Lettura continua della Bibbia. Il libro di Giobbe: articolazione

Giobbe di William Blake. Di William Blake – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16951393

Stiamo cercando risposte in un libro, quello di Giobbe, che sembra porre solo domande. Se si sta alla cornice narrativa, che lascia il nostro Giobbe in pace, a godersi la nuova vita con la sua famiglia e le sue ricchezze, troviamo un happy end, il primo quadro del libro di Giobbe, quello della sua fede senza cedimenti e della sua pazienza senza fine. Quello della sofferenza come prova transitoria che mette in luce ed affina la virtù dell’uomo. Ma l’interno del libro confermerà questo quadro?

Libro di Giobbe: articolazione

Giobbe: articolazione
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Prima parte

Prima parte: la cornice narrativa (cap. 1-2 che troveranno una conclusione nel cap. 42) con il suo ottimismo da happy end; prologo in prosa, basato sul concetto di sofferenza come prova della fede.

L’abbiamo già preso in esame. È il dietro le quinte: Giobbe non sa tutto questo, ma il lettore sa in anteprima che la grande sofferenza è solo una prova. È il cerchio esterno, di colore rosso-marrone. Nel cerchio il testo, ripreso nel cap. 42, si chiude perfettamente: tutto torna, la sofferenza dell’uomo era solo provvisoria e funzionale ad una maggiore ricompensa. Peccato che non sia sempre così. Peccato che molti eventi, come la guerra, dimostrino che la sofferenza degli innocenti è schiacciante.

Seconda parte

Seconda parte: dialogo fra Giobbe e gli amici (cap. 3-27), articolato in 3 cicli di 3 discorsi ciascuno, ognuno con la corrispondente risposta di Giobbe, secondo il tipico procedimento semitico di riprese, espansioni, digressioni.

È il secondo cerchio, quello arancione, e sarebbe giusto che fosse spezzato: non si chiude su niente. La risposta viene solo dall’ardimento di Giobbe che sfida Dio a presentarsi, con la sua conseguente, sconcertante risposta (cap. 38-39.42).

I discorsi dei tre amici persistono invece nella loro ossessiva teoria retributiva (sofferenza come castigo del peccato: 4 – 25).

Qualcuno ha notato che il discorso di Elifaz ha gli accenti di un profeta, Bildad si esprime come un giurista, Sofar parla come un saggio. Difficile dire se questo risponda alle intenzioni dell’autore. Tutti costoro, comunque, rappresentano la saggezza più arcaica e restano fermi al concetto tradizionale di retribuzione, che Giobbe non riesce ad accettare.

Il cuore del libro, la parte più estesa, si presenta, quindi, come una contestazione vigorosa della rigidità di questa dottrina, dei luoghi comuni, delle spiegazioni facili. Ogni volta, segue l’audace messa in crisi da parte di Giobbe di tutte le teorie fino a citare in giudizio Dio come responsabile del male inflitto all’uomo (3-31). Questo secondo quadro del dramma rimane aperto sul grido di Giobbe: «L’Onnipotente mi risponda!» (31,35).

Terza parte e seguenti

Seguirà una terza parte con l’intervento del giovane Elihu (cerchio verde, teoria pedagogica della sofferenza: cap. 32-37), poi una quarta parte con l’Inno alla Sapienza divina (cap. 28: cerchio azzurro), una quinta con la risposta di Dio e infine la descrizione di Leviatan e Behemoth (cap. 40-41: cerchio interno bianco) …

Più si procede all’interno, più sono recenti i materiali che incontriamo.

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