Il gatto e l’arte sacra

Gatto e arte sacra. Rutilio Manetti
Rutilio Manetti, Natività di Maria. Massa Marittima, cattedrale di San Cerbone. Foto di Franco Ceccherini

Gatto e arte sacra. Una sorpresa.

Chi entra nella cattedrale di S. Cerbone, nella navata di destra guardando l’altare può osservare una grande tela di Rutilio Manetti, pittore senese vissuto fra XVI e XVII secolo (1571-1639). Rappresenta la Natività di Maria: ai piedi della madre Anna con la Bambina sta un gattone bianco e nero.

Particolare

Gatto e arte sacra

Domenico Ghirlandaio, Ultima Cena (1486), Cenacolo di San Marco, Firenze. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7364899

Il gatto è assente nella pittura cristiana medievale, data la cattiva fama che immeritatamente si era attirato. Invece, la raffigurazione del gatto nelle scene sacre, a partire dal Rinascimento, non è inusuale: è frequente la presenza di cane e gatto, spesso in lotta, sotto la tavola dell’Ultima cena (a simboleggiare la lotta fra il bene e il male), ma anche l’associazione del gatto a Giuda, simbolo di tradimento.

Il cane appartiene al mondo maschile ed esteriore (con la caccia, la custodia del gregge, la guardia ai beni del padrone) mentre il gatto resta nella sfera femminile, nel mondo domestico, per cui una sua presenza marcata si segnala nelle scene dell’Annunciazione (ad esempio quella di Rubens) e della Natività della Vergine, come nella bellissima e delicata «Madonna della gatta» di Federico Barocci ed anche nella sua Sacra Famiglia.

Federico Barocci

Gatto e arte sacra. Federico Barocci
Annunciazione di Federico Barocci, Assisi, Santa Maria degli Angeli (1592-1596)
Particolare

Dipinto famoso di Federico Barocci è l’Annunciazione (con gatta) che si trova ad Assisi nella basilica di S. Maria degli Angeli. La scena sacra è come «commentata» da una presenza felina: la gatta, in basso a sinistra, dorme tranquilla su un cuscino, quasi sapesse che la salvezza del mondo sta per accadere e che quindi può star sicura nella sua casa.

Federico Barocci, Annunciazione a Maria con San Francesco (e gatta), 1600 circa. Milano, Pinacoteca di Brera
Federico Barocci, Madonna della Gatta (1598 circa). Firenze, Palazzo Pitti

Nelle scene mariane il gatto simboleggia di solito l’intimità familiare, la pace domestica, la maternità. Famosa è la Madonna della Gatta di Federico Barocci (1598). Nel dipinto sono rappresentate non una famiglia ma due, anzi tre, perché nel luogo in cui si trova la S. Famiglia arriva anche Elisabetta con Zaccaria e Giovanni quasi a restituire la visitazione della Vergine, ma al centro della scena una gatta allatta i suoi piccoli. Giuseppe a sinistra scosta una tenda come ad invitarci ad entrare, la Vergine si volta verso di noi come per salutarci, San Giovannino addirittura ci indica il Bambino. La gatta che allatta i gattini trasporta gli spettatori in una dimensione quotidiana della vita, ma è anche un simbolo creaturale di maternità: tutto il Creato infatti vuole condividere e trasmettere la gioia per questo Dio fattosi uomo.

Da Leonardo a Rubens

Gatto e arte sacra. Leonardo
Leonardo, Madonna della Gatta, 1480-1483. British Museum. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=100982196

Anche Leonardo fece alcuni studi di una Madonna della Gatta in cui Gesù gioca con l’animaletto, ma non pare che abbia poi realizzato la pittura.

Annunciazione di Pietro da Cemmo (1491). Il gatto nero sembra custodire i sandali della Vergine, che rappresentano l’intimità della sua vita
In questa seconda Annunciazione di Pietro da Cemmo (1483-1486), invece, il gatto è bianco, e sta familiarmente sullo scrittoio di Maria, come avviene anche nelle nostre case
Gatto e arte sacra. Giulio Romano
Giulio Romano, Madonna della Gatta (1523). Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
Gatto e arte sacra. Cigoli
Natività della Vergine Maria del Cigoli (Lodovico Cardi, 1559-1613). Pistoia, Chiesa della SS. Annunziata. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3748198
Gatto e arte sacra. Rubens
Peter Paul Rubens, L’Annunciazione (1628). Rubens, Catalogue de l’exposition à Lille, palais des beaux-arts, du 6 mars au 14 juin 2004, Paris, Réunion des musées nationaux, 2004, p. 158. ISBN 9782711846542/Oxxo, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17582816

Il Sodoma

Gatto e arte sacra. Sodoma
Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Natività di Maria. Chiesa di S. Maria delle Grazie, MIglionico (Matera)

Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, si è firmato, invece, nei panni di… un topo minacciato da un gatto. Nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Miglionico (Matera) vi è un suo affresco, la Natività di Maria, su cui il pittore non poté apporre la firma in quanto in quel periodo lavorava nelle Stanze Vaticane alle dipendenze del Papa e non avrebbe potuto ufficialmente prestare la propria opera ad altri.

Poiché il committente Ettore Fieramosca (sì, proprio quello della disfida di Barletta), mancando la firma, non lo voleva pagare, il Sodoma dichiarò di aver firmato la sua opera rappresentando un gatto coperto da un manto bianco (il papa Giulio II) che minaccia un topo (il Sodoma). Il pittore disse anche: «Se non me ne vado di qui, il papa mi mangerà. Quindi pagami, così potrò andarmene subito». Fu pagato.

Fonte di questa tradizione locale: https://www.miglionicoweb.it/grazie.htm

Gatto e arte sacra: dulcis in fundo

Vico Consorti, L’Annunciazione. Porta Santa, Basilica di San Pietro in Vaticano (1949-1950)

Infine, un gatto fa capolino da dietro una tenda nella formella dell’Annunciazione della Porta Santa della basilica di San Pietro, opera di Vico Consorti (1949-1950). Così, alla fine anche un gatto (l’unico della sua specie presente nel ricco bestiario di pietra e di colore di San Pietro) assiste alla scena del di Maria con cui ha inizio l’Incarnazione e si compie la pienezza dei tempi. Un grande onore!