Gatto e arte sacra. Una sorpresa.
Chi entra nella cattedrale di S. Cerbone, nella navata di destra guardando l’altare può osservare una grande tela di Rutilio Manetti, pittore senese vissuto fra XVI e XVII secolo (1571-1639). Rappresenta la Natività di Maria: ai piedi della madre Anna con la Bambina sta un gattone bianco e nero.
Gatto e arte sacra
Il gatto è assente nella pittura cristiana medievale, data la cattiva fama che immeritatamente si era attirato. Invece, la raffigurazione del gatto nelle scene sacre, a partire dal Rinascimento, non è inusuale: è frequente la presenza di cane e gatto, spesso in lotta, sotto la tavola dell’Ultima cena (a simboleggiare la lotta fra il bene e il male), ma anche l’associazione del gatto a Giuda, simbolo di tradimento.
Il cane appartiene al mondo maschile ed esteriore (con la caccia, la custodia del gregge, la guardia ai beni del padrone) mentre il gatto resta nella sfera femminile, nel mondo domestico, per cui una sua presenza marcata si segnala nelle scene dell’Annunciazione (ad esempio quella di Rubens) e della Natività della Vergine, come nella bellissima e delicata «Madonna della gatta» di Federico Barocci ed anche nella sua Sacra Famiglia.
Federico Barocci
Dipinto famoso di Federico Barocci è l’Annunciazione (con gatta) che si trova ad Assisi nella basilica di S. Maria degli Angeli. La scena sacra è come «commentata» da una presenza felina: la gatta, in basso a sinistra, dorme tranquilla su un cuscino, quasi sapesse che la salvezza del mondo sta per accadere e che quindi può star sicura nella sua casa.
Nelle scene mariane il gatto simboleggia di solito l’intimità familiare, la pace domestica, la maternità. Famosa è la Madonna della Gatta di Federico Barocci (1598). Nel dipinto sono rappresentate non una famiglia ma due, anzi tre, perché nel luogo in cui si trova la S. Famiglia arriva anche Elisabetta con Zaccaria e Giovanni quasi a restituire la visitazione della Vergine, ma al centro della scena una gatta allatta i suoi piccoli. Giuseppe a sinistra scosta una tenda come ad invitarci ad entrare, la Vergine si volta verso di noi come per salutarci, San Giovannino addirittura ci indica il Bambino. La gatta che allatta i gattini trasporta gli spettatori in una dimensione quotidiana della vita, ma è anche un simbolo creaturale di maternità: tutto il Creato infatti vuole condividere e trasmettere la gioia per questo Dio fattosi uomo.
Da Leonardo a Rubens
Anche Leonardo fece alcuni studi di una Madonna della Gatta in cui Gesù gioca con l’animaletto, ma non pare che abbia poi realizzato la pittura.
Il Sodoma
Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, si è firmato, invece, nei panni di… un topo minacciato da un gatto. Nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Miglionico (Matera) vi è un suo affresco, la Natività di Maria, su cui il pittore non poté apporre la firma in quanto in quel periodo lavorava nelle Stanze Vaticane alle dipendenze del Papa e non avrebbe potuto ufficialmente prestare la propria opera ad altri.
Poiché il committente Ettore Fieramosca (sì, proprio quello della disfida di Barletta), mancando la firma, non lo voleva pagare, il Sodoma dichiarò di aver firmato la sua opera rappresentando un gatto coperto da un manto bianco (il papa Giulio II) che minaccia un topo (il Sodoma). Il pittore disse anche: «Se non me ne vado di qui, il papa mi mangerà. Quindi pagami, così potrò andarmene subito». Fu pagato.
Fonte di questa tradizione locale: https://www.miglionicoweb.it/grazie.htm
Gatto e arte sacra: dulcis in fundo
Infine, un gatto fa capolino da dietro una tenda nella formella dell’Annunciazione della Porta Santa della basilica di San Pietro, opera di Vico Consorti (1949-1950). Così, alla fine anche un gatto (l’unico della sua specie presente nel ricco bestiario di pietra e di colore di San Pietro) assiste alla scena del Sì di Maria con cui ha inizio l’Incarnazione e si compie la pienezza dei tempi. Un grande onore!