La delicatezza del rapporto con l’ambiente è uno dei motivi addotti per giustificare l’incompletezza dell’occupazione della terra di Canaan da parte di Israele. Anche il Deuteronomio conosce la preoccupazione per le bestie selvagge e la promessa di una lenta conquista:
«Il Signore tuo Dio scaccerà a poco a poco quei popoli davanti a te; tu non li potrai sterminarli in una volta sola, perché le bestie selvatiche si moltiplicherebbero per farti del male» (Deuteronomio 7,22).
Tuttavia, in genere, il Deuteronomio contraddice questo passaggio e parla di una rapida espropriazione dei Cananei: «…affinché tu li possa spodestare e distruggere rapidamente, come il Signore ti ha promesso» (Dt 9,3).
Questo è vero, come abbiamo detto, anche per la prima metà del libro di Giosuè (capitoli 1–12).
Giosuè e la terra rimanente
Tuttavia, la visione deuteronomistica della conquista completa in questa prima metà del libro di Giosuè deve fare i conti con il brano successivo che racconta della terra rimanente non conquistata da Giosuè:
«Giosuè era ormai vecchio, avanzato negli anni. Il Signore gli disse: “Tu sei diventato vecchio, sei avanzato negli anni, e rimane ancora una gran parte del paese da occupare”» (Giosuè 13,1).
Nel cap. 13 del libro di Giosuè la terra rimanente è rappresentata da tutte le città filistee e dai vasti territori del Libano e della Siria (vv. 2–6).
In Giosuè il tema della “terra rimanente” viene ripreso nel discorso di addio del condottiero (Giosuè 23,4–5). Giosuè avverte il popolo di non fondersi con i Cananei locali altrimenti il Signore non continuerà a scacciare la gente del posto:
«Poiché se vi allontanate e vi unite al resto di quelle nazioni che sono rimaste fra voi, e vi imparentate con loro, e voi vi unite a loro ed esse si uniscono a voi, sappiate per certo che il Signore, il vostro Dio, non continuerà a scacciare queste nazioni davanti a voi…» (Giosuè 23,12-13).
Se ciò dovesse accadere, dice loro Giosuè, i Cananei diventeranno un pericolo perpetuo per Israele:
«…diventeranno per voi una trappola e una insidia, un flagello ai vostri fianchi e spine nei vostri occhi, finché non periate e scomparite da questo buon paese che il Signore, il vostro Dio, vi ha dato» (Giosuè 23,13).