
Ai due capitoli del libro dei Giudici (4-5) dedicati a Debora fa immediatamente seguito il ciclo di Gedeone (chiamato Jerub-Baal = Baal difenda, per la sua guerra al paganesimo), di cui viene presentata la vocazione da parte dell’angelo del Signore e la renitenza vinta da un segno prodigioso (un fuoco consuma i cibi posti sull’altare). Un secondo segno conferma la missione vittoriosa di Gedeone: la rugiada della notte bagna il vello deposto sull’aia e non il terreno circostante, la notte dopo il vello soltanto resta asciutto e la rugiada copre tutto il terreno. Inizierà in questo modo una storia di battaglie in cui la vittoria sarà conseguita più con l’astuzia che con la forza fisica…
Gedeone: il racconto di vocazione
Fra i racconti che costituscono la storia di Gedeone, il più interessante è il racconto di vocazione (6,11-24), considerato il più antico del genere, strutturato secondo un tipico modello o schema letterario caratteristico dei racconti di vocazione e presentante alcuni elementi fissi:
- introduzione che presenta personaggi e situazioni apparizione in cui Dio si manifesta (l‟iniziativa è divina)
- turbamento del chiamato o timore
- rassicurazione
- missione o invio o messaggio
- rivelazione o imposizione del nome
- obiezione o domanda del chiamato
- concessione di un segno reazione del chiamato e conclusione.
La vocazione non è un atto separato dalla storia e dalla vita quotidiana e dalla comunità. La missione riguarda sempre il popolo, e il chiamato ne è un rappresentante: non si tratta affatto di un privilegio individuale.
Non è detto, inoltre, che comporti fin dall’inizio una piena coscienza; implica, invece, una crescita progressiva. La chiamata non è scoperta subito e all‟improvviso e pienamente, ma si fa strada nella nostra storia, man mano che si approfondisce la “scoperta” di Dio. Questo non vale solo per le vocazioni sacerdotali e religiose, ma per la vocazione di ogni battezzato nella Chiesa.