Lettura continua della Bibbia: Luca. La Passione Atto Secondo: L’arresto (22,39-71). La preghiera al Gethsemani

Gethsemani
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Struttura del racconto del Gethsemani (22,39-46)

Il racconto lucano del Gethsemani è più unitario rispetto a Marco e Matteo (Giovanni non lo riporta), racchiuso fra un duplice invito alla preghiera (22,40 e 46), con chiaro intento parenetico. La sequela conduce alla croce passando per la preghiera.

Secondo Luca, Gesù non si separa dal gruppo con tre discepoli, ma si apparta un po’ dall’intero gruppo. Luca non distingue tre momenti dell’orazione: la preghiera di Gesù è più continua, senza interruzioni. Esclusivo il particolare del sudore di sangue e del conforto dell’angelo, omesso da molti codici importanti, forse perché lesivo della dignità divina di Gesù.

Verso il Gethsemani

Luca 22,39: Gesù si reca al monte degli Ulivi “secondo l’usanza”. Luca aveva già ricordato (21,37) che Gesù a Gerusalemme passava la notte all’aperto, sul monte degli Ulivi. Ribadisce la centralità della preghiera nella vita di Gesù – e quindi del discepolo. I discepoli lo seguono, invitati alla preghiera, come poi alla croce: torna il tema della sequela, strettamente unito a quello della preghiera.

La preghiera

V. 40: Pregate per non entrare in tentazione. Già qui in Luca risuona l’invito alla preghiera: in Mc/Mt si dice che solo Gesù prega. Ma Luca esplicita: senza la preghiera i discepoli non potranno resistere alla tentazione, che sarà lo scandalo della croce.

V. 41 Ad un tiro di sasso, qualche decina di metri, postosi in ginocchio, Gesù pregava; non prostrato in preda allo spavento come in Mc 14,33. Pregava è all’imperfetto, indice di una preghiera prolungata. Luca non menziona Pietro, Giacomo e Giovanni. Tutti i discepoli sono ugualmente vicini e ugualmente distanti da Gesù.

V. 42 La preghiera di Gesù: Non la mia volontà, ma la tua sia fatta. Questa formula era stata omessa nel Pater lucano, ma ora Luca fa vedere come Gesù la viva nella sua esperienza di martirio. Non è rassegnazione passiva, ma desiderio ardente.

V. 43: L’angelo richiama la voce celeste di Gv 12,28 s., intesa da alcuni come voce di un angelo; così pure, nel battesimo e nella trasfigurazione come voce di approvazione. Mc/Mt avevano concluso il racconto delle tentazioni con l’immagine del servizio degli angeli: Luca lo trasferisce qui. L’avversario cede il posto all’angelo. Ma confortare (enischyo da ischyròs = forte) non vuol dire consolare, bensì fortificare: ben gelido conforto, che non scongiura la sofferenza…

V. 44: Il sudore di sangue (o come sangue) esprime l’intenso coinvolgimento fisico nella passione.

V. 45 Luca salvaguarda la reputazione degli apostoli dicendoli addormentati per la tristezza: tentativo pietoso, anche se è vero che ci si può sfinire per l’angoscia. Il sonno esprime la rottura della comunione, con l’aggravante che nella notte di Pasqua non si ci poteva addormentare, perché notte di veglia era stata quella, in cui il Signore aveva liberato il suo popolo. Nella sua Pasqua, Gesù è lasciato solo dal sonno dei discepoli prima ancora che dalla loro fuga, che Luca preferisce, sempre per rispetto, non menzionare.