
Questo me lo segno, è degno di figurare tra gli sfondoni degli studenti agli esami di maturità: Gesù moltiplicava il vino! Il problema è che questa affermazione non viene da un ignorantello qualunque che frequenta la nostra scuola, no: viene dal ministro Lollobrigida, fortunatamente non ministro alla cultura o all’istruzione, ma insomma…
Gesù moltiplicava il vino?
Questa perla ci viene da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che durante un intervento pubblico ha voluto difendere il vino da chi lo considera un rischio per la salute. Fra le altre cose, ha testualmente affermato:
“Il vino… erano i cattolici nel diritto canonico che disciplinava questo prodotto fondamentale per la religione cristiana, e che era stata ovviamente anche oggetto del primo miracolo di Cristo nella moltiplicazione di quello che, per chi crede come noi, certamente non può essere un veleno, altrimenti avremo un problema con chi lo ha moltiplicato”.
Non solo: la moltiplicazione del vino sarebbe addirittura il primo miracolo di Gesù. A questo punto mi si accende una lampadina: secondo il Vangelo di Giovanni, il primo segno dato da Gesù è, a Cana di Galilea, la trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2,1 ss.). il buon ministro, assunta la veste di quell’ingenuone dell’architriclino, si è assunto il compito di sottolineare la positività del vino portato in tavola.
Nostro Signore, quindi, ha fatto un miracolo di moltiplicazione del vino? Ma non erano pani e pesci? Semplicemente, il nostro ministro ha fatto 2 + 2 = 4, e addizionando (non moltiplicando) la trasformazione dell’acqua in vino con la moltiplicazione dei pani ha ottenuto un’inedita moltiplicazione del vino.
È un lapsus (?), magari senza importanza. Ma dopo che abbiamo avuto un ministro della cultura che non solo rendeva contemporanei Colombo e Galilei ma confondeva anche le teorie del Medioevo con quelle di mille anni prima, non è confortante sentire un ministro all’agricoltura che nella sua legittima (lo riconosco benché io sia astemia) difesa del vino si appella al Vangelo sbagliando clamorosamente la citazione.