a Piombino, lo aveva contattato perché aiutasse il gruppo di giovani che faticosamente cercava di portare avanti le attività. È così che Giovanni Torchioni è stato per quaranta anni con il suo servizio il cuore dell’Agesci locale.
E adesso ha preso la sua strada definitiva, a 85 anni, che sono tanti ma nemmeno troppi per i parametri di oggi, e soprattutto non sono mai abbastanza per la famiglia, la moglie, i figli, il genero e le nuore, i nipoti – quasi un patriarca di altri tempi: ma l’hanno dovuto lasciar andare, con la speranza cristiana di una vita che in realtà non muore. Allora, come di prammatica per uno scout: Buona strada, Giovanni!