Omaggio a Giosuè Carducci nel giorno di San Martino

Nella festa di San Martino, resa memorabile da Giosuè Carducci con la poesia omonima, vogliamo ricordare un uomo che, pur essendo nato in Versilia (nel 1835), era cresciuto in quella Maremma che gli rimase tanto nel cuore e che poi cantò con commozione e con rimpianto.

Proponiamo perciò in questa sede una serie di sue composizioni sul tema, omettendo la celeberrima «Davanti San Guido».

SAN MARTINO

La nebbia a gl’irti colli… Di Cristian Buda – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62461625

La nebbia a gl’irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi

stormi d’uccelli neri,

com’esuli pensieri,

nel vespero migrar.

TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA

Giovani cicogne nel padule di Bolgheri. Di Katrin Pfeifer – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21336045

Dolce paese, onde portai conforme

L’abito fiero e lo sdegnoso canto

E il petto ov’ odio e amor mai non s’addorme,

Pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.

Ben riconosco in te le usate forme

Con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,

E in quelle seguo de’ miei sogni l’orme

Erranti dietro il giovenile incanto.

Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;

E sempre corsi, e mai non giunsi il fine;

E dimani cadrò. Ma di lontano

Pace dicono al cuor le tue colline

Con le nebbie sfumanti e il verde piano

Ridente ne le pioggie mattutine.

IDILLIO MAREMMANO

I cipressi che a Bolgheri alti e schietti… Di Janericloebe – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7788930

Co ’l raggio de l’april nuovo che inonda

Roseo la stanza tu sorridi ancora

Improvvisa al mio cuore, o Maria bionda;

E il cuor che t’obliò, dopo tant’ora

Di tumulti oziosi in te riposa,

O amor mio primo, o d’amor dolce aurora.

Ove sei? senza nozze e sospirosa

Non passasti già tu: certo il natio

Borgo ti accoglie lieta madre e sposa […].

Com’eri bella, o giovinetta, quando

Tra l’ondeggiar de’ lunghi solchi uscivi

Un tuo serto di fiori in man recando,

Alta e ridente, e sotto i cigli vivi

Di selvatico fuoco lampeggiante

Grande e profondo l’occhio azzurro aprivi!

Come ’l ciano seren tra ’l biondeggiante

Òr de le spiche, tra la chioma flava

Fioria quell’occhio azzurro; e a te d’avante

La grande estate, e intorno, fiammeggiava;

Sparso tra’ verdi rami il sol ridea

Del melogran, che rosso scintillava.

Al tuo passar, siccome a la sua dea,

Il bel pavon l’occhiuta coda apria

Guardando, e un rauco grido a te mettea.

Oh come fredda indi la vita mia,

Come oscura e incresciosa è trapassata!

Meglio era sposar te, bionda Maria!

Meglio ir tracciando per la sconsolata

Boscaglia al piano il bufolo disperso,

Che salta fra la macchia e sosta e guata,

Che sudar dietro al piccioletto verso!

Meglio oprando obliar, senza indagarlo,

Questo enorme mister de l’universo! […]

Oh dolce tra gli eguali il novellare

Su ’l quieto meriggio, e a le rigenti

Sere accogliersi intorno al focolare!

Oh miglior gloria, a i figliuoletti intenti

Narrar le forti prove e le sudate

Cacce ed i perigliosi avvolgimenti […]

Che proseguir con frottole rimate

I vigliacchi d’Italia e Trissottino*.

* Nota

Come si può immaginare, Trissottino indica in tono dispregiativo un poeta da strapazzo e opportunista (dal nome di un personaggio di Molière).

Una simpatica presentazione di Giosuè Carducci QUI.