Lettura continua della Bibbia. Luca: Gesù e il perdono (7,36-50)

Gesù e il perdono
Gesù e la peccatrice. Del monaco copto Ilyas Basim Khuri Bazzi Rahib (1684) – https://art.thewalters.org/detail/17922/gospels-5/, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44898060

Abbattuta la barriera dell’impurità dei pagani, abbattuta la barriera della morte, Luca riporta un terzo gesto di potenza di Gesù sulle barriere umane, il perdono del peccato. Luca ama molto i personaggi femminili, e introduce qui una donna di infima condizione e reputazione, una prostituta. Non è la Maddalena: niente lo fa pensare, anche se nella tradizione occidentale (non in quella orientale) le due donne sono state identificate.

Gesù e il perdono

Lo stato di peccato è evidente perché è definito pubblicamente dal mestiere della donna; ma sappiamo anche che nel suo cuore c’è il pentimento. Tra lo scandalo dei ben pensanti, Gesù si lascia non solo avvicinare ma anche toccare.

Gesù partecipa ai banchetti per essere vicino a tutti, anche alle persone, per più aspetti, spregevoli, e donare, se accolto, il perdono. La qualità di prostituta della donna la mette al bando dal mondo civile e religioso, strumento di piacere di uomini ipocriti che se ne servono come di un bene di consumo ma la disprezzano.

Non è dunque considerata persona ma oggetto: ma anche per gli ultimi della terra, derubati della loro dignità umana, Gesù è venuto. Dio si comporta in modo scandaloso quando si pone in contatto con l’umanità peccatrice in atteggiamento d’amore. Il fariseo sfoggia invece un comportamento minimale di correttezza e blando interesse, anzi di curiosità arroccata sulla propria presunta giustizia.

Gesù, il pentimento e il perdono

Il pentimento umano, manifestato con chiari gesti, sembra qui precedere la misericordia divina; nella parabola che Gesù racconta, invece, il rapporto appare rovesciato: colui a cui più è perdonato avrà motivo maggiore per amare. In realtà l’atto è unico: chi ha maggior peccato è inseguito con maggiore tenerezza dalla misericordia di Dio, perciò maggiore è il suo pentimento e la sua gioia. Anche nell’ultimo versetto si trova la stessa profonda unità: la fede che accoglie umilmente l’offerta della infinita misericordia di Dio, quella è fede salvifica.

Un pensiero di S. Teresa di Lisieux: l’amore che previene

S. Teresa di Gesù Bambino, che secondo l’esegesi del tempo identificava la peccatrice di Luca con S. Maria Maddalena, sentiva di invidiarla, perché ella, avendo peccato molto, molto aveva anche amato. Poi la piccola carmelitana di Lisieux comprese:

«Io non ho alcun merito per non essermi abbandonata all’amore delle creature, poiché da esso fui preservata per grande misericordia del Signore! Riconosco che senza lui avrei potuto cadere in basso quanto santa Maddalena, e la profonda parola di Nostro Signore a Simone mi echeggia nell’anima con grande dolcezza. Lo so, «colui al quale si rimette meno, ama meno» ma so anche che Gesù mi ha rimesso più che a santa Maddalena perché mi ha rimesso in anticipo, impedendomi di cadere…  Vuole che io lo ami perché mi ha rimesso non già molto, bensì tutto. Non ha atteso che io lo amassi molto, come santa Maddalena, ma ha voluto che io sappia com’egli mi ha amata d’un amore d’ineffabile previdenza, affinché ora io ami lui alla follia! Ho inteso dire che non si è mai incontrata un’anima pura la quale ami più di un’anima penitente; ah! come vorrei smentire questa parola!».

Non possiamo dunque imputare solo ad un grave peccato la misericordia del Signore: la nostra tiepidezza non ha scusanti, perché la sua tenerezza abbraccia tutti, alcuni per rialzarli dal peccato, altri per preservarli dalla caduta… La domanda “Chi è costui, che perdona anche i peccati?” rimane aperta e passa a noi.