Lettura continua della Bibbia. Gioia e tenerezza (Geremia 31)

La danza di Myriam. Lorenzo Costa (1460-1535). https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=9GZGHN&titlepainting=Story of Moses The Dance of Miriam

In una predicazione così desolata come quella di Geremia, l’inserto del Libro della Consolazione (cap. 30-33) rappresenta veramente un’oasi di gioia e di tenerezza. Sì, lo sappiamo che il linguaggio duro delle minacce è solo un volto dell’amore, il volto corrucciato dall’ira perché si vuole a tutti i costi la salvezza dell’amato… Ma c’è bisogno anche di un momento di sollievo. Notate come siano poetiche queste espressioni di letizia da parte di un profeta elegiaco, ma abituato a calcare i toni dell’angoscia.

Gioia e tenerezza

31, 10 Ascoltate la parola del Signore,
popoli, annunziatela alle isole lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come fa un pastore con il gregge»,
11 perché il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
12 Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l’olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.
Essi saranno come un giardino irrigato,
non languiranno più.
13 Allora si allieterà la vergine della danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.
14 Sazierò di delizie l’anima dei sacerdoti
e il mio popolo abbonderà dei miei beni.
Parola del Signore.

Il Go’el

Emerge in questo passo la figura del pastore e della sua cura per il gregge, ma anche la figura di un personaggio irriconoscibile dal testo italiano, il Go’el, espresso dall’azione dei verbi sinonimi ga’al e padah ovvero riscattare. Noi traduciamo con Redentore, redimere, e in questo modo nel linguaggio cristiano prende campo il significato religioso. Ma etimologicamente il Go’el era il capofamiglia, il parente più prossimo che aveva il compito di tutelare i suoi familiari e di riscattarli se fossero caduti in schiavitù o in prigionia. Il vocabolo esprime un istituto giuridico prima ancora che un atto di salvezza spirituale, ma proprio in questo è assai significativo: Dio è il Go’el di Israele (e di tutti noi), il familiare che riscatta colui che ha perso la libertà!