Viaggio nella Bibbia. Giaele

Giaele
Giaele uccide Sisara a tradimento. Rudolf von Ems, Weltchronik. Hochschul- und Landesbibliothek Fulda, Aa 88. Miniatura 97 172r. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23799308

Le parole di Deborah (4,9: «non sarà tua la gloria… perché il Signore consegnerà Sìsara nelle mani di una donna») dimostrano che la storia di Dio è una storia alla rovescia, dove vincono i deboli che credono nella sua forza.

Un gesto di tradimento

Però… Quali sono i buoni e i cattivi secondo gli schemi comuni? L’agiografo non esprime giudizi morali, presenta i fatti in quanto danno una risposta di salvezza a Israele. L’azione di Deborah che va in battaglia è una normale azione frontale guerresca. Ma il gesto di Giaele che tradisce la fiducia di un alleato nel momento del bisogno e della debolezza, anzi tradisce la fiducia di un ospite senza sospetti, è orribile, al di là di ogni considerazione di carattere culturale.

Eticamente non può che essere condannata; eppure, Giaele è nella Bibbia la prima ad essere proclamata  Benedetta fra le donne (Gdc 5,24)! Perché ha piantato un picchetto da tenda nella tempia di un alleato di suo marito? Sì, tale è la crudezza di questi antichi costumi. Anche la prostituta Rahab aveva tradito la sua città nascondendo gli esploratori mandati a Gerico da Giosuè; ma almeno non aveva, personalmente, versato sangue. Eppure Dio si serve anche di azioni abominevoli per mandare avanti la storia della salvezza…

Nel cap. 5 il racconto è ripetuto in forma poetica, con un cantico (Cantico di Deborah) che è una delle pagine più antiche della S. Scrittura, se non addirittura la più antica, contemporanea com’è agli avvenimenti. In questo componimento emergono immagini molto efficaci e stringenti, come quella della madre di Sisara che lo attende inutilmente alla finestra, confortandosi con il pensiero che il ritardo è dovuto alla spartizione della preda; ma – il lettore lo sa – sta attendendo un figlio che non torna…

Una storia di decadimento e di risalita

Anche qui ritroviamo tanta sofferenza degli uni, i nemici, una sofferenza inflitta che è funzionale alla salvezza degli altri, gli eletti.

Quanto siamo lontani dalla linea di salvezza che ancora si intravedeva nella saga dei patriarchi! Anzi, il sacrificio di Abramo e Isacco prefigura il dono che il Padre farà del Figlio, e la consegna di Giuseppe alla schiavitù prefigura la consegna di Gesù alla sua salvifica Passione.

Si potrebbe dire che, rispetto a queste due figure luminose, l’umanità ha continuato a decadere dalle intenzioni di fraternità del piano divino sprofondando in un abisso di ferimenti e annientamenti reciproci. La salvezza di Israele costa cara. Bisognerà fare molta strada per tornare ad una fraternità redenta in cui il Fratello di tutti offrirà non il sangue degli avversari, ma la propria vita per la salvezza dei molti. È un cammino in salita: un cammino che porta all’innalzamento sulla croce.