Lettura continua della Bibbia. Luca: Gesù e le donne (8,1-3)

Gesù e le donne
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Il personaggio femminile della peccatrice porta con sé nel vangelo di Luca il ricordo delle donne che dalla Galilea seguivano Gesù servendo lui e i discepoli con i loro beni (8,2-3).

Si tratta di donne che erano state guarite da Gesù, nel corpo o nello spirito, e che avevano scelto di seguirlo, di stare con lui: è la sequela del discepolo, coniugata al femminile.

La più nota alle comunità lucane e non solo, menzionata qui insieme a Giovanna e Susanna, è Maria di Magdala, infelicemente identificata, a partire da S. Gregorio Magno, con l’anonima peccatrice di Luca e talvolta anche con Maria di Betania. In realtà niente nel testo biblico fa pensare ad una prostituta, anzi l’immagine che ci è suggerita è quella di una persona tormentata dai demoni, ben sette, numero indefinito indicante una grande quantità, una malattia mentale, quindi, o una possessione diabolica.

Gesù e le donne

Comunque sia, è significativo il fatto che Gesù si faccia accompagnare da donne, anche se con funzioni diverse dalla predicazione; perché il pio ebreo benediceva Dio ogni giorno di non averlo creato né pagano, né schiavo, né donna.

Il senso di questa quotidiana preghiera risulta molto attutito, rispetto a come può suonare a noi oggi, se pensiamo che l’adulto ebreo ringraziava Dio di avergli fatto il dono di poter osservare la Legge. Infatti il pagano non la osserva in quanto non la conosce, mentre lo schiavo non è libero di osservarla perché è sotto padrone. La donna non la pratica integralmente perché non ha l’onere di osservare i comandi che implichino per la loro esecuzione un tempo determinato, avendo già l’onere, pesantissimo, della famiglia. Le donne dunque non avevano l’onere, ma neppure l’onore, di osservare tutti i 613 precetti della legge, tra cui lo studio della Torah, per cui i rabbini dell’epoca di Gesù non dovevano insegnare alle donne per non sottrarre tempo prezioso agli uomini che invece ne avevano l’obbligo; anzi era consigliato che un rabbi parlasse il meno possibile anche con la propria moglie. Niente doveva distoglierli dal loro dovere nei confronti della Torah e di quanti avessero l’obbligo di studiarla.

Gesù e le donne: differenze che non dividono

Ma Gesù instaura e consolida con le donne un rapporto diverso. In un mondo fatto di differenze che dividono, Gesù porta la prorompente novità di differenze che uniscono. In questo senso Paolo proclamerà: Non c’è più giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,28).

Non sono abolite le differenze naturali o sociali – lo schiavo non viene socialmente liberato, il giudeo e il pagano mantengono le proprie culture, maschio e femmina restano tali – ma sono ricomposte comunionalmente nella pari dignità di tutti, fratelli nel Signore, dove le diversità divengono ricchezza reciproca di cui godere e non svantaggio da temere.

Gesù si rapporta e stringe amicizia con le donne chiamandole al discepolato, sebbene con un ruolo diverso – quello della diakonia – rispetto al ministero della predicazione e della guarigione affidato ai Dodici. E se noi non possiamo recitare la preghiera di ringraziamento del figlio di Israele, potremmo però tutti recitare con gratitudine la preghiera quotidiana della donna, che non pone limiti alla grazia di Dio: “Benedetto sii tu, Signore nostro Dio, re dell’universo, che mi hai creato secondo la tua volontà”. Come non pensare alla preghiera finale di santa Chiara? “Tu, o Signore, sii benedetto, che mi hai creata…” (FF 3252).