Lettura continua della Bibbia. Gesù e Belzebù (Mt 12,22-37.43-50)

Guarigione di un indemoniato cieco e muto. Di James Tissot – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10957389

La guarigione straordinaria di un indemoniato è occasione di un confronto di opinioni sull’origine del potere taumaturgico di Gesù. Gesù, che fa cose straordinarie, è il Messia figlio di Davide o è posseduto da Belzebù?

Il vero Padrone di casa

Il diavolo è indicato col nome della divinità pagana che lo rappresenta deformato in Signore delle mosche, ma originariamente di tratta, significativamente, del Padrone della casa.

Chi è, infatti, il padrone di casa dell’uomo? Dio o il diavolo? Non ce ne possono essere due, e neppure il diavolo, il Divisore, può essere diviso in se stesso e andare contro le proprie opere. Se prende possesso di una casa, non si può scacciare da solo; occorre che venga un altro, più forte, con lo Spirito di Dio, e lo spodesti.

L‘albero si riconosce dal frutto

In fondo, anche i discepoli dei rabbini, se sono animati da spirito sincero, fanno la stessa cosa di Gesù. A maggior ragione Gesù, che scaccia i demoni con lo Spirito di Dio. E l’albero si riconosce dal frutto: se il frutto è di tipo commestibile significa che la pianta da cui proviene è buona, mentre, se cattive sono le opere e le parole, significa che vengono da un cuore che si è consegnato al male. Le parole cattive perché inoperose, prive di bene, costituiranno un capo di imputazione al momento del giudizio.

L’Uomo forte

L’Uomo forte caccia l’invasore e rende la casa nitida e lustra. Attenzione, però: lo spirito del male non ha nessuna intenzione di arrendersi per sempre. Non trova riposo nel deserto perché non ha il riposo di Dio in sé, ha bisogno di tormentare e di essere tormentato.

Ma anche l’uomo, nella sua vita terrena, non può acquisire una volta per sempre il proprio riposo. Occorre una vigilanza continua per tenerlo desto, per non farsi sorprendere dal ritorno dello spirito maligno più agguerrito di prima; e non c’è altro mezzo che la comunione con il Signore Gesù, il vero «Padrone di casa».

Il peccato imperdonabile

C’è un peccato che non si può perdonare, dice Gesù. È il peccato che non vuole essere perdonato.

Il peccato imperdonabile non è di semplicemente negare Gesù, perché molti possono essere i motivi che conducono a tale misconoscimento e lo spiegano, come l’ignoranza o persino la contro testimonianza dei cristiani. Il peccato imperdonabile è persistere nel negare l’evidenza (data dallo Spirito Santo). È imperdonabile perché la persona non vuole il perdono, si ritiene giusta, perdonata e salvata da sola, come il fariseo della parabola lucana Lc 18,9-14. È quello che si chiama «impenitenza finale»: insistere nel rifiutare l’amore di Dio pur vedendolo con ogni evidenza.

La vera parentela

Questa radicalità con cui si pone Gesù è così grande che ormai travalica e ridefinisce anche i rapporti di sangue. Vera madre e fratello e sorella di Gesù è chi fa la volontà del Padre.

I fratelli di Gesù, citati poi in Mt 13,55 come Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, non sono figli di Maria come potrebbe far pensare il vocabolo in italiano, ma cugini o parenti, che è il significato in ebraico / aramaico ove gli appartenenti a uno stesso gruppo familiare sono tutti chiamati fratelli.

Del resto l’italiano, tanto preciso, non distingue fra nipoti di nonno e nipoti di zio (non c’è altro modo per indicarli) e neppure tra cognati / fratelli del marito e cognati / mariti delle sorelle, o tra zio paterno (latino patruus) e zio materno (latino avunculus), distinzioni che magari in altre lingue sono importanti.

È comunque importante che Matteo, l’evangelista della verginità (cfr. la vocazione al celibato in Mt 19,12), che ha assegnato a Maria il ruolo di Vergine-Madre, adesso puntualizzi che la sola maternità carnale niente conti. Matteo riconosce a tutti i discepoli, non importa quale sia il loro stato di vita, la fecondità spirituale. È questa che risignifica ogni rapporto familiare ed amicale fondandolo sulla relazione con il Signore. Il discepolo, mentre diviene figlio del Padre che è nei cieli, diviene anche fratello e sorella di ogni uomo sulla terra; e diviene anche madre, se imita Maria, madre del Verbo nella fede prima ancora che nel corpo.